Lettera della Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto
DIOCESI – «Tutta la tua speranza sia Dio: sentiti bisognoso di Lui, per essere da Lui ricolmato. Senza di Lui, qualunque cosa avrai servirà a renderti ancora più vuoto» (Sant’Agostino Enarr. in Ps. 85,3).
“E mentre la notte
quasi tutto azzittisce,
riaffiora la Parola ascoltata
nella liturgia del giorno.
“Così il nostro Dio
ha fatto brillare i nostri occhi
e ci ha dato un po’ di sollievo
nella nostra schiavitù” (Es 9,8).
Rivedo, Naadir,
i tuoi occhi mattutini
riempirsi di luce,
mentre balenavano
possibilità di lavoro.
Hai confessato di aver ceduto,
a volte, all’alcool
per dimenticare le tristi serate
alla ricerca disperata
di un rifugio dove riposare.
Con vergogna hai ammesso
qualche piccolo spaccio,
pur di non ridurti a rubare.
Non hai avuto paura
di ricordarmi quanto è facile,
per me, che ho una casa
e molto altro, farti la morale.
Ventidue anni soltanto,
lontano dalla tua terra,
dagli affetti più cari,
con in cuore sogni di riscatto,
sento di essere chiamato
a starti vicino,
per quella poca fede in un Dio
che riaccende lo sguardo.
La notte sempre più buia
occulta qualche lacrima.
calda e amara, mentre mi chiedo
se credere non consista
nel far brillare gli occhi di qualcuno,
nel dare un po’ di sollievo,
con la forza che viene dall’alto,
a chi è segnato da dolorose esperienze.
Il sonno sopravviene,
torno a ripetere le parole della speranza:
“Così il nostro Dio
ha fatto brillare i nostri occhi
e ci ha dato un po’ di sollievo
nella nostra schiavitù” (Es 9,8).
Il Signore lo ha fatto con me…
e, in suo nome, proverò a farlo
con chi, non a caso, mi passerà accanto,
mentre attorno l’umanità sembra cadere a pezzi.
Fino alla fine!
Quando i nostri occhi “brillano” siamo capaci di andare oltre le sole negatività, come i conflitti, le violenze, le ingiustizie, che pur caratterizzano la nostra storia e sono fonte di preoccupazione. Ci meravigliamo per l’immensa bellezza che riempie il tempo e lo spazio che stiamo vivendo. Ma per scovare tale splendore, presente in ogni persona e in ogni angolo della terra, è necessario essere innamorati.
Nel celebre romanzo L’Idiota di Dostoevskij, l’ateo Ipolit si rivolge al principe Myškin con un’osservazione interessante, al di là delle possibili interpretazioni: “È vero, principe, che lei una volta ha detto che la ‘bellezza’ salverà il mondo? State a sentire, signori,” gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, “il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato (…)”. E’ proprio così!
Chi si sente amato e chi ama è capace di scovare la bellezza che salva nelle cose più semplici, nei dettagli, come può essere il calore di un abbraccio, la tenerezza di una carezza, la potenza di un bacio. Una bellezza che va accolta, donata, restituita, condivisa e mostrata alla gente perché volga lo sguardo verso chi l’ha creata. Dio ci è davvero necessario!
Scrive papa Leone nel messaggio per la giornata mondiale dei poveri che celebreremo il prossimo 16 novembre: “La più grave povertà è non conoscere Dio. È questo che ci ricordava Papa Francesco quando in Evangeli Gaudium scriveva: «La peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede» (n°200)”
Spesso pensiamo che la carità consista solo nel dare cibo, vestiti o pagare una bolletta. In realtà, tutto questo non basta per “far brillare gli occhi” di una persona. Ciò che dà gusto e senso alla vita è il vivere relazioni autentiche e, prima fra tutte, quella con Dio. Come afferma ancora il Papa: “È una regola della fede e un segreto della speranza: tutti i beni di questa terra, le realtà materiali, i piaceri del mondo, il benessere economico, seppure importanti, non bastano per rendere il cuore felice“.
Il senso della giornata mondiale che celebreremo è quello di impegnarsi a mettere i poveri al centro dell’intera opera pastorale. A volte si pensa che questo sia il compito esclusivo della Caritas, ma in realtà la sua funzione è “prevalentemente pedagogica“. Tutta la comunità cristiana è chiamata a farsi carico di chiunque rimane indietro o è messo ai margini. Se davvero vogliamo edificare una chiesa missionaria e sinodale occorre valorizzare la vocazione di ognuno, diventare sempre di più accoglienti ed inclusivi e vivere la bellezza della prossimità. Scopriremo come scrive ancora il papa che “i poveri non sono oggetti della nostra pastorale, ma soggetti creativi che provocano a trovare sempre nuove forme per vivere oggi il Vangelo”.
Camminiamo insieme, come pellegrini di speranza, senza più distinzioni tra poveri e ricchi, evitando inutili e dannose conflittualità, affinché chiunque sperimenti forme di dipendenza trovi sollievo. Così crescerà la “civiltà dell’amore”.




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