Di Roberto Cestarelli
DIOCESI – Tutte le città italiane, l’8 dicembre scorso, hanno celebrato la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria; tra queste c’è anche la nostra Ascoli. La definizione dogmatica fu proclamata dal beato Papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus”, nella quale si afferma che Maria è esente dal peccato originale fin dal momento del suo concepimento nel grembo materno.
Il rito religioso
Nel monumentale tempio di San Francesco, alle ore 12:00, è iniziata la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo mons. Giampiero Palmieri, concelebrante padre Danilo Marinelli. La chiesa, colma di fedeli, era avvolta da una profonda devozione; ogni angolo risuonava di preghiere e canti, riempiendo l’intero spazio di una sacralità quasi palpabile.
I Frati Francescani
A custodire quel sacro luogo e a renderlo ancora più solenne, con il contributo indispensabile dei frati francescani, sono stati i padri Danilo, Narcis, Ubaldo e Iulian; i padri Iridio e Alberto, da un po di tempo, non sono operativi. È stato proprio il padre guardiano Danilo Marinelli, francescano dal carisma straordinario, a fare gli onori di casa. Al termine della messa ha rivolto all’arcivescovo un sentito ringraziamento per la sua preziosa presenza, ricordando con gratitudine tutti i ministranti, la corale e quanti hanno lavorato dietro le quinte, sottolineando l’impegno instancabile dei frati francescani nel rendere possibile la celebrazione.
Intervento dell’Arcivescovo
Nel suo intervento di apertura, all’inizio della messa, l’arcivescovo monsignor Gianpiero Palmieri ha detto: “Oggi, in questo sacro luogo di Ascoli, radicato da secoli nella devozione all’Immacolata, celebrando solennemente la Concezione di Maria, ci sentiamo colmi di gioia e gratitudine. Ci poniamo davanti al Signore, ai piedi del suo amore, consapevoli che Egli ci mostra il Figlio e, attraverso di Lui, ci affida Maria come modello e immagine della Chiesa tutta. Con fiducia e umiltà ci avviciniamo alla misericordia del Padre, chiedendo il perdono dei nostri peccati”. Nell’omelia, il Vescovo Palmieri ha esordito così: “In questa liturgia solenne dell’Immacolata, noi ci lasciamo guidare e consigliare dalla Parola di Dio. Nella seconda lettura, Paolo agli Efesini, ci propone un inno meraviglioso: all’apparenza un po’ difficile, ma quando ci si entra dentro è di una ricchezza straordinaria. Ci dice che, nel principio eterno, quando il Padre genera il Figlio – che si sarebbe incarnato nel tempo – lo ha pensato come il primogenito di molti fratelli, perché dall’eternità il Padre, nel suo amore, ci ha pensati.” E ancora: “Maria ci è stata donata come segno, e proprio per questo celebriamo la festa dell’Immacolata. In lei si racchiudono due verità fondamentali”. Nell’interpretazione, è emerso che il serpente tenterà di insidiare il nostro calcagno, ma è Maria a schiacciargli la testa: è la prima promessa di Dio, la certezza che il male non avrà l’ultima parola nella nostra vita né nella vita della Chiesa. Quando il male cerca di afferrarci il calcagno, è lei a spezzarne la potenza. Il peccato domina su di noi solo quando ci allontaniamo da Dio; se invece ci rifugiamo tra le sue braccia, il peccato perde ogni forza. In questo abbraccio mariano troviamo la speranza: il male può avvicinarsi, ma non può prevalere. In merito alla seconda promessa, l’altra forte affermazione che Dio ci fa in Maria è che saremo fecondi, sia come persone sia come Chiesa. “Tu, Maria, diventerai madre di figli. Eva è la madre; Maria diventerà la madre del Figlio, e così Maria diventa l’immagine della Chiesa. Nel Figlio, Maria diventa madre di tanti figli, la Chiesa”. In altre parole, la nostra fecondità ecclesiale consisterà – proprio come quella di Maria nel generare Cristo nel mondo – nel vedere numerosi figli nascere alla vita della fede.
Affidamento al Cuore Immacolato di Maria
Alla sera, al termine della messa delle ore 18:00, i membri della Milizia dell’Immacolata e i fedeli hanno recitato la supplica di affidamento all’Immacolata Concezione.
L’affidamento è una preghiera di intercessione e di guida che invita a custodire il proprio cuore “senza macchia”, colmo di bene e lontano dal peccato. Consacrarsi a Maria significa rimettere la propria vita nelle sue mani e offrire a Dio ogni azione attraverso il suo Cuore Immacolato. Unendosi a questa preghiera universale, i fedeli rafforzano il senso di comunità e l’affidamento condiviso della Chiesa a Maria, supplicando per le necessità del mondo – pace, giustizia e la fine delle crisi. In sintesi, l’affidamento permette ai credenti di onorare la grazia unica concessa a Maria e di invocare la sua protezione materna nella vita quotidiana.
Coro e musica
Il coro “Cento Torri”, magistralmente diretto da Maria Regina Azzara, ha avvolto l’intera cerimonia con una musica soave e avvolgente, trasformando ogni momento in un vero incanto sonoro. Grazie al loro canto armonioso, la celebrazione ha raggiunto vette di bellezza e commozione, rendendo il rito religioso ancora più coinvolgente. L’intera giornata, grazie al lavoro silenzioso e dedicato dei frati francescani, alla guida sapiente dell’arcivescovo Palmieri e alla partecipazione devota dei fedeli, ha testimoniato la profonda fede che anima la comunità di Ascoli Piceno, confermando la tradizione mariana che da sempre caratterizza la vita della diocesi ascolana. “È appena il caso di ricordare che la Corale Polifonica ‘Cento Torri’ — ha riferito il presidente Giorgio Aquilani — nei suoi cinquantatré anni di attività ha avuto l’opportunità di esibirsi in numerosi concerti, sia in Italia sia all’estero, conquistando una buona reputazione per l’alto livello delle sue esecuzioni canore. Ad oggi i componenti del coro sono 35, divisi in due sezioni: Soprano e Contralto per il comparto femminile, Tenore e Basso per il comparto maschile.”
Quando la fede riempie la chiesa e i media la relegano a sfondo dimenticando la Solennità dell’Immacolata Concezione
La chiesa, gremita di fedeli, era colma di devozione: preghiere sussurrate e canti corali riempivano ogni angolo, trasformando lo spazio sacro in un unico, vibrante inno di fede. Eppure, è ormai consuetudine osservare come i grandi mezzi di comunicazione, sempre più distratti, mettono in disparte la celebrazione dell’8 dicembre – la solennità dell’Immacolata Concezione – a un mero sfondo di notizie di viaggio. Quando, per caso, se ne parla, l’accento cade quasi esclusivamente sul “ponte dell’Immacolata”: escursioni nelle città d’arte, weekend di sci sulle piste imbiancate o semplici spostamenti per godere di un giorno di riposo. Così, il profondo significato spirituale della festa, la proclamazione dogmatica del 1854 e la testimonianza viva di una comunità raccolta in preghiera, vengono spesso oscurati da un approccio meramente turistico, lasciando che la vera essenza della solennità dell’Immacolata Concezione rimanga, per molti, un eco lontano.













