La storica qualificazione della Nazionale di Haiti ai Mondiali di calcio 2026, ottenuta in seguito alla vittoria per 2-0 contro il Nicaragua, e avvenuta nel contesto della difficilissima situazione che sta vivendo il Paese, in preda alla violenza delle bande armate e a una povertà strutturale, suscita entusiasmo e speranza nel Paese, e anche nella Chiesa haitiana. A farsene portavoce, il presidente della Conferenza episcopale haitiana (Ceh), e arcivescovo di Port-au-Prince, mons. Max Leroy Mésidor: “Avete dimostrato coraggio, valore e capacità di adattamento, da uno stadio all’altro – scrive in una nota -. E siete riusciti a offrire a una nazione imprigionata nella tempesta una tregua, una boccata d’ossigeno. La Chiesa cattolica vi ringrazia di cuore per questa impresa storica”. L’arcivescovo fa, addirittura, riferimento alla storica battaglia di Vertières, in cui gli schiavi haitiani sconfissero l’esercito francese napoleonico. E ricorda la precedente qualificazione, in occasione dei Mondiali del 1974, quando, tra l’altro, Haiti incontrò l’Italia, in un incontro finito 3 a 1 per gli azzurri, che però passarono in svantaggio e dovettero sudarsi la vittoria. “Cinquantadue anni dopo, avete proiettato Haiti sul palcoscenico d’onore del calcio mondiale. Congratulazioni!”, scrive ancora mons. Mésidor, che commenta: “Questa performance sportiva è il risultato del lavoro e della pianificazione, la ricompensa dello sforzo profuso. Essa dimostra che nei momenti peggiori della nostra storia, possiamo operare insieme per lo sviluppo integrale. Possiamo riprendere a sperare e approfittare di questo evento unificatore, per fare del calcio un vettore di fratellanza”.
Mons. Pierre-André Dumas, vescovo di Anse-à-Veau-Miragoâne, ha scritto addirittura una lunga poesia, in onore della nazionale haitiana, nella quale si legge, tra l’altro: “Haiti si è alzata in piedi stasera,/come un tamburo che risuona nella notte,/ come una fiamma che emerge dalle macerie per dire al mondo: ‘Sono viva!’”. E, ancora: “I nostri giocatori – senza stadio (le partite sono state giocate fuori dal Paese, nell’isola di Curaçao, ndr), senza mezzi, senza armi -/ hanno portato nei loro muscoli la memoria dei nostri antenati./ Hanno corso come si corre verso la libertà,/ hanno colpito come un popolo che rifiuta la vergogna,/ hanno giocato come si prega:/ con tutto il cuore./ Haiti ha vinto!/ Non solo una partita,/ ma un promemoria al mondo che/ la resilienza è la nostra bandiera,/ la sofferenza la nostra scuola,/ e la speranza la nostra arma”.

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