(foto: Emergency)

A seguito dell’ordine di evacuazione imposto ieri, domenica 20 luglio, dalle forze israeliane nell’area sud-occidentale di Deir al-Balah, le cliniche di Emergency ad al-Mawasi e al-Qarara (Khan Younis) sono costrette a operare a ritmo ridotto. Parte dello staff è in fuga con le famiglie, mentre il team internazionale è bloccato in casa. “Abbiamo vissuto una notte di bombardamenti, esplosioni, elicotteri e droni – racconta Alessandro Migliorati, capoprogetto Emergency a Gaza –. I nostri presidi sono ora irraggiungibili”. L’evacuazione riguarda circa 70mila sfollati e coinvolge direttamente molte Ong. “Alcuni colleghi sono già al terzo o quarto spostamento forzato – prosegue Migliorati –. Le aree ancora disponibili per rifugiarsi sono in condizioni critiche e difficili da raggiungere”. Di fronte al nuovo attacco alla popolazione civile, Emergency rinnova l’appello al governo italiano affinché chieda un cessate il fuoco immediato e garantisca l’accesso umanitario. L’organizzazione ribadisce inoltre le richieste già avanzate con l’appello “Ora!” – firmato da 250mila persone – tra cui la sospensione del memorandum militare Italia-Israele, l’interruzione della vendita di armi e il blocco dell’accordo di associazione Ue-Israele. Emergency è presente a Gaza dall’agosto 2024, dove opera con due cliniche che offrono cure primarie, primo soccorso, assistenza ostetrica e chirurgica di base.

(foto: Emergency)

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