Oltre 13 milioni di bambini in Sudan – più di tre su quattro – non potranno frequentare la scuola nel nuovo anno scolastico. A denunciarlo è Save the Children, che rilancia l’allarme sull’impatto devastante del conflitto in corso dal 2023 sul diritto all’istruzione e sulla sicurezza dei minori. “Se il conflitto continua, milioni di loro non potranno tornare a scuola, rimanendo esposti a pericoli come lo sfollamento, il reclutamento in gruppi armati e la violenza sessuale”, avverte l’organizzazione. Secondo i dati del Global Education Cluster, circa 7 milioni di bambini sono formalmente iscritti ma impossibilitati a frequentare a causa della guerra e degli sfollamenti, mentre altri 6 milioni non risultano nemmeno iscritti. Le scuole riaperte sono meno della metà: solo 4 milioni di bambini hanno potuto riprendere gli studi. Le difficoltà sono aggravate dalla carenza di insegnanti e materiali, e dal fatto che circa il 10% delle scuole ospita famiglie sfollate. Il rischio di inondazioni nei prossimi mesi minaccia di peggiorare ulteriormente la situazione. Mohamed Abdiladif, direttore di Save the Children in Sudan, sottolinea: “L’istruzione viene troppo spesso considerata una priorità minore e trascurata durante una crisi. Ma quando un conflitto si protrae, gli anni fondamentali per l’apprendimento dei bambini passano e non potranno mai essere recuperati”. L’organizzazione, presente nel Paese dal 1983, implementa oggi programmi educativi in 9 stati del Sudan, supportando oltre 400 scuole, con interventi che spaziano dalla refezione scolastica alla formazione degli insegnanti, fino all’assistenza psicosociale per i bambini colpiti dalla guerra. Save the Children chiede alla comunità internazionale un immediato cessate il fuoco e un aumento significativo degli aiuti umanitari. “Senza un’azione urgente – conclude Abdiladif – il futuro di questi bambini e dell’intero Sudan rischia di essere irrimediabilmente compromesso”.

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