ASCOLI PICENO – Le Diocesi del Piceno hanno un nuovo prete: Sabato 5 Luglio 2025, infatti, alle ore 17:00, presso la chiesa San Pietro Martire in Ascoli Piceno, fra Brice Patchassi, cappuccino della Custodia del Benin, è stato ordinato presbitero, secondo grado del Sacramento dell’Ordine. Ha presieduto la Celebrazione di Ordinazione il vescovo delle Diocesi del Piceno, mons. Gianpiero Palmieri.
A concelebrare la Santa Messa sono stati numerosi presbiteri. Tra i presenti: padre Sergio Lorenzini, ministro provinciale dell’Ordine dei Cappuccini a cui Patchassi appartiene, padre Giansante Lenti, guardiano del convento dei Cappuccini di San Serafino da Montegranaro in Ascoli Piceno in cui fra Brice vive; padre Giacomo Rotunno e padre Pietro Capoccia, confratelli sempre dello stesso convento; padre Danilo Marinelli, dell’Ordine dei frati conventuali; don Gianmarco Lupini, cerimoniere della Diocesi di Ascoli Piceno; molti altri sacerdoti e frati amici del nuovo ordinato provenienti, oltre che dall’Italia, anche dal Congo, dal Togo, dal Benin, dal Senegal, dal Burundi, dall’Uganda e dalle Filippine.
Patchassi, che ha poco più di 40 anni ed è originario del Togo, era destinato ad intraprendere la carriera militare; grazie alla scuola cattolica che ha frequentato, invece, ha incontrato Gesù e successivamente ha conosciuto i frati, partecipando al cammino “La route de l’Évangile”, durante il quale ha sentito più chiaramente la chiamata del Signore. Affascinato dalla figura di San Francesco di Assisi, ha frequentato il noviziato cappuccino nel 2014 in Camerun, per arrivare poi a professare in modo perpetuo i voti di povertà, castità e obbedienza nel 2022 in Benin. Da oltre un anno e mezzo è in Italia: l’11 Ottobre 2024 è stato ordinato diacono dal vescovo Palmieri presso il santuario di San Serafino da Montegranaro in Ascoli Piceno, dove attualmente risiede.
Dopo la lettura del Vangelo, proclamato dal diacono Stefano Corradetti, si è svolto il rito di presentazione ed elezione del candidato Patchassi da parte del ministro provinciale padre Sergio Lorenzini.
Il vescovo Gianpiero Palmieri ha quindi iniziato la sua omelia: «Carissimo fra Brice, carissimi fratelli cappuccini, carissima comunità cristiana, Dio «ha fatto bella ogni cosa a suo tempo» (Qo 3,11), dice il libro del Qoèlet. Ed è una frase che il cuore di Fabrice custodisce. Una frase bellissima che parla della misericordia di Dio. È lo sguardo del Qoèlet che comprende che i tempi di Dio non sono i nostri. Dio agisce agisce: questo è certo. E agisce quando Lui decide e, nella Sua sapienza, sa scegliere bene.
Fra Brice lo ha sperimentato: ha sperimentato che Dio agisce in ogni stagione dell’uomo e dona cose straordinarie, la grazia, la grazia di cui c’è bisogno. La grazia che noi vogliamo chiedere, ma soprattutto la grazia che Lui ha pensato per noi, che a volte è diversa da quella che noi avevamo pensato. Nel 2004, carissimo fra Brice, hai lasciato il tuo Paese e la tua famiglia, per metterti in cammino verso il sacerdozio, in un Paese che non immaginavi, che mai avresti pensato. Ma è qui che la grazia del Signore ti è venuta in aiuto, per donarti quello che nel tuo cuore il Signore aveva già seminato, per donarti il presbiterato, il servizio alla Chiesa”.
“Da figlio di San Francesco – ha proseguito mons. Palmieri –, sai bene che essere discepolo di Gesù significa essere strumento della sua pace e della sua speranza per compiere la Sua volontà. A volte uno pensa di fare la volontà del Signore, ne è convinto; invece è la propria volontà, mascherata anche con belle parole ed intenzioni, ma non è la volontà del Signore; e va avanti così, finché non avviene una profonda purificazione del cuore che ci porta a far combaciare la nostra volontà con la Sua, che ci porta a desiderare davvero la volontà del Signore, che è quella di renderci strumenti della sua pace e della sua speranza. È esattamente quello che è contenuto nel Vangelo di oggi. Gesù manda i suoi discepoli, li manda a due a due, senza borsa, senza sandali, senza denaro, senza niente, come i poveri. E li manda ovunque. Così si è strumenti della sua pace e della sua speranza, diventando cioè segno di chi ha soltanto la volontà di Dio e non la sua, di chi ha soltanto il Vangelo di Dio e non il proprio, di chi ha soltanto la pace e la speranza di Dio e niente che abbia a che fare col proprio io. E allora così si diventa solo di Dio. Ed è così che si può fare l’esperienza del regno di Dio. Come avviene? Il Regno di Dio avviene quando un figlio della pace viene allo scoperto. Come? Dove? Nel mondo ci sono tanti figli della pace, cioè ci sono tante persone che cercano la pace, che vorrebbero la giustizia, che prendono a cuore la vita, che mettono al mondo dei figli, che annunciano il Vangelo della pace e dell’amore. E queste persone non aspettano altro che questa voce, perché la pace ha bisogno di essere sostenuta ed incoraggiata, perché possano sentire che Dio è dalla loro parte, che Dio li conosce e li custodisce, che Dio ha un grande amore e un grande cuore, che Dio è più forte del peccato e porterà a termine il suo regno. Cari fratelli e sorelle, oggi di questo c’è tanto bisogno! Oggi, infatti, tanta gente è scoraggiata, vedendo tanta violenza, tanta indifferenza, tanto egoismo, tanto pressapochismo, e pensa che non ci sia più la speranza. L’operaio del regno di Dio è chiamato, allora, a diffondere nel mondo la Buona Notizia, che Dio è il creatore del mondo, che Dio non ha mai smesso di amare, non ha mai smesso di perdonare, non ha mai smesso di accendere la luce della speranza nel cuore di ogni essere umano”.
Rivolgendosi poi direttamente al frate ordinante, il prelato ha detto: “Carissimo fra Brice, ovunque tu vi troverai, sarai a servizio di questo: strumento della sua pace, a servizio della Sua volontà, in collaborazione con tutti i fratelli e le sorelle che sono uniti nella pace per creare i regno di Dio. Quando ci siamo visti nel salone, mi hai detto: ‘Io chiedo soltanto al Signore di ricevere tutte quelle grazie che vorrà donarmi, perché io so che il Signore dona grazie a chi vuole essere come Lui, a chi vuole essere suo servo. Io so che il Signore, che dona la sua grazia sempre e che fa bella ogni cosa a suo tempo, mi darà la grazia ad ogni tempo per fare bene al Suo servizio”.
Carissimo fra Brice, a te è affidato il compito, come presbitero, di far sì che la Chiesa sia quella madre di cui parla la Prima Lettura, che porta in braccio i suoi figli, che consola, che nutre al seno dell’amore di Dio. E la gloria di Dio è la Sua Parola, sono i Suoi Sacramenti, è la grazia che sono i suoi figli, perché più possano amare la gioia, perché più possano riconoscere la Madre del Signore, perché più possano essere al servizio della Madre Chiesa. Questo è il cammino che ti attende e sarà un cammino di conformazione a Gesù. E questo sarà la tua croce e la tua consolazione: sapere che il cammino che ti attende ti renderà sempre più simile a Gesù. Quando infatti tu sarai crocifisso per il mondo e il mondo sarà crocifisso per te, possa tu sentire che in quel gesto assomiglierai un po’ di più a Gesù. È quello che chiediamo con tutto il cuore al Signore che si realizzi per te: non conta nient’altro, fra Brice, se non l’essere nuova creatura. Ed è quello che il Signore vuole da te. E noi preghiamo affinché fra Brice, da figlio di San Francesco e da presbitero, porti a compimento il cammino che il Signore ha pensato per lui, donandogli in ogni stagione della sua vita tutte le cose belle che gli ha preparato”.
Al termine dell’omelia, fra Brice ha manifestato, davanti a tutto il popolo di Dio riunito per l’occasione, la sua volontà di assumere gli impegni derivanti dal ministero del presbiterato, come fedele cooperatore dell’ordine dei vescovi nel servizio della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo. Queste le promesse più significative: adempiere degnamente e sapientemente il ministero della Parola nella predicazione del Vangelo e nell’insegnamento della fede cattolica; celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel Sacrificio Eucaristico e nel Sacramento della Riconciliazione; implorare la Divina Misericordia per il popolo a lui affidato, dedicandosi assiduamente alla preghiera; essere sempre più strettamente unito a Cristo; riservare filiale rispetto ed obbedienza al vescovo diocesano e al superiore.
Dopo aver preso gli impegni solenni, il frate, come previsto dal rito, si è sdraiato a terra e, insieme all’assemblea riunita, ha pregato le Litanie dei Santi, invocandoli per concedere a lui la benedizione.
Patchassi si è poi inginocchiato davanti al vescovo ed è iniziato il rito di imposizione delle mani. Prima mons. Palmieri ha imposto le mani sul capo del giovane e ha pregato il Signore di effondere su di lui la benedizione dello Spirito Santo e la potenza della grazia sacerdotale. “Noi lo presentiamo a te, Dio della Misericordia – ha detto il vescovo Gianpiero –, affinché sia consacrato e riceva l’inesauribile ricchezza dei tuoi doni”. A seguire tutti i presbiteri concelebranti hanno imposto le mani sul frate, mentre il vescovo rivolgeva al Signore la preghiera di ordinazione.
È seguito poi il rito di vestizione degli abiti sacerdotali. Aiutato dal ministro provinciale, il frate ha indossato la stola al modo sacerdotale e la casula. Quindi ha ricevuto, per mano del vescovo, l’unzione della mani con l’olio del crisma. Infine gli sono stati consegnati la patena ed il calice per la celebrazione della Messa. Avvolgente l’abbraccio del vescovo e dei concelebranti ed idealmente anche di tutta la Chiesa al frate cappuccino, divenuto ormai padre Brice.
Dopo i riti di Comunione e prima della benedizione, padre Brice ha voluto manifestare la sua gratitudine nei confronti di alcune persone che gli sono state particolarmente vicino: il vescovo Gianpiero, il ministro provinciale padre Sergio, padre Giansante, padre Pietro, padre Giacomo e l’anziano padre Fedele Salvadori, tutti i fratelli cappuccini, don Daniele De Angelis, parroco della comunità di San Pietro martire, e tutti i presbiteri delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, il coro che ha animato la Messa e tutti i presenti.
Con la voce interrotta dalla commozione, ha detto: “Oggi per me è un giorno di grande gioia e profonda gratitudine. Nella vita del cristiano, non c’è casualità. Tutto ha un senso e in ogni situazione della nostra vita possiamo imparare qualcosa. Chi ha conosciuto la delusione, può parlarne a ragione. Chi ha visto uno dei suoi cari morire, può parlarne a ragione. Chi ha perdonato, può parlarne a ragione. Con questo voglio dire che solo una persona che ha fatto un’esperienza del genere può parlarne a ragione e può testimoniare che tutto ha un senso. Voi vi starete chiedendo perché io vi stia raccontando queste cose. Solo per dirvi che sarebbe una bella cosa, dire grazie a Dio in qualsiasi situazione. Anche in quelle più brutte, che ci fanno piangere, perché certe cose della vita si vedono solo se gli occhi sono puliti dalla lacrime“.
Il neoprete ha poi proseguito: “Oggi in questa chiesa abbiamo preti provenienti da Paesi diversi: Senegal, Filippine, Burundi, Uganda, Benin, Togo e Congo. Che bello che siamo qua, insieme ai frati di Ascoli”! Di questi ultimi ha raccontato che la mattina dell’Ordinazione gli hanno parlato uno alla volta, separatamente e in momenti diversi della giornata. A loro ha detto: “Vi ringrazio. Custodisco nel mio cuore tutto quello che mi avete detto. Mi servirà per la mia vita, per il Ministero”. Infine, rivolgendosi a tutta l’assemblea, ha concluso: “Quando sono andato via dall’Africa, mia madre mi ha detto: ‘Io sono qua, ma dove andrai, avrai tante altre mamme’. Io questo amore di mia madre lo sento ogni volta che vengo accolto dai bambini e dalle mamme. Il loro abbraccio e il loro sorriso significano che mi vogliono bene. A voi genitori mi sento di dire che è importante, per i vostri figli, ricevere la vostra benedizione. E a voi, figli, dico che è importante ascoltare i genitori”.
Grande la gioia dei fedeli presenti, in particolare delle volontarie dell’Ordine Francescano Secolare che sta nel convento di San Serafino.
Questo l’augurio di Giuliana Clerici, ministra dell’Ordine Francescano Secolare: “Brice è stato un dono di Dio. È un ragazzo meraviglioso, così solare! Sa stare in mezzo alla gente, sia con i bambini sia con gli anziani: ha una parola dolce per tutti. Ricordo con commozione il primo giorno che mi ha visto. Mi ha chiamato mamma. Io, che non ho figli, mi sono commossa e mi commuovo ogni volta che mi chiama così. Brice nell’omelia ha raccontato che la madre che ha detto che avrebbe trovato tante mamme. È vero: noi l’abbiamo accolto come un figlio. E lui è la nostra soddisfazione, il nostro orgoglio, perché è arrivato dove tante persone non arrivano più. Brice è un dono di Dio. Speriamo che ce lo conservi a lungo!”.
Dello stesso avviso Anna Maria Fioravanti, sempre facente parte del Terzo Ordine: “Noi stiamo qui ad aiutare i nostri cari frati da molto tempo. Brice è stato una ventata di freschezza! È insuperabile nell’accoglienza, un’accoglienza fatta di abbracci e di sorrisi. Ecco: se dovessi scegliere una qualità che lo rappresenti pienamente, direi che la sua caratteristica predominante sia proprio il sorriso, accompagnato dalla disponibilità e dalla voglia di imparare sempre tutto bene e nel rispetto di ciascuno. I ragazzi che vengono da altri Paesi, da realtà che possono offrire molto meno di quello che noi diamo ai nostri ragazzi, sono molto diversi, sono tutta un’altra storia! La cosa che mi ha fatto proprio tanto emozionare durante la Messa è stato il fatto che Brice abbia pensato alla sua famiglia che purtroppo è lontana. Penso che questo, per lui, sia un dolore grande. Però, come ha ammesso lui stesso, noi gli diciamo sempre che di qualsiasi cosa avesse bisogno, noi ci saremo. E insieme a noi ci sono anche i frati e tutta la comunità cristiana, che gli vuole molto bene e che lo sosterrà sempre”.
La serata si è conclusa con un momento di agape fraterna nei locali del convento di San Serafino da Montegranaro, dove la comunità han gioito e festeggiato insieme al nuovo presbitero.
Ieri, Domenica 6 Luglio 2025, alle ore 11:00, padre Brice ha presieduto la sua prima Messa presso la chiesa del convento, insieme ai suoi confratelli.































































0 commenti