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Sorelle Clarisse: Santo è il tempio di Dio, che siete voi!

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

La Chiesa celebra la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense.

Quando l’imperatore romano Costantino si convertì alla religione cristiana, donò al Papa il palazzo del Laterano, palazzo che egli aveva fatto costruire per sua moglie. Verso l’anno 320, poi, vi aggiunse una chiesa, la Chiesa del Laterano, la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d’Occidente. Essa è ritenuta la chiesa madre di tutte le chiese, la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata.

Per tutti i cristiani costretti al nascondimento nelle catacombe durante gli anni delle persecuzioni, la basilica fu il luogo dove potevano adorare e celebrare pubblicamente Cristo Salvatore.

Oggi, però, non facciamo un semplice ricordo di un avvenimento del passato, vogliamo fare un passo in avanti: quella di oggi, infatti, è una festa del Signore; il Verbo, facendosi carne, ha piantato la sua tenda tra noi. Celebriamo così Cristo, capo del corpo che è la Chiesa, e che prende il posto di qualsiasi edificio e tempio in muratura, per porsi come luogo privilegiato per incontrare il Dio del cielo e della terra.

Questa è la Buona Notizia, il Vangelo: luogo privilegiato della presenza di Dio non è un edificio ma Gesù Cristo stesso.

È facile, d’altronde, adeguarsi ad un Dio che abita le cattedrali, rinchiuso dalle pietre e dai muri costruiti da noi uomini. Un Dio così non crea problemi ma non cambia la vita.

Il vero problema, per noi, è rappresentato da un Dio che ha scelto come tempio l’uomo, un Dio che ci ha insegnato a sostituire alla teologia del tempio la teologia dei figli di Dio come tempio di Dio.

E l’episodio che, oggi, ci viene narrato dal VangeloGesù che scaccia dal tempio di Gerusalemme venditori e cambiamonete, pecore e buoi -, è un richiamo per ciascuno di noi: non fate della casa del Padre mio un mercato.

La casa del Padre siamo noi. Una casa a volte ingombra di pecore, buoi, denaro, una casa che non lascia più trasparire Dio e che Dio ci invita a far tornare di nuovo trasparente.

San Paolo ci ricorda come fare: «Fratelli, voi siete edificio di Dio…ciascuno sia attento a come costruisce. Infatti, nessuno può porre un fondamento diverso da […] Gesù Cristo».

È bella, in questo senso, la visione del profeta Ezechiele – siamo alla prima lettura -: dal tempio scaturisce acqua, un’acqua che, scorrendo, risana quella del mare, ridà vita, fa abbondare il pesce, fa crescere sulla riva «ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno». E i frutti di questi alberi «serviranno come cibo e le foglie come medicina».

Un tempio che condivide con Dio il mistero della creazione.

Se da un tempio, da una cattedrale, da una Chiesa, da una comunità di fede, se da ognuno di noi non uscissero tali acque capaci di rigenerare l’uomo, di servirlo e fecondarlo, perché acque che significano che la nostra roccia è Cristo, allora bisognerebbe chiedersi se, forse, del nostro tempio, non abbiamo fatto un mercato, se, forse, come ci chiede Paolo, non siamo stati attenti e abbiamo costruito su fondamenta diverse da Gesù.

Lasciamoci, allora, con queste domande: sappiamo di essere tempio del Signore? Siamo consapevoli che Dio abita nel nostro corpo e che le nostre membra sono membra di Cristo?

Perché è nel nostro corpo che possiamo dare gloria a Dio e farlo abitare nel mondo, tra gli uomini.