(Foto Sky)

Di Sergio Perugini

Con “Omicidio a Easttown” nel 2021 ha conquistato critica e pubblico, vincendo quattro Emmy Awards, gli Oscar della televisione. Parliamo dello sceneggiatore, showrunner e produttore statunitense Brad Ingelsby. A distanza di qualche anno ha realizzato una nuova serie di grande suggestione e densità narrativa: è “Task”, sette episodi che corrono su un binario poliziesco, da crime-thriller, ma con svolte tra dramma familiare ed esistenziale, dagli intensi riverberi religiosi. Protagonista uno struggente e trascinante Mark Ruffalo; nel cast anche Tom Pelphrey, Emilia Jones, Fabien Frankel e Martha Plimpton. Perché vederla? Perché mette a tema la paternità, allargando la riflessione al dilemma della vendetta e al coraggio liberatorio del perdono cristiano. Targata Hbo, la serie è un’esclusiva Sky e della piattaforma Now.

Le sfide di un ex prete divenuto agente Fbi

Philadelphia. Tom Brandis è un ex prete cattolico che ha lasciato da tempo l’abito per sposarsi e formare una famiglia. Lui e la moglie Susan, oltre alla figlia naturale, hanno adottato due ragazzi, Emily ed Ethan. Dopo molti anni, duranti i quali Tom è entrato tra le fila della Fbi, la vita della famiglia Brandis viene stravolta da una tragedia: Ethan, assalito da una crisi, uccide la madre. Con difficoltà Tom si rimette in piedi, provando a tenere unita la famiglia nonostante tutto. Sul lavoro gli viene assegnata una missione delicata: formare una squadra per sgominare una banda di ladri che deruba le case di spaccio gestite dal clan criminale noto come Dark Hearts. Quella di Tom è una missione contro il tempo, deve individuare i colpevoli dei furti prima che esplodano delle lotte sanguinose tra clan rivali. Uno dei ladri è l’insospettabile netturbino Robbie Prendergrast, che ha deciso di delinquere per mantenere la figlia e i nipoti rimasti orfani; furti ai danni della banda dei Dark Hearts che ritiene responsabile della morte del fratello…

Poliziesco dell’anima tra vendetta e perdono

Come in “Omicidio a Easttown”, anche “Task” si rivela una miniserie stratificata che va ben oltre il semplice perimetro del thriller poliziesco. Il genere narrativo di certo aiuta a costruire un’atmosfera livida dalla dinamica serrata, un racconto che procede con passo deciso tra colpi di scena e tensione crescente, ben distribuiti nel corso dei sette episodi.
A livello narrativo, il tratto caratterizzante è il percorso parallelo che compiono due padri di famiglia, fuori e dentro la legalità, padri chiamati a crescere da soli i propri figli e a traghettare la famiglia oltre le tragedie della vita.
Il primo è Tom, un ex prete divenuto agente Fbi, che torna controvoglia operativo a capo di una squadra speciale. Tom fatica a tenere salda la sua vita personale, dedito spesso alla bottiglia con cui annega i dispiaceri, incapace di sostenere la figlia liceale Emily e soprattutto restio a incontrare in carcere il figlio Ethan, responsabile della morte della moglie. Tom vorrebbe nascondersi dai problemi, ma alla fine il lavoro e la fede, che nonostante le sue scelte e le sofferenze sperimentate non lo ha mai abbandonato, lo spingono a reagire, a provare a riprendere il controllo. Dall’altro lato Robbie, lasciato dalla moglie e chiamato a crescere la figlia piccola e i figli orfani del fratello. Robbie fa il netturbino, ma sogna la rivalsa derubando proprio la banda dei Dark Hearts responsabile della morte del fratello. Sprovveduto e incosciente, pensa di farla franca usando i soldi rubati per garantire a sé alla propria famiglia una nuova vita. Ma i sentieri della corruzione e del male portano solo infauste conseguenze.

(Foto Sky)

Vero cuore del racconto, però, è il percorso di Tom. Un uomo che ha lasciato il sacerdozio per amore, che precipita nella vertigine di dolore per mano di un figlio. La sua sfida più grande, come uomo e padre, è quella di tornare a rimettersi in partita con la vita superando il senso di sconfitta e torpore che lo hanno assalito, ma soprattutto i sentimenti conflittuali verso il figlio. Tom è chiamato ad attraversare la valle di sofferenza e rabbia che bruciano sottopelle, raggiungendo il non facile approdo del perdono. Solo perdonando il figlio Ethan, solo accettando gli accadimenti, riuscirà davvero a riconciliarsi con la vita e a tornare a guardare con fiducia al domani.
Con “Task” Ingelsby firma ancora una volta una miniserie potente e sfidante, che servendosi di atmosfere crime mette in scena temi e conflitti degni di una tragedia greca o shakespeariana. Un racconto puntellato da rimandi e simbolismo religiosi, che ruota sui temi della misericordia e del perdono. Una serie che, al di là delle atmosfere fosche e livide tipiche del poliziesco, marcato da realismo e violenza, brilla per il sofferto percorso dal buio alla luce compiuto Tom e dagli altri protagonisti, un cammino dolente e riparatore, che apre infine alla grazia della speranza. Miniserie complessa, problematico-poetica, per dibattiti.

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