Foto di Stefano Felici
DIOCESI – Domenica 16 Novembre 2025, in occasione della IX Giornata Mondiale dei Poveri, le due Caritas diocesane del Piceno hanno preso parte al Giubileo dei Poveri a Roma.
Il pellegrinaggio giubilare ha registrato la partecipazione di 60 pellegrini, i quali hanno partecipato alla Celebrazione Eucaristica presieduta da papa Leone XIV, accompagnati da don Gianni Croci e Giorgio Rocchi, direttori delle Caritas diocesane rispettivamente della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e della Diocesi di Ascoli Piceno.
Un’occasione di dialogo e di nuovi incontri
“Il Giubileo dei Poveri ha trovato il suo cuore nella celebrazione della Santa Messa presieduta da papa Leone XIV – racconta Giorgio Rocchi -. Il Santo Padre ha richiamato tutti a una ‘cultura dell’attenzione‘, capace di vincere la solitudine e di riconoscere nei poveri la carne stessa di Cristo.
La celebrazione, che ha registrato la partecipazione di decine di migliaia di pellegrini provenienti da diversi Paesi, accompagnati da volontari e associazioni caritative, ha coinvolto anche 60 pellegrini delle nostre Diocesi, che sono giunte nella capitale con un pullman organizzato dalle due Caritas diocesane. Un viaggio avviato nel cuore della notte ed approdato a Roma all’alba di una giornata che per molti resterà un ricordo incancellabile. La Basilica si è rivelata incapiente tanto forte è stata la partecipazione, sorprendendo gli stessi organizzatori!
Noi, come la stragrande maggioranza dei partecipanti, siamo rimasti in piazza per la Messa, ma abbiamo ricevuto, prima della Celebrazione Eucaristica, la visita ed il saluto del Papa, il quale ci ha detto: ‘Buongiorno a tutti e benvenuti! Quando leggiamo il Vangelo, una delle frasi che tutti conosciamo è «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3). Noi tutti vogliamo essere fra i poveri del Signore, perché la nostra vita è un dono di Dio e lo riceviamo con tanta gratitudine. Io vi ringrazio per la vostra presenza. La Basilica diventa un po’ piccola … Voi fate parte della Chiesa e potete seguire la Santa Messa anche dagli schermi. Partecipate con molto amore, con molta fede e sappiate che siamo tutti uniti in Cristo. Allora, celebriamo l’Eucaristia e dopo ci vediamo per l’Angelus, qui in Piazza. Dio vi benedica tutti. Buona domenica!’.
La delusione di non essere accomodati in basilica ha presto lasciato il posto alla gioia di attendere insieme in piazza, con il sole a creare un clima gradevole, facendo così dell’attesa occasione di dialogo e di nuovi incontri, nessuna barriera di lingua, nessuna difficoltà“.
Una Chiesa che cammina con i poveri
Prosegue il direttore Rocchi: Papa Leone XIV, nel suo messaggio per la IX Giornata mondiale dei poveri, ha rimarcato che ‘tutte le forme di povertà sono una chiamata a vivere con concretezza il Vangelo’. Il pellegrinaggio, riletto alla luce di questa sottolineatura, è diventato così un atto profetico: non solo i poveri camminano verso Dio, ma la Chiesa cammina con loro.
Nell’omelia, il Pontefice ha evidenziato che i poveri non sono una ‘categoria sociologica’, ma la carne viva di Cristo. Ha invitato a rompere il muro dell’indifferenza e a sviluppare una cultura dell’attenzione, capace di contrastare le solitudini materiali e spirituali che segnano la vita di tanti. Il Papa ha ricordato che Dio non abbandona mai i suoi figli e che, proprio dove sembrano esaurirsi le speranze umane, si rafforza l’unica certezza: il Signore custodisce ogni vita.
Il Giubileo dei Poveri è diventato così un appello universale: non vinca l’indifferenza, ma si apra lo spazio di una fraternità concreta, dove ogni comunità possa riscoprire la propria origine evangelica e costruire società più giuste e inclusive.
Il riferimento al Vangelo delle Beatitudini ha illuminato la celebrazione: ‘Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli’. In queste parole si racchiude la verità della giornata: la Chiesa è credibile solo se si lascia guidare dai poveri, che sono il suo cuore pulsante e la sua ragione di speranza“.
Il passaggio dalla marginalità alla comunione viva
Al termine della Messa e dell’Angelus – continua Rocchi -, dopo una lunga fila, guidati nella preghiera da don Gianni (n.d.r. Croci), il gruppo ha attraversato la Porta Santa. Al dono del Giubileo si è aggiunta la meraviglia dell’ingresso nella Basilica di San Pietro, la primissima volta per quasi tutti, del gruppo, accolti dalla maestosità e bellezza del luogo. Nasi all’insù e mani giunte per la preghiera alle tombe dei santi Papi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, fino alla professione di fede alla tomba di San Pietro all’altare della Confessione.
Attraversare la Porta Santa tutti insieme, un reale unico Popolo, è stato particolarmente emozionante per tutti, riconoscendo tutti poveri e bisognosi del sostegno reciproco tra fratelli tutti. E il simbolo del passaggio dalla marginalità alla comunione è diventato realtà viva, desiderata, commovente, riconoscimento reciproco, in specie di chi è spesso invisibile.
Al termine dei riti, il gruppo è stato accolto per il pranzo, confezionato al meglio con cibi gustosi ed abbondante da Suor Vittoria, nella parrocchia di San Frumenzio nel quartiere Prati Fiscali di Roma, un grande gesto di accoglienza e condivisione nella comunità di cui è stato parroco mons. Gianpiero (n.d.r. Palmieri) prima della sua elezione a vescovo. Allestimento della sala come per le grandi occasioni, un gesto di accoglienza generosa in uno spazio parrocchiale che già da solo parla di relazioni ed opportunità di incontro, di servizio ai bisognosi, di attenzione alle persone. Salutati dal parroco don Marco, il gruppo è stato oggetto delle cure premurose di Raffaele”.
La bellezza dei luoghi e dei momenti
Conclude il direttore Rocchi: “La giornata romana, la prima giornata per molti, è terminata con la visita alle catacombe di Priscilla, una visita che ha rappresentato un incontro con le radici della fede cristiana e con la memoria storica di Roma. Tutti si sono emozionati nel percorrere i cunicoli delle gallerie scavate nel tufo tra il II e il V secolo, soprattutto quando si sono trovati davanti alla più antica raffigurazione della Madonna con Bambino, dove si sono fermati a pregare con l’aiuto della guida Suor Elena, che ha condotto la visita con una vera e propria catechesi per spiegare opere e senso dei luoghi. Gli affreschi paleocristiani, le iscrizioni e le tombe narrano di una fede vissuta con coraggio e semplicità, offrendo un messaggio universale di resilienza e speranza.
La visita è stata non solo un’esperienza archeologica, ma un pellegrinaggio interiore, un viaggio nel silenzio, anche dei bambini presenti nel gruppo, attratti da tanta bellezza e diversità, che invita a riflettere sul valore della memoria, della testimonianza della fede, della forza della speranza. Una degna conclusione per un gruppo di pellegrini di speranza!”.
Foto di Stefano Felici












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