SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ci uniamo a quanti in questa estate hanno ricordato il 90esimo anniversario dell’opera dell’ing. L. Onorati che diede un grande impulso al turismo della nostra città… con qualche notiziola in più.
Messo lì quel tratto del lungomare che oggi ha nome viale Buozzi, sembra un contro senso con quei balconi e quelle ampie scalinate con l’armonia delle esedre e scalee fastose,che avrebbero un senso affacciate su un arenile prospiciente il mare. Oggi è storia, ma non sempre è stato così. Quando l’ing. Luigi Onorati progettò quello che poi fu chiamato il viale al mare, inaugurato il 29 luglio 1932, il giorno della festa della Madonna della Marina, quel tratto che dalla odierna rotonda si distendeva verso l’Albula, presentava una stupenda spiaggia e un mare invitante. Era l’anno in cui la nostra città, per quanto riguarda il turismo, faceva un gran passo avanti di qualità, perché, nonostante continuasse nella pesca il suo rapporto privilegiato con il mare, aveva scoperto la sua vocazione turistica e si attrezzava per accogliere nella maniera migliore i suoi ospiti. Con la Palazzina Azzurra, opera dello stesso Architetto, la nostra città fu frequentata da tante persone che i pochi alberghi e mal posti e le famiglie affittuarie non riuscirono più a contenere.
Da queste due realizzazioni possiamo datare l’inizio della storia del nostro turismo, anche se non possiamo ignorare tutti i personaggi e gli interventi precedenti che avevano palesato future possibilità. Ci fu un personaggio che più di altri intuì la trasformazione che si stava operando nel passaggio da un utilizzo dei bagni di mare e di sole a scopo terapeutico a quello di piacevole vacanza da godere con tutti i confort. Si tratta di Costanzo Chauvet , direttore del giornale “Il Popolo Romano”. Dopo aver acquistato lo Stabilimento Bagni e averlo ristrutturato per venire incontro alle nuove esigenze, seppe propagandare la nostra spiaggia attraverso il suo giornale, specie nella Capitale, incentivando l’afflusso dei turisti romani che furono sempre più numerosi nella nostra città. Questa intanto si andava arricchendo di costruzioni sempre più sofisticate, con villini usciti dalla matita del celebre architetto Alessandro Tamanti, a testimonianza che molti possidenti capirono che le terre prospicienti il mare erano diventate un buon investimento. Tutto questo avveniva tra la fine del secolo XIX e l’inizio del XX con tutte le difficoltà di una prima guerra mondiale che aveva tolto la migliore gioventù dalle famiglie.
S.Benedetto fu una delle poche località a mantenere, in quei difficili anni, costante il flusso turistico e tale rimase nonostante “lo spostamento della spiaggia” a sud dell’Albula, resosi necessario per la costruzione del molo sud del porto. Si era nell’anno 1935, lo stesso dell’annessione di Porto D’Ascoli. Questo “spostamento” non fu traumatico, anzi con la costruzione di nuove ville, si intuirono le nuove possibilità che presentava quella zona, in parte ancora occupata da alcune colture mediterranee e da spazi utilizzati per “il tiro a segno”. Si pensò anche a Colonie estive frequentate da ragazzi e ragazze ed organizzate da Associazioni. Intanto i luoghi di divertimento, specialmente la Palazzina Azzurra, diventavano meta di incontri serali, di “Gran Gala della Riviera” a cui prendevano parte anche le famiglie benestanti del territorio, specialmente di Ascoli Piceno. Nel frattempo altre opere si aggiunsero per rendere sempre più confortevole il soggiorno degli ospiti. Importantissima l’inaugurazione del nuovo Acquedotto, fu ristrutturato anche il Teatro “La Concordia”.
La “grande guerra” sembrò cancellare tutto quanto era costato denaro e fatiche, specie in quell’anno in cui la popolazione fu costretta allo sfollamento nei paesi vicini. Ma il popolo sambenedettese, avvezzo alle turbolenze del mare che continuava ad essere la fonte principale dell’economia cittadina, non si lasciò scoraggiare e tornato, dopo aver guarito le ferite che i ripetuti bombardamenti avevano procurato, iniziò quella nuova stagione i cui vantaggi, ancora oggi noi assaporiamo. Forse il tutto fu fatto con troppo entusiasmo che non sempre aiuta la ragione a cercare opere che durino nel tempo, come l’immarcescibile Viale e la Palazzina Azzurra dell’ingegnere Onorati, che, nonostante tutto, restano il centro della nostra vita cittadina.
Con il turismo non vanno dimenticate tutte le altre realtà del nostro territorio e le nostre radici, che fanno parte della nostra specificità, come ben aveva intuito il giornalista Matteo De Monte che sulle pagine de “il Messaggero” nel lontano 1953 così scriveva: “ …non esiste la San Benedetto dei bagnanti e la San Benedetto dei pescatori, dei funai e dei legnaioli. C’è una sola San Benedetto; quella che abbiamo distillato per voi in un cocktail delicatissimo, con il respiro dell’Adriatico, il palpito delle vele sul mare turchese, i pennoni dei pescherecci alla fonda, i grossi tronchi di pino accatastati nelle segherie, i filari di palme e di oleandri del Lungomare dove l’ombra notturna giuoca a rimpiattino con le zolle di luce, il sorriso delle ondine dalle braccia color ebano, le ruote dei cordai che ricordano, nel torrente secco, i mulini d’Olanda, e, finalmente gli accordi dolcissimi che appena sfioriti dai mosaici della Palazzina, navigano leggeri nella conchiglia d’erbe, tra virtuosismi del sassofono, le malie dei violini, la magia del pianoforte e il dolore della cornetta”.
Pietro Pompei




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