ACQUAVIVA PICENA – “Proprio nel giorno in cui migliaia di giovani si stavano recando a Roma per attraversare la Porta Santa, la nostra Sara Lea attraversava la porta del Regno dei Cieli. Tutto ciò ci sembra incomprensibile. Viviamo, dunque, questo rito delle esequie, questa Liturgia della Parola, nella fede e nella speranza che il Signore un giorno darà un senso a quanto accaduto”.
Sono queste le parole commoventi con cui il parroco don Giuseppe Giudici si è rivolto ai numerosi fedeli accorsi ieri pomeriggio, Mercoledì 30 Luglio 2025, alle ore 16:00, presso la chiesa San Niccolò in Acquaviva Picena, per il funerale della giovane Sara Lea Napoletani, la sedicenne italo-tedesca che ha perso la vita due giorni fa in un tragico incidente lungo la strada panoramica che collega San Benedetto del Tronto al piccolo borgo piceno.
Al rito funebre ha partecipato un’intera comunità, che si è stretta intorno ai familiari con raccoglimento, commozione e sincero turbamento: infatti, pur essendo cresciuta a Francoforte, in Germania, Sara Lea era molto conosciuta in paese, dal momento che per le vacanze estive tornava ogni anno nel Piceno, dove ad accoglierla c’erano parenti, amici e conoscenti italiani, gli stessi che ieri hanno voluto accompagnarla nel suo ultimo viaggio terreno.
I fedeli erano così numerosi, che alcuni sono rimasti anche all’aperto, sul sagrato della chiesa, increduli, smarriti, raccolti in un silenzio composto, interrotto solo dal rintocco lento e mesto delle campane.
Solo l’amore rimane e non conosce la fine
Dopo la proclamazione del celebre passo del Vangelo riguardante la morte di Gesù, don Giudici ha detto: “In tutta la storia dell’umanità l’uomo ha cercato tante vie, attraverso religioni e filosofie varie, per superare la morte. Tanti eroi sono stati in lotta contro la morte, ma la morte ha vinto su tutti. Solo uno, in tutta la storia, è riuscito a vincere la morte: Gesù, il quale, per amore degli uomini, si è affidato agli uomini come dono del Padre, per far arrivare agli uomini il suo Amore, l’Amore che non conosce tramonto. Questo è stato possibile perché Gesù ha vissuto la sua umanità, la sua vita, come amore, donando se stesso. E Lui si è donato a tutti gli uomini, quando gli uomini ancora erano contro di Lui, quando erano Suoi nemici: infatti l’hanno ucciso. E Gesù, morendo, ha fatto della morte il luogo supremo, il luogo più grande dell’Amore di Dio, di un Dio che dona se stesso. La morte distrugge tutto, ma per uno che dona se stesso, la morte diventa il luogo del trionfo dell’amore, tanto che abbiamo ascoltato nel Vangelo un centurione romano, quindi un non credente, un ateo, che davanti a Gesù, vedendolo morire in quel modo, lo riconosce come figlio amato del Padre. Ecco, Cristo è la vita come amore, perciò la morte non può avere l’ultima parola. L’ultima parola ce l’ha l’amore del Padre. Solo l’Amore rimane e non conosce la fine: così dice San Paolo“.
“Sara Lea era giovane e, attraverso un incidente, la morte le è apparsa improvvisamente – ha proseguito il parroco -. Ma noi, da questa morte, possiamo vivere la vita come manifestazione dell’amore. E possiamo imparare che la vita è fragile, molto fragile, e che può essere anche breve. Per questo va spesa bene. Va spesa amando e facendo della vostra vita un dono“.
Solo l’amore ci rende persone di speranza e non di morte
Rivolgendosi poi ai giovani presenti, don Giudici ha concluso: “L’amore ci rende persone di speranza e non persone di morte. Ecco, per l’amore dei Santi, possiamo ancora rivolgerci a questa giovane che è stata strappata dal nostro affetto e possiamo chiedere a lei di pregare per noi, per le nostre tristezze, per tutte quelle volte che ci sentiamo inutili, per tutte quelle volte che crediamo che la nostra vita sia inutile, per tutte quelle volte che non siamo apprezzati, per tutte quelle volte che qualcuno ci prende in giro. Chiediamo a Sara Lea, che ora sta davanti a Dio, di aiutarci a vivere questi momenti e a superarli, perché sappiamo che siamo amati dal Padre. Ecco, allora, adesso benediciamo questo chicco di grano, che è il corpo di Sara Lea, mentre il suo germoglio già cresce nel giardino di Dio Padre, l’unico che veramente conosce le sue figlie e i suoi figli e che li ama di un amore immenso”.
L’ultimo omaggio alla giovane Sara Lea
Terminato il rito funebre, la salma è stata trasportata a spalla fuori dalla chiesa, dove il silenzio che fino a pochi minuti prima aveva regnato sovrano, è stato interrotto da un lungo e commosso applauso, mentre gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri, che erano intervenuti per primi sul posto nel giorno dell’incidente, sono giunti per omaggiarla con il saluto d’onore, un segno di ossequio e rispetto. È così che la comunità, fortemente scossa dalla tragica vicenda, si è unita al dolore dei familiari, mostrando vicinanza ed affetto. A dare l’ultimo saluto a Sara Lea è stato, in particolare, un piccolo gruppo di giovani ragazze della parrocchia, che hanno fatto volare in aria tanti palloncini bianchi, quasi come a volerla raggiungere fino in cielo per un ultimo abbraccio.
La bara in legno bianco, circondata di fiori anch’essi candidi, si è diretta poi verso il cimitero cittadino, dove la giovane è stata sepolta.





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