“Ho visto la vita nei vostri volti nonostante la distruzione che vi circonda. La nostra visita esprime l’amore di tutta la Chiesa per voi. Ogni volta che vengo qui a trovarvi, ricevo da voi molto di più di quanto io posso darvi e torno a casa arricchito. Rimanete saldi in Gesù. Tutto il mondo vi guarda. Siate luce non solo per Gaza ma per il mondo intero”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, celebrando ieri nella parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, la messa a conclusione della sua visita di solidarietà cominciata venerdì 18 luglio, il giorno dopo l’attacco militare israeliano che ha causato tre morti e una decina di feriti, tra cui il parroco, padre Gabriel Romanelli. La parrocchia ospita, dall’inizio della guerra, centinaia di sfollati cristiani. Attualmente sono circa 500. Commentando le letture proclamate, il patriarca ha voluto collegare il racconto, tratto dalla Genesi, della visita di Dio alla tenda di Abramo, alle tendopoli di Gaza: “Mi sono ricordato di tutte le tende che ho visto qui a Gaza negli ultimi giorni. Abramo era nella sua tenda, anziano, e Dio lo visita. Anche noi – ha esortato il patriarca latino – dobbiamo chiedere a Dio di visitarci e di donarci occhi capaci di discernere la sua presenza in mezzo a noi. Dio vi ha visitato – ha poi aggiunto –. Attraverso la vostra presenza, nei vostri volti, mi accorgo che c’è vita. Nei vostri cuori c’è una vita vibrante, nonostante il mare della distruzione che vi circonda. Ogni volta che vengo qui, specialmente in tempo di guerra, mi accorgo che Dio vi ha visitato. Sì, siete stati colpiti, ma la vita è ancora qui. Dove c’è qualcuno disposto a sacrificare la propria vita per gli altri lì c’è la presenza di Dio”. Da qui l’invito a non lasciarsi andare alla disperazione: “È vero – ha riconosciuto il patriarca – siamo immersi in un mare di violenza e odio. Satana è forte ma non può spegnere la vita che c’è in noi. Dobbiamo resistere alle sue minacce, dobbiamo continuare ad essere forti”. Per esserlo, il card. Pizzaballa, commentando il brano del Vangelo di Marta e Maria, ha invitato a ricercare un equilibrio tra il servizio fattivo di Marta e il desiderio di ascoltare Gesù di Maria: “Siamo circondati da un’emergenza. Ci sono tante cose da fare, troppe, e da soli non possiamo fare tutto. Ciò che dovrebbe guidare le nostre azioni e le nostre decisioni è l’amore di Dio in noi. Dobbiamo prima ascoltarlo”. Questo per dire che “ciò di cui Gaza ha bisogno non sono solo progetti o aiuti, ma un’espressione dell’amore di Dio che è in noi. Rimanete uniti in Gesù – ha concluso – e saldi nella fede. Siate luce per Gaza e non pensiamo solo ai cristiani. Siamo aperti a tutti”.

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