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Il Papa: i capi degli Stati ascoltino il grido dei poveri, non c’è pace senza giustizia

Antonella Palermo – Città del Vaticano, Vatican News

Non vinca l’indifferenza. L’invocazione nella preghiera universale della Messa presieduta dal Papa in Vaticano per la IX Giornata mondiale dei Poveri risuona nell’omelia che riprende in più passaggi l’Esortazione apostolica Dilexi te dedicata proprio all’amore per i poveri. La supplica ai governanti, perché contribuiscano alla crescita di ognuno ed edifichino una comunità più solidale, si leva dal Popolo di Dio e il Pontefice se ne fa ulteriormente portavoce, nel solco del predessore Francesco.

Prima della Messa, l’incontro con varie persone impegnate in diversi modi nell’aiuto ai poveri. C’è anche padre Tomaz Mavrič, superiore generale della Congregazione della Missione (della più ampia famiglia dei Vincenziani) che ha consegnato le chiavi del progetto di tredici case per il Giubileo destinate ad altrettanti Paesi per senzatetto. E circa mezzora prima della celebrazione in basilica, dove sono riuniti circa 6mila fedeli, il Pontefice compare sul sagrato e saluta una piazza San Pietro gremita in quel momento di 12mila persone e sulla quale promette di tornare ad affacciarsi per l’Angelus. Alcune parole di benvenuto rendono ancora più inclusiva la liturgia:

Quando leggiamo il Vangelo una delle frasi che tutti conosciamo è “beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli”. Noi tutti vogliamo essere fra i poveri del Signore perché la nostra vita è un dono di Dio e lo riceviamo con tanta gratitudine. Io vi ringrazio per la vostra presenza. La Basilica diventa un po’ piccola… Voi fate parte della Chiesa e potete seguire la Santa Messa anche dagli schermi. Partecipate con molto amore, con molta fede e sappiate che siamo tutti uniti in Cristo. 

Nelle fatiche e oppressioni della vita Dio non ci lascia soli

Dove sembrano esaurirsi le speranze umane, messe alla prova dagli accadimenti drammatici della storia, resta da ancorarsi alla fonte salda che è il Signore: Egli non fa perire nemmeno uno dei capelli del nostro capo, come recita il Vangelo odierno di Luca. Leone nell’omelia della Messa di questo anno liturgico che volge alla fine, evidenzia questo tratto fondamentale della fede cristiana e infonde coraggio, nella certezza che l’opera degli empi a danno degli indifesi e dei poveri sarà estirpata e splenderà un sole di giustizia. Conta essere perseveranti e veri testimoni, così la vita è salva. I poveri sono stati i primi a vedere Gesù, quest’alleanza non può essere spezzata e non può che rinnovarsi in giubilo:

Nelle persecuzioni, nelle sofferenze, nelle fatiche e nelle oppressioni della vita e della società, Dio non ci lascia soli. Egli si manifesta come Colui che prende posizione per noi. Tutta la Scrittura è attraversata da questo filo rosso che narra un Dio che è sempre dalla parte del più piccolo, dalla parte dell’orfano, dello straniero e della vedova.

Una cultura dell’attenzione per rompere il muro della solitudine

Il Papa mette il dito nella piaga della solitudine che, afferma, attraversa le varie forme di povertà nelle società contemporanee, quelle materiali e spirituali, e colpisce soprattutto i giovani. È questo muro che va abbattuto, superando individualismo e superficialità:

[…] guardare alla povertà in modo integrale, perché certamente occorre a volte rispondere ai bisogni urgenti, ma più in generale è una cultura dell’attenzione quella che dobbiamo sviluppare, proprio per rompere il muro della solitudine. Perciò vogliamo essere attenti all’altro, a ciascuno, lì dove siamo, lì dove viviamo, trasmettendo questo atteggiamento già in famiglia, per viverlo concretamente nei luoghi di lavoro e di studio, nelle diverse comunità, nel mondo digitale, dovunque, spingendoci fino ai margini e diventando testimoni della tenerezza di Dio.

Ai governanti: ascoltare il grido dei più poveri

L’apprensione del Pontefice non può non andare agli scenari di guerra in diverse regioni nel mondo che, sottolinea, “sembrano confermarci in uno stato di impotenza. Ma la globalizzazione dell’impotenza nasce da una menzogna – scandisce -, dal credere che questa storia è sempre andata così e non potrà cambiare. Il Vangelo, invece, ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci”. L’appello del Papa si indirizza in particolare ai leader politici:

La povertà interpella i cristiani, ma interpella anche tutti coloro che nella società hanno ruoli di responsabilità. Esorto perciò i Capi degli Stati e i Responsabili delle Nazioni ad ascoltare il grido dei più poveri. Non ci potrà essere pace senza giustizia e i poveri ce lo ricordano in tanti modi, con il loro migrare come pure con il loro grido tante volte soffocato dal mito del benessere e del progresso che non tiene conto di tutti, e anzi dimentica molte creature lasciandole al loro destino.

“Impegniamoci tutti”, è l’esortazione del Successore di Pietro che richiama le parole dell’apostolo Paolo ai Tessalonicesi laddove una vita ripiegata su sé stessi non aiuta così come non aiuta quello che il Papa definisce “un intimismo religioso che si traduce nel disimpegno nei confronti degli altri e della storia”. C’è un popolo che mette cuore e mani a disposizione dei più vulnerabili, di chi vive da scartato. A costoro va il pensiero di Leone:

Agli operatori della carità, ai tanti volontari, a quanti si occupano di alleviare le condizioni dei più poveri esprimo la mia gratitudine, e nel contempo il mio incoraggiamento ad essere sempre più coscienza critica nella società.

Il tema del bene comune è da considerare l’obiettivo che deve guidare società sempre più segnate da profonde diseguaglianze, acuite alle volte da uno sviluppo tecnologico senza scrupoli: torna una delle invocazioni alla preghiera universale in cui guadagnarsi il pane con il lavoro è l’anelito condiviso dai fedeli.

Imparare dai santi che hanno scelto la piccolezza

Trattare i poveri liberandoli da etichette sociologiche o giudizi affrettati, ma considerarli nella loro piena dignità. È ancora la raccomandazione del Papa che auspica un’apertura tale da costruire una convivenza umana che sia spazio di fraternità. “Nessuno escluso”, ribadisce. “È sempre dietro l’angolo – evidenzia ancora il Pontefice – il pericolo di vivere come dei viaggiatori distratti, noncuranti della meta finale e disinteressati verso quanti condividono con noi il cammino”. Da qui, il ricorso all’esempio dei santi che hanno fatto della loro opzione preferenziale per i poveri uno stile di vita, una vocazione.

In questo Giubileo dei poveri lasciamoci ispirare dalla testimonianza dei Santi e delle Sante che hanno servito Cristo nei più bisognosi e lo hanno seguito nella via della piccolezza e della spogliazione. In particolare, vorrei riproporre la figura di San Benedetto Giuseppe Labre, che con la sua vita di “vagabondo di Dio” ha le caratteristiche per essere patrono di tutti i poveri senzatetto.