
“Siamo chiamati a scegliere come abitare questo conflitto: se lasciare che esso condizioni il nostro pensiero e il nostro sguardo, oppure decidere noi come viverlo, come comunità cristiana.
Dobbiamo domandarci se abbiamo qualcosa di autentico e nostro da dire sulla vita in questa nostra Terra Santa. E sento di dover affermare che, per quanto questo tempo sia convulso e difficile, siamo chiamati a tornare a viverlo con pienezza, passione ed energia riconfermando la nostra decisione per Cristo”.
È questo il monito lanciato dal patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, durante la messa celebrata nel santuario mariano di Deir Rafat, a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv, in occasione della solennità della Beata Vergine Maria, Regina della Palestina.
“Non so se la guerra sia davvero conclusa, ma sappiamo che il conflitto continuerà ancora – ha detto il patriarca –. Dobbiamo superare la tentazione di considerarlo soltanto una parentesi nella vita della nostra Chiesa, per quanto lunga possa essere. Il conflitto, le complesse dinamiche politiche e religiose, così come le inevitabili conseguenze di pregiudizi e paure reciproche, sono ormai divenuti parte integrante della nostra identità ecclesiale.
Non rappresentano semplicemente un ostacolo da superare per poter vivere, ma costituiscono il luogo in cui la vita della Chiesa è chiamata a esprimersi; sono il contesto nel quale siamo chiamati a portare la nostra luce, il nostro sguardo, la nostra speranza”. Da qui l’invito a “guardarci dentro e liberarci dalle paure che ci bloccano e non ci permettono di guardare oltre. Dobbiamo credere che sia ancora possibile vivere così. So bene che tanti dei nostri problemi resteranno, che non vedremo la pace vera così presto. Nemmeno i discepoli la videro. Ma non sono rimasti sul monte a guardare il cielo, né rinchiusi per paura dentro il Cenacolo. Tornarono a Gerusalemme, alla vita della città, ‘perseveranti e concordi nella preghiera’. Anche noi vogliamo chiedere a Dio, con l’intercessione della Vergine, il coraggio di voltare pagina, e ritornare a ricostruire daccapo la nostra vita, attingendo l’energia e la forza necessaria dall’incontro con il Risorto”. “La Vergine Santissima – ha ricordato il patriarca – oggi ci invita a gettare via le opere delle tenebre e indossare le armi della luce, a smettere di limitarci a piangere la morte che ci circonda, e a ritornare a costruire occasioni di vita e di speranza, ad alzare lo sguardo e vedere il tanto bene che ancora si fa e che ci dà speranza”.
Tanti gli esempi di bene citati dal card. Pizzaballa: “La compassione di tante persone che si piegano sulle ferite di chi soffre, negli ospedali, nelle carceri, sotto le bombe e ovunque vi sia sofferenza; la collaborazione e la solidarietà di tante persone di ogni estrazione, che si impegnano ad aiutare nelle situazioni più disparate; la vicinanza di tante chiese nel mondo, alcune poverissime, che hanno voluto contribuire non solo con la preghiera, a sostenere la nostra chiesa, e non solo a Gaza”. Sono tante le situazioni nelle quali si porta un po’ di luce, “nonostante il buio della notte” ha ribadito il patriarca. “In un certo senso, la potenza del Drago dell’Apocalisse, la potenza del tanto male che si è scatenata su di noi, ha anche suscitato la reazione di tanti al bene, alla solidarietà, alla comunione, alla condivisione. Persone di tutte le estrazioni che hanno voluto essere con noi in questo periodo. Penso in particolare a tanti bambini, che hanno rinunciato a quel loro poco, per condividerlo con i loro coetanei in Terra Santa. Il Drago, il Diavolo, è impotente dove c’è amore. E là noi vogliamo essere. Coraggio dunque! Guardiamo avanti con fiducia. Dio – è stata la conclusione – non ci ha lasciati soli, e non ci lascia soli”.