Nel solo 2024, oltre 380 operatori sono stati uccisi in 20 Paesi. Una tendenza drammatica che non accenna a rallentare: nei primi cinque mesi del 2025, le vittime sono già 128.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario che si celebra oggi, 19 Agosto 2025, Caritas internationalis lancia un appello alla comunità internazionale: “Onorare i caduti, proteggere i vivi”.

La Confederazione, presente in oltre 162 Paesi e territori, denuncia l’aumento degli attacchi contro i civili e gli operatori umanitari, chiedendo “con urgenza una maggiore protezione degli operatori umanitari e dei civili e un rinnovato impegno politico a favore del diritto internazionale umanitario”.

“Queste persone – afferma Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis – sono testimoni silenziosi di un impegno quotidiano fatto di sacrificio e coraggio. Chiediamo a tutti di riflettere su cosa si può fare, come singoli e come governi, per proteggere chi salva vite”.

Dalle guerre in Sudan e Ucraina, al conflitto in Medio Oriente, passando per le violenze in Myanmar e in Africa centrale, Caritas porta la voce della Chiesa cattolica dove spesso nessuno riesce più ad arrivare.

“La protezione dei civili non è solo un obbligo giuridico – dichiara Abbé Edouard Makimba Milambo, segretario esecutivo di Caritas Congo Asbl – ma un imperativo morale, radicato nella giustizia e nell’amore di Dio”.

Durante una recente riunione dedicata alle Chiese orientali, è stata espressa preoccupazione per l’erosione del diritto internazionale, come sottolineato anche da papa Leone XIV: “È desolante vedere che la forza del diritto non obbliga più, sostituita dal presunto diritto di obbligare con la forza”.

In Medio Oriente, una delle regioni più colpite, Caritas Libano testimonia la resilienza di operatori e volontari. “Non potranno mai portarci via la nostra fede, né il nostro impegno verso i più vulnerabili”, afferma padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano.

Nel ricordo di colleghi come Viola Al Amash, Issam Abedrabbo e altri operatori uccisi in Ucraina e Niger, Caritas rinnova il suo appello: “Non basta commemorare – conclude Dutton –. È tempo di agire, con responsabilità e coraggio, per proteggere chi si spende ogni giorno al servizio dell’umanità ferita”.

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