Di M. Chiara Biagioni
Mons. Andrea Lembo, vescovo ausiliare di Tokyo (Foto arcidiocesi di Tokyo)
“In questo anno così significativo, ci raccogliamo in preghiera per coloro ai quali è stata tolta la vita, per coloro la cui dignità è stata violata in vari modi e per l’ambiente naturale che è stato distrutto”. E’ mons. Andrea Lembo, missionario Pime vescovo ausiliare di Tokyo, a raccontare al Sir come il Giappone sta vivendo l’80° anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima la mattina del 6 agosto 1945 e su Nagasaki, tre giorni dopo. “Dopo un periodo lungo quanto la vita di una persona – aggiunge -, come possiamo trasmettere alle future generazioni il valore della dignità umana e il desiderio di realizzare la pace? In quest’anno giubilare, che la Chiesa cattolica celebra ogni 25 anni, desideriamo camminare insieme con tutti – soprattutto con giovani – animati dalla speranza di costruire un mondo di pace”.
Mons. Lembo, quale ruolo svolgono i sopravvissuti?
Nell’ottobre 2024, la Confederazione delle Associazioni delle Vittime delle Bombe Atomiche del Giappone (Nihon Hidankyo) ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.
“Le armi nucleari sono strumenti di sterminio profondamente disumani, incompatibili con l’umanità, e devono essere abolite immediatamente”.
Queste parole pronunciate da Tanaka Terumi, rappresentante dell’organizzazione, durante il discorso di accettazione, hanno toccato i cuori di persone in tutto il mondo, risvegliando la riflessione sulla necessità dell’abolizione del nucleare. Quelle parole racchiudevano il peso della testimonianza portata avanti per 80 anni. In Giappone e nel mondo, moltissimi testimoni della guerra hanno tramandato le loro esperienze e hanno agito per la pace. Tuttavia, oggi il numero di chi ha vissuto direttamente quegli eventi è in costante diminuzione. È quindi ancor più essenziale affrontare con sincerità i fatti storici, studiarli, conservarne la memoria e trasmetterli alle future generazioni, affinché diventino fonte di impegno per la pace. Papa Francesco, durante la sua visita a Hiroshima nel 2019, disse: “Ricordare, camminare insieme, proteggere: questi tre imperativi morali acquistano qui a Hiroshima un significato ancora più profondo e universale. In essi si trova la forza per aprire un cammino di pace. Non possiamo permettere che le generazioni presenti e future perdano la memoria di ciò che è avvenuto qui”. Per questo è particolarmente significativo e importante che i giovani intraprendano pellegrinaggi e viaggi di apprendimento per la pace a Hiroshima, Nagasaki e Okinawa.
La Chiesa giapponese è da sempre e fortemente impegnata a sostenere e promuovere tutti gli sforzi per un disarmo nucleare globale. Quale il messaggio più importante che oggi la Chiesa vuole dire al mondo?
Nel rispetto dello spirito della Costituzione giapponese, che rifiuta l’uso della forza militare come mezzo per risolvere le controversie tra Stati, noi abbiamo sempre cercato la via della coesistenza attraverso il dialogo pacifico. In nessuna circostanza i conflitti dovrebbero giustificare l’uso o la minaccia di uso delle armi nucleari, nemmeno dal punto di vista del diritto e delle norme internazionali. Seguendo il Vangelo di Cristo, noi ci impegniamo a realizzare la pace attraverso il dialogo.
Chiediamo con forza l’abolizione totale delle armi nucleari, per proteggere la vita e la dignità di ogni persona.
Come Conferenza Episcopale, continueremo a: diffondere al mondo intero la realtà dei bombardamenti atomici, denunciando l’umanità delle armi nucleari; collaborare con i movimenti nazionali e internazionali che si battono per l’abolizione delle armi nucleari e promuovere azioni concrete in tal senso; sostenere i principi del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e sollecitare il governo giapponese a firmarlo e ratificarlo al più presto; trasmettere i valori della pace alle nuove generazioni attraverso l’educazione alla pace e attività di sensibilizzazione.
”Il nostro Paese, l’unica nazione ad aver subito bombardamenti atomici in tempo di guerra, ha la missione di guidare gli sforzi internazionali per un mondo senza armi nucleari”, ha dichiarato il Primo Ministro giapponese Shigeru Ishiba. Purtroppo siamo entrati in un’epoca “atomica” e la voce della storia sembra debolissima. Quale invece “la lezione” che oggi il Giappone può con la sua vita dire al mondo?
Dobbiamo imparare dagli eventi di 80 anni fa: le guerre non iniziano all’improvviso, ma sono precedute da un lento cambiamento dei pensieri e dei valori nella vita quotidiana che, senza accorgercene, orienta l’opinione pubblica verso il conflitto. Oggi il Giappone è davvero sulla via della pace? La pace di cui parla la Bibbia, shalom, significa uno “stato di completezza” – non solo l’assenza di guerra o conflitto. È lo stato in cui ogni cosa nel creato, che Dio ha definito “molto buona”, è rispettata e vive in armonia. Per lavorare alla pace, dobbiamo riflettere sulle nostre relazioni con Dio, con gli altri e con l’ambiente naturale, e rinnovare il nostro impegno con conversione e dialogo.
La pace non può essere costruita sul bilanciamento delle forze armate o sull’esistenza delle armi nucleari.
Vi sentite soli in questa “battaglia”? Volete lanciare un appello alle coscienze del mondo? E alle Chiese?
Non ci sentiamo soli. La rete di cooperazione tra le diocesi di Hiroshima, Nagasaki e quelle degli Stati Uniti continua ad ampliare gli sforzi per l’eliminazione delle armi nucleari. Preghiamo che il recente premio rappresenti una luce di speranza per un mondo senza armi nucleari. E chiediamo con forza che il governo giapponese e la comunità internazionale colgano questo “segno dei tempi” e si impegnino con urgenza alla firma e ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
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