Di Pietro Pompei

La parola “Speranza” è oggi sulla bocca di tutti. Nell’Anno Giubilare che stiamo vivendo, ci si chiede: sarà vera gloria o solo un’illusione?

Volgendo lo sguardo al passato, trovo un motivo di riflessione nelle parole dell’indimenticato mio predecessore alla direzione dell’Ancora, don Andrea Marozzi. Parole scritte vent’anni fa, eppure di sconcertante attualità.

L’estate ha ormai aperto le porte al tempo delle ferie e delle vacanze, immerse nella cornice variopinta del turismo. In molti si avverte il bisogno profondo di serenità, di una pausa rigenerante nel frenetico scorrere dei giorni. Eppure, questo desiderio di pace è oscurato da conflitti sanguinosi e guerre sempre più crudeli, che non risparmiano neppure chi è in viaggio verso una sospirata destinazione di vacanza.

Nonostante tutto, il sole e il calore estivo riescono ancora a infondere quel senso di leggerezza che ci aiuta, almeno per un attimo, a distaccarci dai pensieri quotidiani. Il ritmo della vita produttiva rallenta, i dossier si chiudono, le decisioni si rimandano a settembre.

Ma i telegiornali, implacabili, continuano a raccontarci il dolore: guerre, crisi, tragedie. L’estate 2025, come tante altre prima, si lascia alle spalle un lungo elenco di problemi: difficoltà economiche globali, tensioni politiche senza una visione chiara, riforme istituzionali in stallo, tagli all’assistenza sociale che aumentano il malcontento. Le famiglie affrontano incertezza lavorativa, stipendi insufficienti, ansie diffuse.

La “parentesi agostana” sospende, temporaneamente, questo cammino faticoso. Si attende settembre, quasi fosse un nuovo inizio. Ma la domanda resta: questa speranza settembrina è fondata su basi reali?

Per noi cristiani, la Speranza non è evasione. È radicata in un Anno di Grazia che ci esorta alla preghiera quotidiana, al rispetto del giorno del Signore, alla fiducia. Ma non è un’attesa passiva di miracoli. Serve azione: politica, sociale, civile. Serve un cambio di rotta deciso, oltre le sterili contrapposizioni, oltre gli equilibri precari del potere e gli interessi elettorali. Serve una visione condivisa, capace di ritrovare il consenso sociale perduto.

Questa è la Speranza che vogliamo. Non solo a parole, ma nei fatti. A livello locale, nazionale, internazionale.

Noi dell’Ancora vi auguriamo Buone Vacanze. Con Speranza.

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