
Di Giuseppe Longo
È mons. Benoni Ambarus il primo vescovo di origini non italiane a guidare una – anzi, due! – diocesi italiane: Matera-Irsina e Tricarico, già unite “in persona episcopi” dal 9 febbraio 2023, con mons. Antonio Giuseppe Caiazzo alla guida di entrambe.
Classe ’74, origini romene ma da 29 anni a Roma per gli studi al Seminario romano e la licenza in Teologia Dogmatica alla Gregoriana, già direttore della Caritas diocesana e vescovo ausiliare di Roma per il settore della carità, “in tanti anni di servizio a Roma, si è occupato degli ultimi”, ha sottolineato il card. B. Reina, vicario generale per la diocesi di Roma, annunciando la nuova nomina: “Lo abbiamo sempre visto laddove l’umanità è sofferente. Ha permesso alla diocesi di respirare con il polmone della carità e del bene”.
Così, nella giornata di insediamento a Matera mons. Benoni chiede di fare tappa nei luoghi di frontiera della città. Primo: la casa circondariale, dove entra subito in dialogo con i ristretti, a cui cita un proverbio rumeno – “Ladro non beccato, commerciante onesto” – e dona una targa in tufo con la scritta: “Io non sono la mia colpa”. I reclusi, invece, gli hanno preparato doni che sono frutto delle loro abilità manuali e lo accolgono con i canti e tanti applausi: un incontro incoraggiante per tutti che si conclude con la preghiera del Padre Nostro recitata all’unisono e con la promessa di rivedersi. Tappa successiva, nella Rsa per anziani “Brancaccio”: “Voi siete i nonni le cui radici non devono perdersi” il messaggio di mons. Benoni agli anziani radunati nel salone, a cui segue la proposta di raccogliere in una pubblicazione i racconti delle loro vite, spese per la città e la Chiesa locale, perché le loro storie non vadano dimenticate. Anche qui un momento di preghiera e, poi, la visita ai residenti in più cattiva salute rimasti nelle loro stanze. L’ultima tappa dell’intensa mattinata in una delle mense della fraternità della città dove mons. Benoni ha incontrato altri fratelli della sua nuova diocesi e si è fermato a pranzo.
Nel pomeriggio l’incontro con le autorità civili e militari in piazza Duomo. Per tutti ha parlato il sindaco, A. Nicoletti, che ha presentato la città dei Sassi, capitale del rupestre e simbolo di resilienza umana, e ha dichiarato “il Comune pronto a collaborare con lei e con l’intera Arcidiocesi”. Da parte sua, mons. Benoni ha sottolineato che “Chiesa e politica sono entrambe a servizio dell’Uomo”, ma la Chiesa, in più, “non dimentica la parte dello spirito”, come parte “integrante ed essenziale per avere un senso pieno della vita umana” e non esita a definire i cristiani “più esigenti”, addirittura “incontentabili” auspicando “una collaborazione leale per il bene comune”, lungi dallo “stile dell’elemosina”, né tanto meno della prepotenza, ma della giustizia.
Poi, la liturgia d’insediamento, con la lettura della Bolla di nomina e lo scambio del pastorale tra mons. Davide Carbonaro, metropolita di Basilicata, e il vescovo entrante, che ha preso posto sulla cattedra dove gli si sono inchinati per il rituale atto di obbedienza alcuni rappresentati di clero e laicato. Presenti in Cattedrale 250 fedeli di cui oltre 100 sacerdoti – oltre il card. E. Feroci, predecessore di mons. Benoni alla guida di Caritas Roma, e mons. D. Carbonaro, mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti, la cui Caritas era gemellata a quella romana, concelebrano mons. Piero Fragnelli, vescovo di Trapani, già padre spirituale e rettore del Seminario Romano, mons. Renato Tarantelli, vescovo ausiliare di Roma, i vescovi materani mons. Rocco Pennacchio, mons. Biagio Colaianni e, per adozione, mons. Salvatore Ligorio –, una folta rappresentanza di Caritas Roma, le autorità civili e militari e alcuni parenti del vescovo. Circa 800 fedeli hanno inoltre seguito la celebrazione in Piazza tramite maxischermo.
“Ogni volta che ospitiamo il Signore, in realtà è Lui che desidera ospitare e rigenerare noi con la sua presenza e fecondità. I discepoli che più si lasciano ‘ospitare’ dall’amore del Signore diventano essi stessi più capaci di ospitare gli altri”, il messaggio al cuore dell’omelia, ispirato dall’ospitalità di Abramo e da quella di Marta e Maria che presentano la liturgia della Parola. Non sono mancati momenti di commozione.
Domenica 20 luglio, la prima celebrazione a Irsina, dove il popolo, il clero e le autorità civili irsinesi lo hanno accolto alla porta maggiore della città e mons. Benoni ha presieduto l’Eucaristia nella concattedrale di Santa Maria Assunta. “L’ospitalità, l’accoglienza è sempre bidirezionale: si ospita e si è ospitati, si aiuta e si è aiutati, si rigenera l’altro e si è rigenerati dall’altro. Quando non si verifica questo bisogna fare attenzione: si esercita soltanto un potere”, il messaggio che il vescovo ha consegnato nell’omelia, in cui inoltre ha sottolineato l’opportunità di coltivare “relazioni corte”.
Infine, nel pomeriggio dello stesso giorno, l’ingresso di mons. Benoni in Diocesi di Tricarico. Un paese in festa: dalla Piazza, dove c’è stato il primo incontro con i cittadini e i sindaci dei diversi comuni della diocesi, alla Cattedrale, dove si è svolta la solenne liturgia di insediamento – concelebrata da mons. D. Carbonaro, dal card. B. Reina, da mons. G. Bertin, mons. M. Di Tolve, vescovo ausiliare di Roma e rettore del Seminario Romano, mons. S. Ligorio e mons. G. Checchinato, metropolita di Cosenza – al salone vescovile dove la giornata si è gioiosamente conclusa con un buffet aperto a tutti.
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