DIOCESI – La forza potente della preghiera per dare voce al grido di pace che echeggia in tutto il mondo: in un momento in cui le parole e le azioni di odio rischiano di soffocare la speranza, è questa l’arma più potente che il nostro papa Leone XIV ed il nostro vescovo Gianpiero Palmieri hanno voluto mettere in campo, in comunione con tutta la Chiesa universale, ieri, Sabato 11 Ottobre 2025, nel mese tradizionalmente dedicato alla preghiera mariana e nel giorno in cui cadeva il 63° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Papa Leone XIV lo ha fatto in piazza San Pietro, a Roma, davanti alla statua originale della Madonna di Fatima che nel Maggio del 1917, nell’apparizione ai pastorelli della cittadina portoghese, chiese di recitare «il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra».
Il vescovo Gianpiero, invece, lo ha fatto presso la cattedrale Santa Maria della Marina, con la comunità diocesana della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che si è riunita alle ore 18:00, per pregare in comunione con il Santo Padre. E lo ha fatto prima pronunciando con particolare enfasi l’esortazione “La pace sia con tutti voi!”, poi ribadendo la scelleratezza di ogni conflitto bellico: “Ogni atto di guerra, come ricorda il Concilio Vaticano II, solennemente aperto l’11 Ottobre del 1962, è un «delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione». Nel ripudiare ogni forma di odio che uccide, rinnoviamo il nostro impegno a diventare portatori dell’amore di Cristo, che illumina e rialza l’umanità”.
Essendo Sabato, si sono pregati i Misteri della Gioia e pertanto sono state lette le pericopi del Vangelo ad essi abbinati: l’Annunciazione dell’Angelo Gabriele a Maria, la visitazione di Maria ad Elisabetta, la natività di Gesù a Betlemme, la presentazione di Gesù al tempio, il ritrovamento di Gesù nel tempio. Ogni decina del Rosario, che è stata guidata da un fedele diverso, è stata accompagnata anche dalla lettura di un brano del capitolo VIII di “Lumen Gentium”, documento conciliare che tratta del ruolo della Beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Nelle intenzioni di preghiera lette al termine di ogni decina, riprendendo le parole sulla pace pronunciate in più occasioni da papa Leone XIV, si è sottolineato come la pace sia una scelta che non si limita ad un desiderio spirituale, ma che, al contrario, si traduce in un cammino fatto di azioni concrete, impegno quotidiano, pazienza, coraggio, dialogo e perdono. Una pace che è il desiderio di tutti i popoli: è il grido doloroso di quelli straziati dalla guerra, ma anche il il grido di protesta di tutti coloro che manifestano. Una pace che è continua ricerca del dialogo. Una pace che si costruisce nelle famiglie, in cui viene generato il futuro dei popoli. Una pace che si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni e misurando il linguaggio. Una pace che può venire solo dal perdono, la cui luce riesce a filtrare tra le crepe più profonde del cuore, sciogliendo il risentimento e liberando chi lo dona. Una pace vera, autentica, che è quella del Cristo Risorto: una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante.
Al termine del Rosario, è stata celebrata la Santa Messa per concludere la seconda assemblea sinodale diocesana, implorare il dono dell’unità e della pace. Ad animare la Liturgia sono stati i membri dell’Equipe sinodale diocesana, mentre la direzione del coro è stata affidata al M.° Marco Laudi.
Nell’omelia mons. Palmieri, commentando le letture del giorno, ha sottolineato quale debba essere l’atteggiamento del cristiano: “Il compito della Chiesa consiste nell’annunciare al mondo il volto del Cristo Risorto, perché è soltanto in Gesù Risorto che l’uomo trova la salvezza. Paolo esorta Timoteo, colui a cui ha lasciato la comunità e di cui si fida, a ricordarsi di una cosa ben precisa: ‘Ricordati di Gesù Cristo Risorto dai morti!’. Della bellezza della Liturgia questo è il cuore. Per questo l’atteggiamento di fondo di un cristiano è la gratitudine.
Nelle Letture di oggi ci viene spiegato come una cosa sia la guarigione, un’altra cosa sia la salvezza. Gesù ci racconta di questo straniero che si è sentito guarito e ha provato l’impulso di tornare indietro a rendere gloria a Dio, perché ha capito che, anche chi guarisce, prima o poi morirà e la salvezza, quindi, non è dalla malattia, ma dal peccato e dalla morte. Egli sa che c’è qualcosa di più del guarire miracolosamente. Sa che c’è un Dio che ama tutti: i lebbrosi, gli stranieri. Gli altri nove suoi compagni, riempiti della loro guarigione, torneranno a casa pensando di aver incontrato un taumaturgo, non il volto di Dio. La gratitudine invece è il segno della nostra fede. Quando viviamo in Lui, scompare la tentazione del lamento e dell’insoddisfazione verso noi stessi, verso la società, verso Dio. Quando viviamo in Lui, possiamo attraversare le tempeste della storia e non essere soli“.
La conclusione è stata ancora una volta dedicata al tema della pace. Ha detto il vescovo Gianpiero: “Un cuore che si fida di Gesù Risorto, sa che, nonostante gli uomini non imparino mai sulla storia, Dio non di stanca mai di noi e ci spinge a trovare la pace. È detestabile vedere una negazione così eclatante del diritto internazionale e lo è anche assistere a come la tensione verso la pace che alberga in questi giorni venga interpretata in un modo o nell’altro, strumentalizzata a seconda di chi ne parla. Vedere che milioni di persone hanno manifestato a favore della pace è un segno che non ci siamo addormentati. E io credo che in parte i potenti della terra abbiano dovuto ascoltare questo grido. Continuiamo allora a pregare per tutti, a farci vicini e solidali verso tutti. A volte i nostri giudizi sono così superficiali e magari non teniamo conto del motivo per cui alcune persone lascino la loro patria! Signore, aiutaci ad essere capaci di una solidarietà internazionale che sia il segno della gratitudine dell’uomo a Dio“.



































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