
Di Gigliola Alfaro
Un insieme di misure per provare a contrastare il fenomeno del sovraffollamento delle carceri, attraverso la realizzazione di nuove strutture e l’ampliamento di quelle esistenti, a rendere più rigorose e rapide le procedure di valutazione sulla liberazione anticipata e a offrire concrete possibilità di riabilitazione ai detenuti con dipendenza da stupefacenti o alcol: è quello che ha esaminato e approvato il Consiglio dei ministri, martedì 22 luglio. Delle misure, presentate anche in conferenza stampa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio, che non daranno un sollievo immediato al problema del sovraffollamento come ha ammesso lo stesso Nordio – “La soluzione del sovraffollamento carcerario è una priorità, ma non può essere risolta con la bacchetta magica” – parliamo con don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane.

Foto Calvarese/SIR
Don Raffaele, qual è la sua prima impressione sulle misure presentate?
Ci sono le basi per poter lavorare per non tanto allo svuotamento delle carceri, ma per porre attenzione a coloro che potrebbero uscire.
Il problema è che per dare attuazione concreta alle misure i tempi sono lunghi, quindi per il momento il sovraffollamento rimane,
anche perché non ci saranno uscite immediate da parte di coloro che sulla carta potrebbero usufruirne. C’è anche tanta burocrazia e tutto questo non favorisce questa situazione incancrenita che stiamo vivendo adesso. Chiaramente, possiamo dire che tale situazione di sovraffollamento si è realizzata nel tempo, nel senso che non è che c’è stato un aumento soltanto in quest’ultimo periodo, ma in questi anni piano piano il fenomeno è cresciuto.
Analizziamo le varie misure previste. Per quanto riguarda le disposizioni in materia di detenzione domiciliare dei detenuti con problemi di tossicodipendenza o di alcol dipendenza si va nella direzione giusta con queste disposizioni?
Con questa disposizione c’è una grande apertura verso coloro che hanno questi problemi sia di tossicodipendenza sia con l’alcol, quindi certamente questa è una grande attenzione per far sì che tali detenuti che vivono una situazione particolare possano avere gli arresti domiciliari.Ricordo, comunque, che questi arresti domiciliari si otterrebbero presso le comunità terapeutiche accreditate che accoglieranno tali detenuti. Questa misura potrebbe aiutare tante persone ad uscire dal carcere, però sappiamo bene che per arrivare a tutto questo c’è un iter da seguire: gli stessi detenuti, che rispondono ai requisiti previsti dalla misura, devono fare la richiesta per poter accedere a questo tipo di beneficio, ma spesso molti di loro non sono neanche informati di quello che avviene nel pianeta carcere. Nel momento in cui fosse approvata la legge che disciplina tale misura, ci sarà la necessità di informare adeguatamente e dettagliatamente i detenuti. Tante volte, ribadisco, non fanno richieste perché non sono neanche a conoscenza dei benefici di cui potrebbero godere. Non dimentichiamo che in carcere c’è tanta povera gente che non ha una certa formazione culturale, ci sono anche tanti stranieri, che non conoscono bene la lingua né le nostre leggi e tanto meno conosceranno il decreto che c’è stato.
Chi potrebbe aiutare a far conoscere questa misura, quando sarà effettiva?
Volontari, cappellani, operatori penitenziari, educatori, assistenti sociali.
Questa misura dovrà essere approvata attraverso una legge, quindi i tempi potrebbero essere anche lunghi… E ne beneficeranno, comunque, solo i tossicodipendenti e alcol dipendenti che hanno compito un reato legato proprio alla dipendenza.
Questa è una grande difficoltà dell’approvazione delle misure presentate ieri, i tempi lunghi, intanto il sovraffollamento per il momento rimane. Secondo i dati citati dal ministro Nordio degli attuali 62.986 detenuti, il 31,93% ha una dipendenza da sostanze stupefacenti o alcoliche. Ricordo che molti dei tossicodipendenti hanno commesso reati minori, come scippi, furti, piccole rapine, violazioni di domicilio. Altri, che si sono macchiati di reati di pericolosità sociale, chiaramente rimarranno dentro.
Il Cdm ha approvato anche, in esame preliminare, un provvedimento, da adottarsi con decreto del presidente della Repubblica, in materia di procedimento per la concessione della liberazione anticipata e di corrispondenza telefonica dei detenuti e degli internati.
Questo provvedimento dovrebbe avere un iter più veloce, ma la questione è che il decreto, anche adottato, graverà sui magistrati di sorveglianza. E anche questo è un grosso problema, perché anche quando tutta la pratica sarà completa e passerà al magistrato di sorveglianza, ci vorrà ancora molto tempo perché ci sia un beneficio concreto in quanto il personale è poco e la mole di lavoro molta.Le condizioni per una detenzione domiciliare per molti tossicodipendenti potrebbero esserci, però poi, conti alla mano, si vede che tutto questo diventa un po’ difficile da attuare in poco tempo.Questo è il vulnus del provvedimento, perché i tempi non saranno brevi.
Nelle misure approvate ieri c’è anche il recupero, attraverso interventi di edilizia penitenziaria, di 15mila posti detentivi nell’arco del triennio 2025-2027.
Per contrastare il sovraffollamento si punta molto su questo, ma ci sono diversi interventi strutturali da considerare. Girando per le carceri vedo tanti reparti chiusi e che hanno bisogno di ristrutturazione.Nel frattempo si creano dei container per contrastare il sovraffollamento all’interno degli istituti. Un aspetto che mi preoccupa è che i container dovrebbero occupare spazi che sono vitali all’interno di un carcere per l’attività ricreativa, per l’attività culturale, per l’attività sportiva. Io mi auguro che questi container vengano messi in carceri dove c’è tanto spazio e che non vadano ad intaccare gli spazi vitali dei detenuti. Quando andrà a regime la misura, la costruzione e soprattutto anche la ristrutturazione dei reparti aiuteranno a contrastare il sovraffollamento. Attualmente in carcere ci sono oltre 62.000 persone e già non sono poche. E i posti concretamente disponibili 47mila. Voglio ricordare anche il grande l’input dato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a intervenire sulla questione carceri, durante l’udienza, a fine giugno, a una rappresentanza del Corpo di Polizia penitenziaria, in occasione del 208° anniversario della sua costituzione. In quell’occasione il capo dello Stato ha offerto una fotografia dei problemi che abbiamo all’interno dei nostri siti penitenziari e ha sollecitato a risolverli.
Il ministro Nordio ha spiegato anche che le misure adottate non hanno previsto una liberazione anticipata, lineare e incondizionata, perché sarebbero un segnale di debolezza da parte dello Stato…
Se penso all’indulto come nel passato, effettivamente tante persone sono uscite dal carcere ma dopo poco tempo sono ritornate dentro. Molti quando escono hanno bisogno di programmazione, soprattutto coloro che non hanno casa, non hanno attività, non hanno famiglie. Molte volte l’indulto mette fuori tanti detenuti che non sanno neanche dove andare. I cappellani fanno la loro parte, le associazioni fanno la loro parte, però non molto facilmente raggiungono tutti e quindi con provvedimenti aperti a tutti ci troveremmo, effettivamente, un immenso fiume di persone che escono dal carcere ma che non hanno punti di riferimento. E questo potrebbe portare a delinquere ancora e a riportarle in carcere in breve tempo.Un indulto certamente in questo momento potrebbe servire per evitare il sovraffollamento, e questa sarebbe una nota positiva, però il resto non va.
Tutto sommato, il Piano carceri aiuterà?
Diciamo che questo provvedimento di ieri mette le basi per migliorare la situazione, però purtroppo non vedremo subito gli effetti. C’è bisogno di tempo, per gli interventi riguardanti i nuovi posti nelle carceri fino al 2027, quindi
ci sono ancora altri anni di sofferenza che dobbiamo vivere.
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