(Foto Calvarese/SIR)

Di Giovanna Pasqualin Traversa

Aumentano le persone detenute, peggiorano le condizioni di vita, si moltiplicano proteste, suicidi e segnalazioni di trattamenti inumani. È la fotografia scattata da Antigone in “L’emergenza è adesso – Rapporto di metà anno”, frutto delle visite negli istituti penitenziari italiani effettuate dall’Osservatorio dell’associazione e presentato oggi a Roma.

Sovraffollamento del 134,3%. Al 30 giugno 2025 le persone detenute erano 62.728, in aumento di 1.248 unità rispetto all’anno precedente. A fronte di una capienza regolamentare di 51.276 posti, e con oltre 4.500 letti indisponibili, il tasso di affollamento reale si attesta al 134,3%, ma

in ben 62 istituti supera il 150%, e in 8 casi addirittura il 190%  come a San Vittore, Foggia, Lodi e Roma Regina Coeli.

(Photo Council of Europe)

Nel 35,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile. “Mentre il Governo annuncia piani irrealistici e promesse che si ripetono da vent’anni – si legge nel report -, i numeri smascherano l’assenza di strategie efficaci.” Il piano di edilizia penitenziaria “prevede 7mila nuovi posti entro fine anno, ma nell’ultimo anno ne sono stati realizzati appena 42. Di contro, i posti effettivi disponibili sono diminuiti di 394”. Nel frattempo, la custodia chiusa riguarda oltre il 60% delle persone detenute, costrette a rimanere per ore in celle sovraffollate e bollenti. “In piena estate, senza ventilazione adeguata e con accessi limitati all’acqua, la vita quotidiana in carcere è disumana.

Le celle raggiungono i 37 gradi, con ventilatori acquistabili solo a pagamento e a numero limitato”.

Emergenza minori. Gravissima anche la situazione nelle carceri minorili, dove si dorme su materassi a terra, mancano le ore d’aria, e l’utilizzo di psicofarmaci è in allarmante crescita. “Dopo l’entrata in vigore del Decreto Caivano – denuncia l’associazione –, gli Istituti penali per minorenni hanno visto un aumento del 50% della popolazione detenuta in meno di tre anni. Oggi più del 60% dei ragazzi presenti (586 di cui 23 ragazze) è ancora in attesa di giudizio. Sono 91 i minorenni trasferiti in istituti per adulti solo nella prima metà del 2025”.

Suicidi e disagio psichico in aumento. La condizione sanitaria non è migliore. Il 14,2% delle persone detenute ha una diagnosi psichiatrica grave, e il 21,7% assume stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Ma in 29 istituti il medico non è presente di notte. Manca personale, e anche se i concorsi sono stati banditi, il sovraffollamento rende ogni sforzo insufficiente. Il disagio si manifesta con numeri allarmanti: 22,3 atti di autolesionismo e 3,2 tentati suicidi ogni 100 detenuti. I suicidi registrati da inizio anno sono 45, un dato altissimo, secondo solo al 2024, l’anno peggiore di sempre.

I soggetti più fragili – giovani, persone con disagio psichico, senza fissa dimora – pagano il prezzo più alto.

Misure alternative insufficienti. A fronte di questo, le misure alternative esistono ma non vengono applicate abbastanza. Al 30 giugno erano 23.970 le persone con una pena residua sotto i 3 anni: potenzialmente idonee a scontare la pena fuori dal carcere, ma in larga parte dimenticate. Nel frattempo, più di 100mila persone stanno scontando pene in esecuzione esterna, ma il dato non basta a frenare l’aumento in carcere.

Foto Calvarese/SIR

“Antigone denuncia da anni come la detenzione debba essere extrema ratio, non una scorciatoia repressiva”, afferma il presidente dell’associazione Patrizio Gonnella, secondo il quale “l’inasprimento delle pene, l’introduzione di nuovi reati, l’illusione di soluzioni edilizie” portano ad  un sistema penitenziario “fuori controllo, che non solo viola i diritti fondamentali, ma tradisce ogni finalità costituzionale della pena, mettendo a dura prova la vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari”. Di qui

la necessità di “una riforma radicale del sistema penitenziario” all’insegna di una maggiore umanità.

A questo fine, Antigone chiede per i detenuti più possibilità di contatti telefonici e video con l’esterno; un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali; la drastica riduzione dell’isolamento come strumento disciplinare; la prevenzione degli abusi e un sistema di sorveglianza centrato sul rispetto della dignità umana. “La vera emergenza è adesso”, conclude Gonnella, e per affrontarla servono “coraggio politico, depenalizzazione, misure alternative credibili e rispetto per la dignità umana”.

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1 commento

  • Michael
    29/07/2025 alle 09:55

    E se facessimo lavorare i carcerati a sistemarsi i loro luoghi?

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