L’International crisis group (Icg), ong specializzata nell’analisi dei conflitti, registra in un suo rapporto un “significativo deterioramento” rispetto al mese precedente, per quanto riguarda la situazione della violenza in Messico, equiparandolo a Paesi come Burundi, Zimbabwe, Camerun e Yemen. A partire dal 2014, è la prima volta che gli esperti incaricati di monitorare la situazione di 70 conflitti e Paesi vulnerabili inseriscono il Messico nella lista nera degli Stati che si trovano in una situazione preoccupante.
L’organizzazione prevede che quest’anno sarà il più violento da quando l’esercito messicano è sceso in strada per combattere i gruppi della criminalità organizzata. Tra gennaio e luglio sono stati registrati 20.135 omicidi, mentre l’anno precedente erano stati 19.335 nello stesso periodo, con un’impennata, appunto, nel mese di agosto.
Di fronte a tale allarmante situazione, proseguono gli appelli da parte della Chiesa messicana. Ieri, durante la messa domenicale, l’arcivescovo di Puebla, mons. Víctor Sánchez Espinosa ha deplorato l’aumento di omicidi e sparizioni, madri alla ricerca dei propri figli e intere comunità ferite dall’insicurezza: “Questo è ciò che stiamo vivendo nella nostra patria: violenza, barbarie, vendetta. Abbiamo dimenticato i valori più elementari della nostra umanità”, ha affermato.

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