DIOCESI – In un’epoca segnata da tensioni sociali e politiche, in cui sembra smarrita ogni speranza e il non senso pervade la quotidianità, 200 giovani del Cammino Neocatecumenale delle parrocchie dei Santi Pietro e Paolo, San Bartolomeo di Ascoli Piceno e della Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli hanno deciso di mettersi in cammino, accompagnati da catechisti, seminaristi e sacerdoti, verso Roma per partecipare al Giubileo della Speranza.
Ma cosa spinge oggi dei ragazzi a lasciare comodità e certezze per intraprendere un pellegrinaggio?
Le parole di Papa Leone XIV pronunciate nella spianata di Tor Vergata durante l’incontro con oltre un milione di giovani offrono una risposta potente:
“È una domanda importante nel nostro cuore, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità?”
È il desiderio di incontrare Cristo Risorto, capace di trasformare l’esistenza, illuminare i pensieri, i desideri, gli affetti. Questo desiderio è il cuore del cammino intrapreso dai giovani pellegrini.
Un cammino affidato alla Provvidenza
Il pellegrinaggio ha preso avvio da La Verna, luogo francescano carico di spiritualità e bellezza, dove San Francesco ricevette le stimmate. Qui, i giovani hanno vissuto un intenso momento di raccoglimento spirituale che ha dato profondità ai primi passi.
Da lì, senza conoscere in anticipo le tappe successive, hanno proseguito giorno per giorno affidandosi alla Provvidenza. In un tempo in cui il futuro genera spesso ansia, non sapere cosa li attende è diventato per loro un esercizio concreto di fiducia.
Tra fatica, canto e meraviglia
Il secondo giorno ha visto i ragazzi camminare lungo la Via Francigena per quasi 20 chilometri. Sotto il sole cocente, tra la fatica e il canto, i pellegrini hanno continuato a lodare Dio. In serata hanno raggiunto un campeggio sulle rive del Lago di Bolsena, pronti a dormire sotto le stelle. Ma un improvviso temporale ha messo alla prova il loro entusiasmo. Nella difficoltà, però, è arrivato un segno: un rifugio coperto è stato messo a disposizione, testimonianza viva della Provvidenza.
La gioia dell’annuncio
Il terzo giorno è stato dedicato alla missione. I giovani hanno attraversato le città di Viterbo e Orvieto, portando per le strade la gioia del Vangelo con canti, danze e testimonianze. Un’esperienza viva della vocazione di ogni cristiano: annunciare l’amore di Dio.
Il giorno seguente si è tornati a Bolsena, per una giornata di scrutatio della Parola sulle rive del lago, in ascolto del Signore e in discernimento vocazionale. La sera, in processione dietro la croce, i giovani hanno attraversato il centro storico per celebrare l’Eucaristia con altri 120 ragazzi provenienti da Venezia, in un clima di preghiera e gratitudine.
L’abbraccio con il Papa
Il culmine del pellegrinaggio è stato l’arrivo a Roma, sulle orme di San Pietro, e l’incontro con il Santo Padre. In un momento di profonda comunione con giovani provenienti da ogni angolo del mondo, il Papa ha lanciato un forte appello:
“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno.”
Un invito a vivere con radicalità la propria fede e a lasciarsi inviare nella missione.
Una chiamata personale
Il 4 agosto, sempre a Tor Vergata, si è tenuto il tradizionale incontro vocazionale con Kiko Argüello, iniziatore del Cammino. Alla chiamata del Papa – “La Chiesa ha bisogno di discepoli missionari che vadano sino ai confini del mondo” – hanno risposto con coraggio 5.000 ragazzi e 3.500 ragazze, offrendo la loro vita per seguire Cristo nel sacerdozio o nella vita consacrata.
“Magari ti chiamasse il Signore – ha detto Kiko – Lui è l’unico che non ti tradisce mai. Il Signore è alla porta e bussa al tuo cuore.”
Un ritorno con il cuore rinnovato
Sulla via del ritorno, i pellegrini si sono fermati a Tagliacozzo, nella chiesa tra le prime dedicate a San Francesco, per l’ultima Eucaristia di ringraziamento.
Colmi di doni spirituali, nella gioia della comunione vissuta tra loro e con la Chiesa, i giovani fanno ora ritorno a casa. Ma il pellegrinaggio non finisce: continua nelle strade della vita quotidiana, con la missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio al mondo.
Un pensiero affettuoso va a Ignazio, giovane spagnolo di Murcia, ospitato lungo il cammino dalla comunità dei Santi Pietro e Paolo. A lui, e a ciascuno di noi, il Papa ha ricordato:
“Siamo fatti per il Cielo.”
È lì la vera meta del nostro pellegrinaggio terreno.
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