
Di Sergio Perugini e Eliana Ariola
Da molti anni, ormai, facciamo il punto sui titoli più interessanti e significativi, tra cinema e piattaforme, che mettono a tema storie di persone con disabilità. Sguardi giocati tra commedia e dramma che riflettono la condizione di singoli e famiglie, tra limiti e stereotipi ancora da abbattere ma anche importanti traguardi sociali conseguiti. Racconti che strappano risate e lacrime, storie senza barriere che ci parlando di vita, desideri, futuro.
“La vita da grandi” (Netflix)

(Foto Francesca Fago)
È il film rivelazione dell’anno sul tema della persona con disabilità. Parliamo de “La vita da grandi”, opera prima dell’attrice Greta Scarano, una commedia frizzante e gentile che esplora le sfide di un autismo adulto, tra apprensioni genitoriali e responsabilità di fratelli “sibling”. Ispirato alla storia vera dei fratelli Margherita e Damiano Tercon, il film descrive la traiettoria della trentenne Irene (Matilda De Angelis) che cerca di realizzarsi tra lavoro e vita privata; l’improvvisa richiesta della madre di occuparsi del fratello maggiore Omar (Yuri Tuci), quarantenne con autismo, la costringe a fermarsi e a guardarsi dentro.“La vita da grandi” approfondisce, in particolare, la condizione di Omar, che è consapevole del proprio autismo, ma non accetta di vivere una vita in sottrazione.Vuole lavorare, essere libero di uscire, di cantare e anche di potersi innamorare. Il suo autismo esiste, ma non deve essere una barriera che separa dagli altri, dalla vita. “Un film sull’autismo – sottolinea la Scarano – ma che va oltre l’autismo”. Una commedia riuscita e coinvolgente che si muove con grazia su un tema delicato. Un film che conquista per profondità e leggerezza. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Flaminia” (Sky-Now)
È uscito al cinema nel 2024, guadagnando subito attenzione e riconoscimenti (Ciak d’oro miglior esordio alla regia). È “Flaminia”, opera prima dell’attrice-stand up comedian Michela Giraud, che ha messo in racconto con la sua consueta cifra ironico-irriverente il rapporto tra sorelle, autismo e dimensione familiare. Interpretato dalla stessa Giraud con Rita Abela, Edoardo Purgatori e Antonello Fassari,“Flaminia” si maschera all’inizio di una comicità frizzante per sorprendere poi lo spettatore con uno sguardo realistico-drammatico.Ambientato a Roma, è la storia di Flaminia, una trentenne realizzata, prossima al matrimonio con un giovane facoltoso; il quadro “perfetto” traballa quando fa ritorno in casa la sorella maggiore Ludovica, con disturbo dello spettro autistico. Sulle prime c’è incomprensione, poi riaffiorano sentimenti inespressi e un desiderio di verità… “Un film che ho voluto fortemente”. La Giraud ha messo in racconto la propria esperienza familiare, il legame con la sorella, in un film che sa essere pop, colorato ed esilarante, ma al contempo acuto e commovente. La regista ha valorizzato la sua vis ironico-pungente per demolire diffusi stereotipi sociali, in particolare sul tema della disabilità mentale. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Tutto l’amore che serve” (Cinema)
Presentato all’81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, “Tutto l’amore che serve” è l’esordio della francese Sophie Bailly, che esplora il non facile percorso di una madre che deve imparare a “lasciar andare” il proprio figlio autistico, divenuto ormai adulto, con il diritto a poter vivere la vita in pienezza. È la storia di Mona e del figlio maggiorenne Joël, che vivono un rapporto quasi simbiotico; lei, determinata e combattiva, lui con una disabilità cognitiva e un carattere altrettanto forte. Joël lavora in un centro specializzato ed è innamorato della sua collega Oceane, anche lei con disabilità. Quando Mona, scopre che Oceane è incinta, subisce un duro colpo…L’opera affronta, con rigore, rispetto e “spietata sincerità”, il tema ancora poco esplorato dei diritti legati alla sessualità e alla procreazione delle persone con disabilità;il tutto senza retorica, pietismo o la falsa superficialità di uno scontato “lieto fine”. Splendida l’interpretazione di Laure Calamy, come pure di Charles Peccia Galletto e Julie Froger, rispettivamente Joël e Oceane, attori realmente con disabilità. Consigliabile, poetico, per dibattiti.
“In viaggio con mio figlio” (home-video)
“In viaggio con mio figlio” è una commovente e ironica commedia diretta dall’attore e regista statunitense Tony Goldwyn,un viaggio nella mente e nel cuore di un ragazzo, Ezra, con disturbi dello spettro autistico.Protagonisti Bobby Cannavale, Robert De Niro, Rose Byrne e William Fitzgerald. Nell’America di oggi Max è uno stand up comedian che sta attraversando un periodo difficile, con un matrimonio fallito alle spalle e una carriera in bilico. Padre dell’adolescente Ezra, con disturbo dello spettro autistico, non vuole accettare di somministrargli gli psicofarmaci suggeriti dai medici e tantomeno mandarlo alla scuola per “ragazzi speciali”. Nel cuore della notte lo “rapisce” coinvolgendolo in una avventura on the road da New York alla California. Delicato e attento, “In viaggio con mio figlio” è un altro tassello nel puzzle che compone il “nuovo” modo di raccontare la disabilità, una storia che prende le mosse dal vissuto familiare dello sceneggiatore Tony Spiridakis. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Il bambino di cristallo” (Prime Video)
Diretto da Jon Gunn, “Il bambino di cristallo” affronta il tema della disabilità con sguardo attento e realistico, con un approccio positivo e aperto alla speranza.È la storia del tredicenne Austin, affetto da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica caratterizzata da un’estrema fragilità delle ossa, e autistico;la sua famiglia – il padre Scott, la madre Theresa e il fratello Logan – lo ama senza riserve, ma fatica a gestirlo. Il punto di rottura arriva quando il padre, precipitato nel vortice dell’alcolismo, finisce con l’auto contro un albero con i due figli a bordo. Dal baratro della caduta, l’uomo proverà a riprendersi la vita, ritrovando il suo posto nel mondo e in famiglia. Nel racconto sono da sottolineare le dinamiche tra i due fratelli, caratterizzate da grande affetto e complicità. Interpretato da Zachary Levi, Meghann Fahy e i giovanissimi Jacob Laval e Gavin Warren, il film “Il bambino di cristallo” è basato sul libro autobiografico di Scott Michael LeRette. Consigliabile, problematico, per dibattiti.
“Buffalo Kids” (Prime Video)
Diretto da Juan Jesús García Galocha e Pedro Solís García,“Buffalo Kids” è un film di animazione spagnolo capace di coinvolgere grandi e piccoli per qualità visiva, ritmo serrato e mix perfetto di avventura, umorismo e commozione.Negli Stati Uniti del 1886, Mary e Tom sono due fratelli irlandesi che sbarcano a New York dopo un lungo viaggio in transatlantico; stanno raggiungendo lo zio Niall, ma qualcosa va storto. Senza soldi e con solo un indirizzo su una vecchia busta, i due riescono fortunosamente a salire su un treno che trasporta un gruppo di orfani. Qui trovano un amico speciale, Nick, un ragazzino tetraplegico. I tre diventano inseparabili condividendo un’avventura straordinaria tra banditi, indiani ed eroi sorprendenti. “Buffalo Kids” ci parla di amicizia, solidarietà, innocenza e coraggio, quello dei protagonisti certo, ma anche quello dei registi nel raccontare con semplicità la disabilità, e una disabilità importante come quella di Nick, che è sempre coinvolto e protagonista in ogni azione. In Concorso al 54°Giffoni Film Festival (2024), “Buffalo Kids” ha vinto il premio lo Special Award. Consigliabile, brillante, per dibattiti.
“Dragon Trainer” (Cinema)

Mason Thames (right) as Hiccup with his Night Fury dragon, Toothless, in Universal Pictures’ live-action How to Train Your Dragon, written and directed by Dean DeBlois.
Nelle sale da giugno 2025 con Universal, “Dragon Trainer” è un live-action scritto e diretto da Dean DeBlois sul tracciato dell’omonimo cartoon DreamWorks del 2010. Il film propone le avventure del giovane vichingo “riluttante” Hiccup e del drago nero Sdentato, paradigma di un’amicizia tenera e solidale che rimanda ai più bei racconti che esplorano il valore del legame tra giovani e animali. Il tema della disabilità (motoria) si lega al giovane eroe che sacrifica una gamba pur di mettere in sicurezza Sdentato e i suoi cari. Interpretato da Mason Thames, Nico Parker e Gerard Butler, “Dragon Trainer”, servendosi di una cornice avventurosa condita con lampi di umorismo, mette in scenaun racconto di formazione in cui il giovane adolescente Hiccup impara ad ascoltare la propria voce interiore e a mettere in gioco i propri talenti.Da timido e introverso il ragazzo, forte della sorprendente amicizia con Sdentato, si misura con le sue insicurezze sbaragliandole. Consigliabile, semplice, per dibattiti.
“Io sono un po’ matto… e tu?” (Prime Video)
Si muove sul confine tra teatro e cinema il film “Io sono un po’ matto… e tu?” scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, una performance in 24 ore coinvolgendo interpreti noti – nel cast Edoardo Leo, Stefano Fresi, Claudia Gerini, Raoul Bova, Vinicio Marchioni, Claudio Santamaria e Stefania Rocca – e attori con disabilità del Teatro Patologico. Artisti che si sono messi in gioco nel tratteggiare quel caleidoscopio di disturbi, tic e manie che costellano la vita quotidiana della nostra società, pronti a essere annessi nel perimetro della “follia”.Un mosaico di umanità declinato con ironia giocosa e brillante, dove a fare da raccordo in ogni quadro narrativo sono i trenta attori del Teatro Patologico.“Un’opera che si muove tra l’esilarante e il tenero, esplorando la condizione della persona con disabilità con sguardo frizzante, polverizzando distanze sociali e dimostrando come la natura umana sia in fondo uguale, segnata da una sequela di affanni e fragilità più o meno marcati. Consigliabile, realistico-brillante, per dibattiti.
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