DIOCESI – In tutta la Diocesi di Ascoli Piceno e in quella di San Benedetto del Tronto–Ripatransone–Montalto, nella sera di ieri, 9 Dicembre 2025, si sono accesi i tradizionali falò, allestiti sulla spiaggia, nelle piazze cittadine o nelle campagne. Una tradizione antichissima, ancora viva e partecipata, nata per “fare luce” alla Casetta della Madonna di Loreto, di cui si ricorda la miracolosa traslazione.
Nella diocesi ascolana, in alcune zone, la tradizione era nota come “Natalitte”, appellativo che richiamava una sorta di “piccolo Natale”: si consumavano infatti cibi di magro, come nelle vigilie, e si ribadiva che quel giorno rappresentasse un anticipo della festa grande.
Tutte le parrocchie hanno rinnovato questo rito popolare, alcune anche nei giorni precedenti, ciascuna con forme proprie ma unite da un’unica grande partecipazione. Di seguito, la cronaca delle comunità che hanno inviato il loro contributo, seguite da una galleria fotografica proveniente dalle parrocchie del Piceno.
ASCOLI PICENO – BORGO SOLESTÀ
Ieri, nel quartiere di Borgo Solestà, si è rinnovata la tradizione della Porta di Speranza, iniziativa che a Settembre aveva coinvolto la parrocchia di San Giacomo della Marca, l’Associazione Sportiva San Giacomo della Marca, l’Istituto Comprensivo Ceci Cantalamessa, la Polisportiva Borgo Solestà e il Sestiere di Porta Solestà. L’edizione di ieri ha visto ampliarsi la rete dei promotori.
Hanno infatti partecipato anche la Parrocchia di San Bartolomeo, il Convento di San Serafino di Montegranaro e il Circolo Ricreativo Culturale Borgo Solestà, con il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno.
Il programma vissuto ieri
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Ore 18.00 – Celebrazione della Santa Messa in ciascuna chiesa del quartiere, presieduta dai rispettivi parroci.
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Ore 18.30 – Partenza dei fedeli da ogni chiesa e camminata comunitaria verso il parco-parcheggio della zona di “Shangai”, in via Saladini, punto di ritrovo comune.
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Fino alle ore 20.00 – Racconto della storia e del significato del falò, preghiera comunitaria, benedizione e canti attorno al fuoco.
GROTTAMMARE
Nella parrocchia di San Pio V, dopo la Messa delle ore 18.30, il parroco mons. Federico Pompei ha guidato i ragazzi scout nella recita del Rosario per le vie del centro, fino a raggiungere la spiaggia. Qui gli scout, supportati dalla Protezione Civile per motivi di sicurezza, avevano predisposto una grande catasta di legna per l’accensione della “Fochera” o “Focaraccio”.
Al termine della preghiera, i giovani hanno animato una veglia con canti mariani, mentre il fuoco cresceva e la fiamma si levava alta nel buio della sera. Moltissime le famiglie presenti, con tanti bambini che, con il naso arrossato dal freddo, scrutavano il cielo nella speranza di intravedere la Casetta della Madonna.
Un’altra fochera è stata accesa anche nel piazzale della chiesa di Sant’Agostino, al Paese Alto, alle ore 21.00, accompagnata dalla recita del Santo Rosario.
MONTELPARO
Anche Montelparo ha rinnovato, come accade da secoli, l’accensione del tradizionale “U Focarò”, in memoria del passaggio della Santa Casa nei cieli diretta verso Loreto. Il falò è stato preparato con cura dagli abitanti di Contrada Sala, dove ancora oggi sopravvive questa usanza nei pressi del piccolo santuario detto “Piccola Lourdes”.
La tradizione ricorda che un tempo il falò veniva acceso in molte vie e piazze del paese e in tutte le contrade, con una partecipazione festosa e quasi competitiva nel raccogliere legna per realizzare la catasta più grande.
Ieri, come elemento particolarmente significativo, all’interno della catasta è stata inserita una scatola contenente i biglietti con le richieste di grazie che i bambini del catechismo avevano raccolto durante la Messa domenicale.
Numerosi i presenti, che hanno seguito con devozione le preghiere e i canti guidati da padre Agostino e padre Giovanni.
COLONNELLA
Anche nelle comunità abruzzesi delle nostre Diocesi sono state accese le tradizionali “fochere”. A Colonnella, ad esempio, Sabato 7 Dicembre, alle ore 21.15, molti fedeli si sono riuniti in piazza del Popolo, davanti al simulacro dell’Immacolata, per pregare insieme. Il momento, curato dalla Confraternita della Madonna del Suffragio, è stato seguito dall’accensione della “fochera”.
Quest’anno il fuoco dell’Immacolata, giunto alla sua ottava edizione e curato dall’associazione “Amici del Cuore”, è stato dedicato alla memoria di Santa Teresa di Calcutta, premio Nobel per la Pace per il suo impegno a favore dei più poveri tra i poveri e per il suo rispetto verso il valore e la dignità di ogni singola persona.
Al calduccio sprigionato dalle fiamme, adulti e bambini si sono messi in ascolto della colonnellese Marisa Passavanti, che ha raccontato ai più giovani “la fochera de navodde e il Natale dei nonni“.
“Li frittejette”: il sapore della tradizione
Un tempo, nelle case, la sera del 9 Dicembre le nonne preparavano “li frittejette”, piccoli fritti a base di ciò che si aveva: broccoli, alici, farina, uova, qualche pezzetto di baccalà. Le massaie, pur povere, riuscivano con ingegno a creare un piatto semplice ma simbolico, legato all’attesa della “Venuta” della Santa Casa.
I bambini, faticando a prendere sonno, spiavano dal davanzale nel buio, sperando di vedere cadere una piuma degli Angeli che trasportavano la Casa della Madonna. Un intreccio di fede, tradizione popolare e antichi riti del mondo contadino, preludio alla festa grande del Natale.

























