Di Alessandro Palumbi
DIOCESI – Si è svolta ieri, domenica 9 novembre, alle 16:00 la celebrazione per la riapertura della chiesa di San Francesco da Paola e San Pasquale di Baylòn, in Villa Passo di Civitella del Tronto.
La solenne Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo Giampiero Palmieri, vescovo delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
Presenti, tra i molti fedeli, sono stati la sindaca di Civitella del Tronto, Cristina di Pietro, l’ing. Maurizio di Monti, responsabile tecnico del procedimento, l’architetto Domenico Onori e l’ing. Ferruccio Reali, strutturista del progetto.
La benedizione dell’altare
L’ingresso dei sacerdoti è accompagnato dal canto Chiesa di Dio, popolo in festa come a voler evidenziare la gioia ed il clima di festa che si viveva in quel momento in Chiesa; il tutto accompagnato dal rituale della benedizione dell’altare: Il Vescovo Palmieri ha benedetto pima l’altare, poi il crocifisso ed infine l’assemblea.
La Celebrazione
A conclusione del rito a prendere la parola è stato don Elvezio Di Matteo, parroco della Chiesa, che, prima ancora di iniziare la funzione, ha subito tenuto a ringraziare tutte le personalità coinvolte: “devo ringraziare prima di tutti l’ingegner Maurizio di Monti, l’architetto Domenico Onori ed anche l’ingegnere che ha diretto i lavori, Ferruccio Reali, il geometra, Aleandro Romagni e la ditta, Iervelli Costruzioni, che ha eseguito i lavori, ed il restauratore Antonio Migneli”. Un ringraziamento molto sentito è stato quello rivolto alla sindaca Cristina di Pietro: “la conosco da quando era bambina, perché è stata mia alunna, poi mia parrocchiana e sindaca”. Ringraziamento finale è quello riservato all’arcivescovo Gaimpiero Palmieri: “La presenza del vescovo è garanzia della nostra appartenenza alla casa di Dio; si parla infatti della comunità come abitazione, casa di Dio, e noi siamo tenuti a partecipare affinché sia sempre più piena”.
Con queste parole don Elvezio lascia la parola al Vescovo Palmieri che ribadisce subito il concetto di comunità: “oggi, 9 novembre, è il giorno in cui si celebra la Dedicazione della Basilica Lateranense, è la festa della chiesa di Roma ed abbiamo modo di riflettere sulla comunità cristiana, che è in ogni Chiesa. Questo è un momento da festeggiare, non solo nelle letture, ma anche nell’Eucarestia in cui diventiamo un solo corpo, un’unica realtà”.
La Chiesa è Comunità
Il Vescovo Giampiero inizia la sua omelia parlando della posizione, nel Vangelo di Giovanni, dell’episodio della purificazione del tempio: all’inizio, non quasi alla fine, come negli altri Vangeli. “Non è un caso, nulla è a caso nelle Scritture” – precisa il Vescovo – “c’è sempre un perché; sembra, infatti, che Giovanni abbia voluto quasi rappresentare una “settima di Gesù” e c’è un episodio che allude alla sua morte in croce ed un altro che, invece, allude alla sua resurrezione: il primo è quello delle Nozze di Cana, situazione in cui Gesù trasforma l’acqua in vino, cosa che allude al suo sangue della nuova ed eterna Alleanza. Il secondo è la purificazione del Tempio, qui Gesù, davanti alle domande ed ai rimproveri dei presenti, risponde di distruggere il tempio, perché verrà da lui ricostruito in tre giorni”.
Dopo aver spiegato il perché della diversa collocazione di questo episodio, da parte di Giovanni, il vescovo Giampiero continua l’omelia dicendo: “Giovanni dice che il corpo di Gesù verrà distrutto sulla croce, ma nessuno può distruggere Dio che si è fatto uomo, per cui Egli risorge come il nuovo tempio. Il corpo di Gesù è fatto da tutti noi, il corpo di Gesù risorto non è solo il suo corpo, ma è fatto dalla sua comunità”. Immediati allora sono i collegamenti con la seconda lettura della funzione, Lettera di S. Paolo ai Corinzi, in cui dice “il corpo di Gesù risorto siete voi” e con il perché si faccia la comunione, ed è qui che il Vescovo Palmieri risponde: “Per essere aiutati ad essere sempre più il corpo di Cristo, noi riceviamo la comunione per essere ancora di più quello che già siamo: il corpo di Cristo. L’eucarestia è al servizio nostro, perché diventiamo sempre di più il corpo di Cristo remoto; ovvero che Gesù si vuole mostrare al mondo attraverso noi, attraverso la sua Chiesa. Questa è una responsabilità enorme: noi tutte le domeniche ci stringiamo a Gesù per essere il suo copro nel mondo, ogni domenica ascoltiamo la sua parola per dirla agli altri, ogni domenica facciamo la comunione con lui e tra di noi per testimoniare il suo amore fuori”.
L’omelia si conclude con questa interpretazione da parte del Vescovo Giampiero: “Quello che Gesù voleva dire in questo passo è proprio questo: il tempio è il mio corpo, ma non solo il mio corpo, ma anche il vostro. Anche San Paolo lo aveva campito bene, egli diceva infatti che voi siete il tempio di Dio, Gesù è la pietra d’angolo su cui è costruita tutta la comunità, il tempio è comunità”.










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