Numerose organizzazioni nicaraguensi per i diritti umani e i gruppi di opposizione denunciano, in una nota, lo “sterminio silenzioso” di dissidenti e critici del governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo.

Questa accusa arriva dopo che due prigionieri politici, l’avvocato Carlos Cárdenas Zepeda e il dissidente Mauricio Alonso, sono morti mentre si trovavano agli arresti.

Le organizzazioni hanno affermato che Lunedì 1 Settembre il regime ha “superato una soglia intollerabile” consegnando i corpi di persone considerate “scomparse dalle loro famiglie”. Prosegue la nota: “Entrambi i casi confermano ciò che denunciamo da tempo: le carceri del regime Ortega-Murillo sono diventate anticamere della morte”. Gli episodi, infatti, non sono “fatti isolati”, ma “parte di una politica sistematica di persecuzione, sparizione forzata e sterminio silenzioso”.

Secondo le organizzazioni, almeno 33 dissidenti, tra cui 11 donne, sono attualmente vittime di sparizione forzata. Hanno spiegato che le famiglie affrontano una “doppia tortura”: la mancanza dei propri cari e le vessazioni istituzionali quando cercano informazioni. Il numero totale dei detenuti politici, invece, supera la settantina.

Le organizzazioni hanno chiesto un’indagine internazionale indipendente e la liberazione immediata di tutti i detenuti politici, avvertendo che “ogni giorno di reclusione arbitraria è un rischio di morte”.

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