
Di M.Michela Nicolais
“Nell’altro c’è un fratello, una sorella!”. A ricordarlo a tutti i giovani del mondo è Leone XIV, nel messaggio per la Giornata mondiale della gioventù, che quest’anno si celebra a livello diocesano il 23 novembre sul tema: “Anche voi date testimonianza, perché siete con me” (Gv 15,27). “La testimonianza della fraternità e della pace, che l’amicizia con Cristo suscita in noi, ci solleva dall’indifferenza e dalla pigrizia spirituale, facendoci superare chiusure e sospetti”, assicura il Papa: “Ci lega inoltre gli uni agli altri, sospingendoci a impegnarci insieme, dal volontariato alla carità politica, per costruire nuove condizioni di vita per tutti”. “Non seguite chi usa le parole della fede per dividere”, il monito alle nuove generazioni: “organizzatevi, invece, per rimuovere le disuguaglianze e riconciliare comunità polarizzate e oppresse”.
“Ascoltiamo la voce di Dio in noi e vinciamo il nostro egoismo, diventando operosi artigiani di pace”, l’invito, insieme a quello a “diventare missionari di Cristo nel mondo”.
“Tanti vostri coetanei sono esposti alla violenza, costretti ad usare le armi, obbligati alla separazione dai propri cari, alla migrazione e alla fuga”, la denuncia di Leone XIV: “Molti mancano dell’istruzione e di altri beni essenziali. Tutti condividono con voi la ricerca di senso e l’insicurezza che l’accompagna, il disagio per le crescenti pressioni sociali o lavorative, la difficoltà di affrontare le crisi familiari, la sensazione dolorosa della mancanza di opportunità, il rimorso per gli errori commessi”. “Voi stessi potete mettervi al fianco di altri giovani, camminare con loro e mostrare che Dio, in Gesù, si è fatto vicino ad ogni persona”, l’incoraggiamento alle nuove generazioni, in un mondo in cui
“ancora oggi i cristiani e le persone di buona volontà soffrono persecuzione, menzogna e violenza”.
“Forse anche voi siete stati toccati da questa dolorosa esperienza e forse siete stati tentati di reagire istintivamente mettendovi al livello di chi vi ha rifiutato, assumendo atteggiamenti aggressivi”, ipotizza il Papa, che esorta però a seguire il “sapiente consiglio” di San Paolo: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. “Non lasciatevi scoraggiare”, scrive il Pontefice: “come i santi, anche voi siete chiamati a perseverare con speranza, soprattutto davanti a difficoltà e ostacoli”.
La testimonianza cristiana, l’esordio del messaggio, “nasce dall’amicizia con il Signore, crocifisso e risorto per la salvezza di tutti”:
“non si confonde con una propaganda ideologica,
ma è un vero principio di trasformazione interiore e di sensibilizzazione sociale”. Gesù “ci considera suoi amici”, scrive Leone XIV: “Lui solo conosce pienamente chi siamo e perché siamo qui: conosce il cuore di voi giovani, il vostro fremito davanti a discriminazioni e ingiustizie, il vostro desiderio di verità e di bellezza, di gioia e di pace; con la sua amicizia vi ascolta, vi motiva e vi guida, chiamando ciascuno a una nuova vita. Lo sguardo di Gesù, che vuole sempre e solo il nostro bene, ci precede”.
“Non ci vuole come servi, né come attivisti di un partito”,
precisa il Pontefice.
“Le nostre domande più profonde non trovano ascolto, né risposta nello scrolling infinito sul cellulare,
che cattura l’attenzione lasciando affaticata la mente e vuoto il cuore”, il riferimento al vissuto concreto dei giovani: “Non ci portano lontano se le teniamo chiuse in noi stessi o in circoli troppo ristretti. La realizzazione dei nostri desideri autentici passa sempre attraverso l’uscire da noi stessi”.
“Se non usciamo da noi stessi e dalle nostre zone di comodità, se non andiamo verso i poveri e chi si sente escluso dal Regno di Dio, noi non incontriamo e non testimoniamo Cristo”,
la citazione di Papa Francesco: “Smarriamo la dolce gioia di essere evangelizzati e di evangelizzare”. Da Giovanni il Battista, spiega ai giovani, “impariamo che la testimonianza cristiana non è un annuncio di noi stessi e non celebra le nostre capacità spirituali, intellettuali o morali”: “La vera testimonianza è riconoscere e mostrare Gesù, l’unico che ci salva, quando egli appare. Giovanni lo riconobbe tra i peccatori, immerso nella comune umanità”. Giovanni il Battista, il precursore di Gesù, per Leone “ci ricorda che
il vero testimone non ha l’obiettivo di occupare la scena,
non cerca seguaci da legare a sé. Il vero testimone è umile e interiormente libero, anzitutto da sé stesso, cioè dalla pretesa di essere al centro dell’attenzione. Perciò è libero di ascoltare, di interpretare e anche di dire la verità a tutti, anche di fronte ai potenti”. “Continuare la ricerca, nella Bibbia, degli amici e testimoni di Gesù”, il consiglio del Papa: “Leggendo i Vangeli, vi accorgerete che tutti hanno trovato nella relazione viva con Cristo il senso vero della vita”.