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Nigeria: p. Ihejirika (padri Somaschi), “violenza fuori controllo, il governo protegga la popolazione”

“La situazione per i cristiani è peggiorata. Tutti hanno paura di andare in Nigeria. La sicurezza dovrebbe essere la prima preoccupazione del governo”: lo afferma in una intervista al Sir padre Tobias Chikezie Ihejirika, padre somasco nigeriano, oggi collaboratore pastorale a Monte Sant’Angelo (Foggia). La Nigeria rimane il Paese con il più alto numero di cristiani uccisi nel 2025 e uno degli Stati più pericolosi al mondo per chi professa la fede: oltre 3.100 i cristiani assassinati dall’inizio dell’anno, l’82% del totale mondiale. Rapimenti, attacchi jihadisti, banditismo e violenze dei pastori Fulani continuano a colpire chiese, villaggi e ministri di culto.  Il sacerdote denuncia un clima di violenza diffuso “in tutti gli Stati del Paese”, con rapimenti e omicidi mirati di preti e pastori: “Molti vengono uccisi perché ministri di culto. È un tempo di martirio, una testimonianza scritta nel sangue”. Nonostante i rischi, i Somaschi mantengono la loro presenza in Nigeria con missionari italiani e locali: tra loro padre Luigi Brenna, 74 anni, sopravvissuto a un tentativo di rapimento e tornato in missione “perché c’è ancora speranza, anche se tra le spine”. Padre Ihejirika indica nella mancanza di un apparato di sicurezza territoriale uno dei nodi principali: “La polizia è centralizzata. Così non si può affrontare l’emergenza. Alcuni responsabili dei reati sono protetti da figure interne al governo”. Per questo il religioso propone una riforma istituzionale: “Bisogna ripristinare veri governi regionali e ridurre il potere federale. La Nigeria è troppo grande per essere governata in modo centralizzato”. Dietro la violenza – sottolinea – non c’è solo la religione, ma anche “petrolio, miniere d’oro e interessi economici”. Da qui l’appello alla comunità internazionale e ai Paesi europei: “Si smetta di mantenere rapporti internazionali ipocriti e si affrontino i veri problemi. Bisogna seguire il denaro: capire di chi sono i fondi, dove finiscono, rimpatriare i soldi rubati e sanzionare i singoli responsabili, non la nazione intera. Perché a soffrire, altrimenti, sono i poveri. C’è anche molta corruzione: chi diventa governatore e si arricchisce improvvisamente deve spiegare da dove arrivano quei soldi”.