DIOCESI – “Un’indagine provocatoria, appellante“: è così che la dott.ssa Paola Bignardi, pedagogista e curatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ha definito la ricerca condotta sugli adolescenti dai 14 ai 19 anni che frequentano gli Istituti Superiori del Piceno per indagare le ragioni profonde del loro disagio.
I primi esiti dell’indagine, che è stata realizzata con il contributo degli Uffici di Pastorale Giovanile delle due Diocesi e degli Uffici di Pastorale della Scuola e del Servizio per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), sono stati divulgati ieri, 13 Novembre 2025, dapprima al mattino in un incontro con il clero del Piceno e poi in serata in un incontro aperto a tutti gli educatori e gli operatori pastorali, che si sono ritrovati a partire dalle ore 21:00 presso i locali parrocchiali della comunità Sacro Cuore in Centobuchi.
A presiedere l’adunanza è stato l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, a cui si deve il merito di aver posto una lente di ingrandimento sulle situazioni di disagio dei giovani del territorio piceno, rispondendo così ad un’esigenza avvertita come urgente dalla comunità educante, a partire dalle famiglie, dalla scuola, dai servizi sociali delle amministrazioni comunali e, non da ultimo, anche dalle comunità parrocchiali.
Un’indagine nata dalla collaborazione e condivisione della comunità educante
Alla luce di alcuni episodi di violenza che avevano scosso la comunità scolastica locale all’inizio dell’anno e sollecitati dalla lettera che il vescovo Palmieri aveva inviato agli studenti e agli altri attori del mondo della Scuola, gli Uffici di Pastorale Giovanile delle due Diocesi Picene, in collaborazione con gli Uffici di Pastorale della Scuola e del Servizio per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), lo scorso Giugno hanno pensato di avviare una ricerca rivolta agli adolescenti che frequentano gli Istituti Superiori del Piceno.
Un’indagine realizzata attraverso l’ascolto attento dei giovani
L’indagine è stata realizzata tra la metà di Settembre e il 10 di Ottobre, attraverso un questionario che è stato somministrato in tutte le Scuole Superiori di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Dal 10 al 12 di Novembre sono stati effettuati sei focus group, cioè sei gruppi particolari di ascolto di ragazzi – sia nelle scuole sia al di fuori – per approfondire alcuni aspetti che erano risultati particolarmente problematici.
In tutto hanno risposto 887 giovani, un numero ritenuto molto elevato, grazie al quale è stato possibile trarre dati rappresentativi del territorio e che potranno quindi avere un impatto significativo nella nostra realtà locale.
Un’indagine per i giovani che interpella gli adulti
“L’ascolto di questi ragazzi del vostro territorio – ha sottolineato la dott.ssa Bignardi – ha avuto un obiettivo particolare: capire quali siano le ragioni di inquietudine che oggi i giovani vivono, quali siano le loro sofferenze, quali siano i loro disagi. Quindi non è un discorso in generale sul mondo giovanile, bensì sul mondo giovanile guardato da questo particolare punto di vista, ritenendo che sia un punto di vista molto provocatorio e molto appellante per noi adulti e soprattutto per noi educatori“.
Ha infatti proseguito la coordinatrice dell’istituto Toniolo: “Il primo aspetto di questa indagine che salta all’occhio è il fatto che, pur riguardando il disagio dei giovani, in realtà interpella non tanto il mondo giovanile, quanto il mondo degli adulti. In tal senso, questa ricerca ha già dato il suo primo frutto, ovvero il riscontro che stasera avete dato: non il giudicare i dati emersi dall’indagine, bensì il mettersi in discussione di voi adulti. E fate benissimo, perché le cose che i ragazzi hanno detto non sono un atto di accusa, bensì un grido d’aiuto. L’atteggiamento che siamo chiamati ad avere non è quello di competizione tra i giovani e gli adulti, in una sorta di gara tra quale sia la generazione più forte, bensì quello di ascolto attento e non giudicante dei vostri giovani”.
Un’indagine che rivela il grido silenzioso dei nostri giovani
Il titolo dato al report, “Vorrei solo essere ascoltato“, la dice lunga su quale sia il bisogno principale dei nostri giovani.
Ha concluso la dott.ssa Paola Bignardi: “Il dolore non è sempre trasformato in parole, in ragioni, in razionalità, bensì è un grido, spesso silenzioso, che si impone con forza. Ci sono due parole chiave che ci sembra abbiano bisogno di essere esplorate e che sono in grado di interpretare un po’ tutti i risultati della ricerca: solitudine, come questione, e amici, come risorsa.
Abbiamo lasciato l’ultima domanda del questionario aperta. Abbiamo chiesto: ‘Se hai qualcosa da dire, scrivi pure!‘. Hanno scritto tantissimo! Un ragazzo in particolare ha scritto: ‘Abbiamo tanto da dire, ma nessuno a cui dire’. Questa frase rappresenta non solo il senso di solitudine e il bisogno di ascolto che questo ragazzo ha voluto esprimere, ma anche il motivo ricorrente in tutte queste testimonianze. Abbiamo anche individuato una serie di parole che sono l’espressione del disagio esistenziale che questi ragazzi vivono: solitudine al primo posto; ma anche risultato, pressione, soprattutto in ambito scolastico, soprattutto per i maschi; poi paura, soprattutto paura del futuro; infine la questione dell’identità, che da un certo punto di vista è l’identità di genere, da altri punti di vista è l’esigenza di essere se stessi, di non essere la fotocopia dei propri genitori, così come talvolta invece i genitori pretenderebbero che fossero i loro figli, di non essere etichettati secondo un pregiudizio”.
Un’indagine che apre al futuro
Ai nostri microfoni la dott.ssa Bignardi ha detto: “Questa ricerca, che palesa l’interesse della Diocesi sempre più vivo nei confronti delle nuove generazioni, la dice lunga sul desiderio che i ragazzi hanno di farsi conoscere, di dirsi, ovviamente quando trovano degli adulti che sono disponibili ad ascoltarli. Il numero di risposte avute – 887 – è molto alto e ci dice un primo successo di questa indagine. Ma anche questa serata così vivace, con una partecipazione così numerosa e con delle domande così profonde, mi ha molto colpito. Penso che da una base ecclesiale di questo genere ci si possa aspettare un lavoro sulle nuove generazioni molto promettente per il futuro. Sono contenta di aver investito tante ore e tante energie in questa ricerca, perché anche questa risposta mi dice che ne valeva la pena”.
