No alla guerra e sì alla pace. La responsabilità di raggiungere la pace è dei cittadini, oltre che sulle spalle delle Istituzioni”: è il messaggio lanciato dal patriarca maronita, il card. , durante la sua visita pastorale condotta in questi giorni nelle città di confine nel sud del Paese di Debel, Kouzah, Ain Ebel, Rmeish e Alama El Shaab, accompagnato, tra gli altri, dal nunzio pontificio in Libano, mons. Paolo Borgia, e dal Presidente di Caritas Libano, padre Michel Abboud.

Il Patriarca ha chiesto preghiere per “una pace duratura e giusta per il Libano” e sottolineato il suo rifiuto della guerra, che “non è mai stata una soluzione” alle dispute tra Paesi.

Nel villaggio di Al-Qaouzah, il cardinale ha ricordato che “solo 72 persone risiedono ancora lì”, ed ha espresso speranza che la città torni al suo stato precedente, “per preservare il suo patrimonio, la sua terra e la sua esistenza. La guerra è contro tutti gli esseri umani e non porta altro che distruzione, devastazione e sfollamento”.

La visita rientra in un programma che vede la Chiesa locale seguire le popolazioni di questi villaggi e le associazioni umanitarie e sociali di stampo ecclesiastico che forniscono assistenza alla popolazione sfollata o rimasta nella loro terra durante la guerra. Per ben due volte il patriarca Rai aveva cercato negli ultimi due anni di fare visita a questi centri, ma le condizioni di sicurezza non lo hanno permesso. Si tratta di una visita tesa a “stabilizzare le persone nella loro terra, siano esse cristiane o non cristiane”, e a ribadire che “la storia dei cristiani è radicata in questa terra e nel sud”.

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