SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un tesoro prezioso tornerà presto a far risentire la sua voce. È l’organo a canne della Cattedrale della Madonna della Marina, costruito dalla Pontificia Fabbrica d’Organi Balbiani-Vegezzi-Bossi nel 1951 e giunto a San Benedetto nel 1991 dopo aver risuonato per decenni nella Basilica della Santa Casa di Loreto. Con i suoi 51 registri, lo strumento è il secondo organo più grande delle Marche e uno dei più imponenti d’Italia, capace di sprigionare una gamma sonora che va dal sussurro delicato fino al fragore maestoso.
Oggi, però, questo “re degli strumenti musicali”, come lo definiva Mozart, è ridotto al silenzio: l’usura del tempo, la complessità dei suoi meccanismi, la polvere e persino i tarli del legno lo hanno reso malfunzionante e inutilizzabile. La Cattedrale lancia così un appello a tutta la comunità: “Adotta simbolicamente una canna d’organo”. Con il contributo di ciascuno sarà possibile proseguire il restauro completo e restituire voce a un patrimonio artistico, culturale e spirituale unico nel suo genere.

Lo strumento conserva al suo interno materiale fonico risalente a un organo di Gaetano Callido del XVIII secolo e a un organo di Carlo Vegezzi-Bossi del 1902. Fu rimodellato e potenziato nel dopoguerra su progetto del maestro Ulisse Matthey, con l’intervento dei fratelli Adamo e Remo Volpi, e inaugurato il 5 agosto 1950 a Loreto con un memorabile concerto. Nel 1992, trasferito e rimontato a San Benedetto, l’organo venne ricollaudato dal maestro Giancarlo Parodi. Negli anni ha accompagnato celebrazioni solenni e concerti di livello internazionale, attirando anche grandi organisti come il titolare del Coro di Notre-Dame di Parigi, che ne lodò le sonorità vicine agli organi francesi.

Un organo a canne non è un semplice strumento, ma un organismo complesso che unisce meccanica, elettricità, elettronica e parti pneumatiche. Come un’auto d’epoca, richiede manutenzione costante e revisioni periodiche. Senza interventi urgenti, il rischio è di perdere per sempre un patrimonio sonoro e artistico che la Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II definiva “in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio”.

Il progetto di restauro, approvato di concerto con la Soprintendenza delle Marche, mira a riportare lo strumento alla sua piena funzionalità, per renderlo protagonista non solo delle celebrazioni liturgiche, ma anche di eventi culturali e concerti di alto livello. La campagna di raccolta fondi offre a tutti la possibilità di partecipare: chi aderirà, adottando simbolicamente una canna, vedrà il proprio nome iscritto nell’Albo d’Oro che verrà pubblicato al termine dei lavori.

“Anche un piccolo aiuto – sottolinea Don Patrizio Spina, parroco della Cattedrale – può accelerare la rinascita di questo monumento musicale, destinato a far parlare di sé per le future generazioni”.

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