Di Vincenzo Vallese e Amalia Gasparrini, delegati regionali per l’Ambito Evangelizzazione Famiglie – RnS Marche  

MARCHE – Scrivere la cronaca della giornata regionale di fraternità delle famiglie vissuta a Fermo ci sembra un servizio generoso e doveroso. Desideriamo infatti offrire a chi non era presente il racconto dei  momenti salienti trascorsi insieme e anche imprimerne il ricordo nella memoria di chi ha partecipato.  

Abbiamo esteso l’invito a tutti in ogni stato di vita nelle Marche e in particolare a Fermo e moltissimi lo hanno  accolto.

Il tema della santità e della vita cristiana è quello che il Signore ci ha ispirato dallo scorso anno per i  nostri incontri e ha calamitato a Fermo circa 150 persone provenienti da diverse diocesi della regione, sia del  Rinnovamento nello Spirito Santo sia non appartenenti a nessun movimento, che si sono avvicendati la  mattina e il pomeriggio nel convento dei Padri Agostiniani Scalzi, annesso alla Chiesa della Madonna della  Misericordia. Ringraziamo il Priore P. Claudio Bonotan che ci ha spalancato le porte, felice che il convento  risuonasse delle voci gioiose di tanti fratelli e sorelle. E ringraziamo Luigi Mattioli, coordinatore regionale  delle Marche, presente con la sua famiglia, che ha incoraggiato e promosso la giornata.  

E’ stato il clima festoso la caratteristica principale di questa domenica.  

I volontari del RnS si sono messi a disposizione fin dal mattino a partire dal parcheggio per dare il benvenuto  a chi arrivava e l’accoglienza è proseguita nel chiostro con caffè e caramelle. Ognuno ha trovato posto nel  salone e nel corridoio del chiostro provvisto di video, dove i frati e i volontari avevano sistemato tutte le sedie  presenti nel convento e altre prese dalla chiesa.  

Tutti erano felici di essere lì e desiderosi di iniziare la giornata con la preghiera comunitaria carismatica, che  è stata partecipata da tutti e per questo è stata molto forte. La lode corale semplice e intensa è sfociata  nell’invocazione del nome di Gesù e il Signore ha donato parole profetiche di guarigione e di consolazione  (Mt 15,30-31; Is 52,9-10), che siamo certi si sono attuate.  

Il tema di Santa Monica e Sant’Agostino che sono l’uno per l’altro generativi di una nuova vita è stato svolto  con profondità da Padre Francesco Menichetti, padre agostiniano della Provincia Agostiniana d’Italia, che nel  2004 ha ottenuto la Licenza in Teologia Spirituale a Roma presso il Pontificio Istituto di Spiritualità  «Teresianum» e nel 2014 ha conseguito il Dottorato in Teologia Dogmatica alla Pontificia Università  Urbaniana in Roma. Padre Francesco ha partecipato alla vita del RnS quando era a Tolentino e attualmente  vive a Gubbio come Priore della comunità agostiniana.  

Il suo insegnamento articolato ha messo in rilievo che la chiamata alla santità è per ogni uomo.  

Certamente la santità è vivere nello Spirito Santo, che è il nostro maestro interiore e agiva in Agostino anche  quando camminava per strade che lui non sapeva fossero buie. Lo Spirito Santo è Colui e Colei, che si incarna  entrando in ogni cuore e suscita quello che è necessario per ciascuno. Questo è il miracolo: Dio è  continuamente creazione di una realtà nuova! Non possiamo stancarci del nostro Dio. Ci stanchiamo quando  Dio lo riduciamo ai nostri parametri. Dio è continuamente creazione, è Amore sempre nuovo, che è  continuamente nuovo nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità.  

Il santo non parte dalle capacità umane, ma dalla Grazia, che si realizza attraverso processi umani belli, ma  anche a partire da relazioni ammalate, abitate da gelosie, dal rancore, segnate da ferite. Al di là delle nostre  classificazioni, che ci fanno immaginare Monica come madre già santa che segue il figlio, Padre Francesco ci  ha mostrato come la Provvidenza permette a entrambi di trasformarsi, nei vari episodi di distacco e di  sofferenza, come quello in cui Agostino mente alla madre e salpa per Roma (Conf. V,8.15). Monica viene  progressivamente trasformata nella sua possessività nei confronti del figlio e la capacità mistica di  Sant’Agostino nasce non tanto nella contemplazione razionale, ma dentro la fatica e il pianto di Monica. 

La santità non è un fatto personale. Dio ci fa santi nella comunità, nella vita fraterna. Nella storia della salvezza  lo spazio sacro in cui ci raduniamo è anche il luogo della santità individuale. Dobbiamo imparare a tenere  unito il nucleo familiare e comunitario, perché nella comunità ci sono delle dinamiche generative.  

L’amore genera, previene, custodisce, nutre. Agostino ricorda nel periodo della sua inquietudine gli  insegnamenti ricevuti da bambino: “Volsi gli occhi tuttavia, per così dire, di passaggio, lo confesso, a quella  religione che ci fu inculcata fin dalla fanciullezza e quasi impressa nell’intimo” (La controversia accademica  2.5). Padre Francesco quindi ci ha esortato: “Vivete l’oggi, non vivete la paura del distacco, condividete oggi  Gesù, generateLo, tenete sempre la porta aperta. La comunità deve accettare il distacco e l’identità dell’altro.  Bisogna imparare a soffrire in Cristo sia personalmente quando la sofferenza ci tocca, sia quando ci sono  anime a noi legate che vediamo prendere altre strade”.  

Conclude con l’affondo sul valore della sofferenza, che quando viene offerta e vissuta con mitezza e  abbandono in Dio misteriosamente genera Grazia, e con il richiamo alla generazione più alta della comunità:  la generazione alla nuzialità, a una unione più piena con Gesù, al mistero che raggiungeremo al momento del  passaggio da questo mondo all’altro.  

Subito dopo l’insegnamento, si sono formati dei piccoli gruppi in cui abbiamo approfondito il tema della  fecondità della sofferenza e tutti hanno condiviso testimonianze derivate da situazioni di malattia, di  vedovanza o conflitto. Sono momenti preziosi in cui ci si conosce e ci si edifica a vicenda.  

Il tempo mite e soleggiato ci ha regalato l’opportunità di pranzare all’aperto nella parte più interna e  suggestiva del chiostro e, come sempre avviene, il tempo è volato. Sono stati con noi P. Claudio, P. Jan Derek  Sayson, Priore provinciale, e Fra Ferdinand.  

Nel pomeriggio è arrivato il momento tanto atteso di conoscere la storia di Paola Renata Carboni, una giovane  marchigiana nata nel 1908 da una famiglia benestante e atea. Ce ne ha parlato con passione Moreno  Mastrocola che con la moglie Francesca fa parte della équipe famiglia del RnS Marche. Moreno ha raccontato  gli snodi cruciali della vita di Renata, mettendoli in parallelo con la vita di oggi e ha sottolineato il ruolo  cruciale svolto da alcune persone che fecero conoscere Dio alla venerabile. Ci siamo poi messi in fila per  visitare in piccoli gruppi la stanza del convento in cui è stata traslocata la cameretta nella quale Renata ha  vissuto e offerto la sua malattia perché il padre accettasse Dio. Desiderio realizzato, perché alcuni anni dopo  la sua morte il padre morì riconciliato con Dio. Padre Claudio ha poi tenuto a precisare che al fine  dell’avanzamento della causa di beatificazione, ogni richiesta di intercessione va fatta solo alla venerabile.  Ricordiamo che tra due anni, nel 2027, ricorreranno cento anni dalla sua nascita al cielo!  

Nel Santuario della Madonna della Misericordia, dove riposa il corpo di Paola Renata Carboni, abbiamo quindi  partecipato alla santa messa e abbiamo concluso la giornata salendo al Colle del Girfalco dove ci aspettava  Chiara Curi, collaboratrice dell’Ufficio diocesano Beni Culturali di Fermo. Chiara ci ha fatto da guida nella  bianca e antichissima Cattedrale di Santa Maria Assunta e abbiamo qui scoperto tesori sconosciuti anche a  molte persone del posto.  

Qui ci siamo salutati con un arrivederci alla prossima giornata di fraternità!

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *