SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è conclusa domenica 30 ottobre, con la celebrazione eucaristica delle ore 11:30, la visita pastorale del Vescovo Carlo Bresciani nella Parrocchia di San Filippo Neri in San Benedetto del Tronto. La Messa, presieduta dal Vescovo Carlo, è stata concelebrata da don Gianni Croci e don Gabriele Paoloni, oltre che dal diacono Walter Gandolfi.

Queste le parole del Vescovo Bresciani durante l’omelia: “La Parola di Dio trasmette sempre qualcosa di importante. Oggi, ad esempio, nella Prima Lettura, attraverso le parole del Libro della Sapienza, Dio ci dice che ci ama e che, dentro questo Suo amore, ci siamo tutti. Ma cos’è questo amore? Si tratta di una parola molto usata, spesso anche abusata, tanto che a volte racchiude al suo interno anche quello che amore non è. La Parola di oggi chiarisce a tutti noi che Gesù è l’incarnazione dell’amore di Dio: l’incontro di Gesù con Zaccheo, infatti, ci fa comprendere davvero cosa sia questo amore. Zaccheo è il capo dei pubblicani, quindi una persona ricca e disprezzata dalla popolazione: i pubblicani, infatti, riscuotono le tasse e ne trattengono una parte per loro. All’epoca di Gesù non sono persone oneste e Zaccheo non fa eccezione. Ma, ad un certo punto, nella vita di quest’uomo qualcosa cambia: Zaccheo, infatti, sente parlare di Gesù, ma questo non gli basta, vuole conoscerlo fino in fondo. Forse non l’ha ancora capito, però Zaccheo è un cercatore di Dio. Come capita anche a noi, che spesso abbiamo tanti impedimenti, anche Zaccheo fa fatica a trovare Gesù. Il primo ostacolo è la sua statura: egli, infatti, è piccolo e basso, come se fosse un bambino in mezzo alla folla. Il secondo ostacolo è proprio la folla che copre qualsiasi visuale. Allora Zaccheo si rende conto che ha bisogno di salire per poter vedere Gesù: non può contare solo su se stesso, quindi deve salire su un albero e staccarsi dalla folla. Così anche noi, se vogliamo vedere Dio, dobbiamo volare alto. Certamente non tutti gli alberi ci aiutano a vedere Gesù. Quali sono quelli che, come il sicomoro, ci aiutano a raggiungere Gesù? Noi abbiamo prima di tutto la Parola di Dio, poi la Chiesa. È bello constatare come in questo racconto ci sia una cooperazione di Zaccheo e di Gesù. Se da un lato Zaccheo corre velocemente per salire sul sicomoro e quindi c’è un’iniziativa di Zaccheo, dall’altro lato c’è anche un’iniziativa di Gesù che alza lo sguardo verso il cielo e vede Zaccheo sull’albero. Gesù Cerca ciascuno di noi per guardarci negli occhi con sguardo d’amore. Quello sguardo d’amore di cui si parla nella Prima Lettura lo vediamo realizzato nel racconto del Vangelo. Ma Gesù non si accontenta di uno sguardo, bensì vuole trascorrere del tempo con Zaccheo. È come se gli dicesse: ‘Tu sei importante per me’. Nella richiesta di Gesù di fermarsi a casa di Zaccheo è racchiuso quel desiderio di comunione di Dio nei nostri confronti. Zaccheo scende in fretta dall’albero e conduce Gesù a casa sua. Grande è la sua gioia. E noi come rispondiamo al desiderio di Gesù di fermarsi a casa nostra? Solo quando le nostre case ospitano Gesù, allora sono piene di gioia. È proprio lì, infatti, che avviene quel cambiamento completo che ci cambia la vita. Ma c’è ancora un terzo ostacolo che impedisce a Zaccheo di vivere pienamente quella sua gioia ed è nuovamente la folla, la sua mormorazione. Sta avvenendo una cosa molto bella: Zaccheo, infatti, sta avviando un percorso di salvezza. La folla, però, critica. Come è brutta la mormorazione! Il nostro parlare allontana da Gesù e spacca le comunità. Quelli che si ritengono giusti, sono peccatori, perché mormorano contro Gesù. Anche nelle nostre comunità dobbiamo imparare ad evitare la mormorazione, a non giudicare, perché le critiche allontanano da Gesù.”

Un’ultima riflessione che voglio fare sul Vangelo di oggi – ha concluso il Vescovo Bresciani – riguarda il cambiamento di Zaccheo, un cambiamento totale. A seguito di questo incontro, Zaccheo comprende, da un lato, l’amore di Dio e, dall’altro, l’amore per gli altri. Per quanto riguarda il primo, Zaccheo accoglie Gesù in casa, ma anche dentro di sé, costruendo così un nuovo rapporto con Dio. Per quanto concerne il secondo, invece, Zaccheo decide di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di restituire quello che ha rubato, mostrando verso il prossimo un’attenzione diversa da quella precedente, perché ha capito che l’amore verso Dio si realizza nell’amore per gli altri. Zaccheo quindi ricostruisce la giusta relazione con Dio e con il prossimo e ne viene fuori un uomo nuovo. Lo stesso vale per noi. Se non accogliamo così Gesù, non solo a casa nostra, ma anche nei nostri cuori, non tiriamo fuori di noi il bello che c’è dentro di noi. Possiamo anche ricevere i Sacramenti, ma, se non tiriamo fuori la persona bella che Dio vuole da noi, l’incontro con Dio non diventa un incontro che salva. È questa la novità di vita che Zaccheo ha scoperto: che anch’egli è figlio di Abramo, quindi figlio di Dio, quindi fratello di tutti. Zaccheo scopre la fraternità. Questo è il cammino di noi cristiani come Chiesa, il cammino della fede, della vita cristiana. Prendiamo dunque esempio da Zaccheo e chiediamo al Signore che ci aiuti a salire sull’albero giusto, ad evitare la mormorazione che divide le comunità, a riscoprirci tutti fratelli. È questa la strada bella verso quell’umanità nuova che il Signore ci vuole donare.”

Prima della benedizione finale, il parroco don Gianni Croci ha preso la parola per ringraziare Bresciani: “Carissimo Vescovo Carlo, grazie per questo tempo trascorso in mezzo a noi! È il grazie dei malati che ha visitato, dei bimbi che ha incontrato, degli operatori pastorali, di tutta la comunità e, non ultimo, dei preti. Grazie perché la sua presenza ci ha fatto sentire più in comunione con la Chiesa e più uniti tra di noi, incoraggiandoci così a ‘camminare insieme’, per essere una Chiesa sinodale, come ci chiede papa Francesco. Grazie per il dono di un calice che ci impegna ad essere una comunità eucaristica, capace di ringraziare e non di mormorare, di ascoltare la Parola del Signore e di tutti le sorelle e i fratelli, di diventare davvero ‘un solo corpo in Cristo’. Carissimo Vescovo Carlo, la nostra gratitudine si fa preghiera, perché possiamo vedere in lei la presenza di Cristo pastore: un pastore che mai prova disgusto, ma compassione di fronte alla fragilità e alla pochezza del suo gregge e che, quando può, si ferma nella nostra casa come fa Gesù con Zaccheo. Carissimo Vescovo Carlo, vorremmo fare nostre le parole di Paolo: ‘preghiamo continuamente per lei, perché il nostro Dio la renda degno della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù’.”

I fedeli presenti hanno manifestato la loro approvazione con un grande applauso al termine della Messa, segno di rendimento di grazie a Dio per i bei momenti vissuti con il Vescovo Carlo.

 

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