DIOCESI – Sabato 13 dicembre, nella chiesa di San Vittore è stata presentata la XVI Biennale d’Arte Sacra e Contemporanea, un appuntamento molto importante che, a partire da gennaio, coinvolgerà altri luoghi simbolo del territorio: la chiesa di Sant’Agostino ad Ascoli Piceno e il Museo Stauròs d’Arte Sacra e Contemporanea di San Gabriele (TE). In estate, l’esposizione approderà anche a Grottammare, ampliando ulteriormente il respiro dell’iniziativa.
All’incontro inaugurale sono intervenuti mons. Gianpiero Palmieri, vescovo della diocesi, don Francesco Guglietta, parroco della chiesa di San Pietro Martire e collaboratore diocesano per il rapporto tra ricerca artistica e spiritualità, Giuseppe Bacci, curatore della mostra, e l’assessore alla Pubblica Istruzione di Ascoli Piceno, Donatella Ferretti.
L’arte come ricerca spirituale
Mons. Palmieri ha sottolineato la bellezza e il valore simbolico della chiesa di San Vittore, definendola «luogo ideale per presentare una mostra di Arte Sacra e Contemporanea». «L’arte sacra è passionale e spirituale – ha affermato – e ci permette di avvicinarci a Dio». La chiesa, non ancora ufficialmente riaperta, ha già ospitato eventi significativi della vita diocesana e sarà consacrata con una celebrazione liturgica nel mese di febbraio.
Il vescovo ha poi offerto una riflessione sul significato dell’arte sacra contemporanea: non necessariamente legata alla rappresentazione di soggetti religiosi, essa è sacra perché espressione della ricerca spirituale dell’uomo e della donna. Una ricerca che può manifestarsi nella luce come nell’ombra, generando inquietudine, paura o disequilibrio, ma sempre animata da una forte tensione interiore e da una passione autentica.
Un progetto che affonda le radici nella storia
Giuseppe Bacci ha ricordato come la Biennale di Stauròs sia giunta alla sua sedicesima edizione, inserendosi in un percorso avviato già negli anni Ottanta e ispirato al dialogo tra Chiesa e artisti promosso da Papa Paolo VI nel 1964. Da quella sollecitazione nacquero importanti esperienze, tra cui il Museo della Collezione Vaticana d’Arte Contemporanea, e il Museo Stauròs ha fatto propria la missione di riavvicinare gli artisti alla produzione di arte sacra come ricerca dell’Altro.
Il tema di questa edizione, “Profeti di Speranza, Creatori di Bellezza”, rende omaggio al Giubileo Pellegrini di Speranza indetto da Papa Francesco ed è articolato in cinque sezioni. «L’arte – ha ribadito Bacci – non deve avere aggettivi: deve essere capace di emozionare e creare bellezza. Se riesce a toccare anche una sola persona, allora ha raggiunto il suo scopo».
Fondamentale, in questo percorso, è stato il lavoro di squadra e il forte legame con il territorio. Gli artisti ascolani hanno collaborato in modo compatto alla realizzazione dell’allestimento, essenziale ma efficace, capace di valorizzare le opere e il dialogo che si instaura tra di esse. Un ringraziamento particolare è stato rivolto a Giuliano Giuliani, promotore e anima del progetto, per il ruolo di guida e di sintesi svolto anche in questa edizione.
Bellezza e speranza, un dialogo possibile
L’assessore Donatella Ferretti ha evidenziato il valore culturale e umano dell’iniziativa: «Questa mostra ci permette di toccare con mano il dialogo tra la speranza, virtù teologale, e la bellezza, eredità del mondo classico». Contemplare la bellezza, ha aggiunto, dovrebbe essere un diritto umano, perché nutre ed eleva l’animo, avvicinando l’uomo all’opera divina.
Don Francesco Guglietta ha infine definito la Biennale come «un dialogo tra ciò che è stato e ciò che è oggi», tra lo sguardo sacro del passato e quello degli artisti contemporanei. Anche l’opera collocata all’esterno della chiesa, visibile di sera, diventa segno e racconto di speranza per chi attraversa la città.
La XVI Biennale d’Arte Sacra e Contemporanea si presenta così come un’esperienza di incontro, riflessione e bellezza, capace di parlare al presente e di aprire uno spazio di speranza attraverso il linguaggio universale dell’arte.



























