ASCOLI PICENO – Nei giorni scorsi sui muri del centro storico di Ascoli Piceno sono comparse scritte offensive rivolte a una ragazza. Un gesto che ha suscitato profonda indignazione e una forte ondata di solidarietà nei confronti della giovane, a partire dalle istituzioni fino ai semplici cittadini.

Il sindaco Marco Fioravanti ha commentato con fermezza: “Un atto vile e codardo: sono in corso le indagini per risalire all’autore o agli autori delle scritte. Questa non è una ragazzata, questa è violenza. E non è assolutamente accettabile”.

Centinaia di messaggi di vicinanza sono arrivati anche sui social, dove molti hanno espresso il proprio sdegno e la propria solidarietà alla vittima.

Tra le voci più significative, quella di don Daniele De Angelis, che ha condiviso una riflessione carica di preoccupazione ma anche di speranza:
“Leggere parole cariche di violenza e volgarità in un tempo come questo è già di per sé un atto che genera in me tanta tristezza. Rilevare che queste parole siano state scritte su alcuni muri del centro storico, deturpando un’area pubblica di pregio, è fonte di amarezza. Pensare che siano state scritte probabilmente da un giovane per umiliare, denigrare, ferire una ragazza coetanea è preoccupante. Il primo pensiero che porto nel cuore è per la ragazza vittima di questo attacco feroce e vile: penso a come possiamo tutelare i ragazzi da questi atti di bullismo, forse sarebbe meglio chiamarli abusi; penso a come possiamo educarci all’ascolto piuttosto che all’aggressione, educarci al dialogo piuttosto che all’annientamento. Il secondo pensiero è per il ragazzo/gli autori di queste scritte: a rileggerle oggi mi sembrano gocce di sangue sulla neve, forse anche loro stanno perdendo vita. Penso alla loro rabbia e alla loro solitudine. So che la prima reazione plausibile sarebbe quella di trovare i colpevoli e punirli in modo esemplare, ma sinceramente non penso sia la soluzione. Punire a volte non appaga nemmeno la nostra sete di giustizia. Mi piacerebbe che si avviasse un processo di riconciliazione che porti a un abbraccio, ma so che è faticoso chiedere e concedere il perdono. Penso sia necessario avviare un’indagine per capire qual è lo sfondo in cui cresce questa rabbia. Qual è l’humus che favorisce la violenza? Quali sono gli ambiti che vanno sanati? Io credo che non sia solo l’ambito familiare l’unico ambito di indagine; forse esistono ad Ascoli contesti che incoraggiano l’uso della violenza e delle volgarità. Mi piacerebbe che si custodissero i piccoli e i giovani dalle ferite del mondo adulto. Sì, occorre essere chiari in questo: è il mondo adulto il vero responsabile di queste tristi vicende. I CARE, parole scritte con lo stesso colore su una porta di una casa in cui un adulto educava i piccoli e i ragazzi a crescere nella consapevolezza di essere un tesoro prezioso e non oggetti da usare e gettare via. I CARE.”.

Un appello, quello di Don Daniele, che invita a trasformare l’indignazione in occasione di riflessione e responsabilità collettiva, per costruire una città capace di educare all’ascolto e al rispetto.

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