Svolta storica, in Bolivia, peraltro in buona parte preannunciata: il Mas, il partito socialista che ha monopolizzato gli ultimi vent’anni della vita politica del Paese, è ridotto ai minimi termini, poco sopra il 3%, e il ballottaggio, pur non essendo quello previsto dai sondaggi, si giocherà tra due candidati di centro-destra.

Un’autodistruzione, più che una sconfitta, quella del Mas, dopo le lotte che hanno dilaniato il partito, diviso negli ultimi anni tra il presidente uscente Luis Arce, che ha rinunciato a ripresentarsi, e l’ex presidente Evo Morales, che aveva esortato a disertare i seggi. L’elettorato, inoltre, ha votato nel culmine di una gravissima crisi economica.

Al ballottaggio (il primo nella storia del Paese) vanno il senatore Rodrigo Paz Pereira, del partito Cristiano-democratico, la cui proposta può essere definita centrista, con circa il 32% dei voti (quando lo scrutinio ha superato il 90%) e l’ex presidente Jorge “Tuto” Quiroga, più sbilanciato a destra, con quasi il 27%.

Escluso, a sorpresa dal ballottaggio, Samuel Doria Medina, candidato di un cartello dei maggiori partiti di opposizione, rimasto sotto il 20%. La percentuale di votanti è stata del 78%, segno che l’appello di Evo Morales è stato ascoltato solo in piccola parte dagli elettori. “Tutti siamo responsabili di decidere e chiamati a partecipare”, avevano esortato i vescovi boliviani alla vigilia delle elezioni, avvertendo sull’importanza di rafforzare le Istituzioni democratiche.

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