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Funerale mons. Domizi, Vescovo Palmieri: “Bernardo ha insegnato e vissuto il servizio fino in fondo”

MONSAMPOLO DEL TRONTO – Ieri, Lunedì 6 Ottobre 2025, alle ore 14:30, la comunità picena ha dato l’ultimo saluto a mons. Bernardo Domizi,  presbitero della Diocesi di Ascoli Piceno, che aveva 86 anni, di cui 62 trascorsi a servizio di Dio e della Chiesa.

La Messa, celebrata presso la chiesa di Maria Santissima Madre della Chiesa in Stella di Monsampolo, dove Domizi era parroco emerito, è stata presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata da numerosi preti della comunità interdiocesana picena. Tra loro ricordiamo: mons. Piero Coccia, vescovo emerito della Chiesa di Pesaro; don Gianni Croci, delegato per la Pastorale nella Diocesi Truentina;  don Andrea Tanchi, attuale parroco della comunità di Stella; don Daniele De Angelis, che era stato vicario parrocchiale nella stessa comunità ai tempi in cui mons. Bernardo ne era parroco.
La Celebrazione Eucaristica è stata impreziosita dai canti del Coro Parrocchiale, diretto da Luca Esposto, che ha anche accompagnato con la chitarra i vari brani eseguiti.

Presenti molti fedeli delle comunità di Monsampolo del Tronto, a partire dal primo cittadino Massimo Narcisi, e di Offida, paese d’origine di mons. Domizi.
Presenti inoltre molti figli spirituali appartenenti a diverse realtà ecclesiali: l’Azione Cattolica, di cui il presbitero era un grande sostenitore; l’associazione Kairos, che aveva contribuito a fondare; la Fondazione dell’Opera Pia “G. Bergalucci” di cui era amministratore.

Le parole del vescovo Gianpiero

Durante l’omelia, l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, commentando le letture appena ascoltate, ha sottolineato tre aspetti della personalità e del ministero pastorale di mons. Domizi.

La lampada accesa della fede e il servizio della Parola

“Il capitolo 12 del Vangelo di Luca ci racconta del padrone che ritorna dalle nozze e trova il servo, a cui ha affidato la casa, con la lampada accesa e la veste tirata su, pronta per il servizio. L’atteggiamento di don Bernardo è stato lo stesso di quel servo. La sua morte, infatti, è arrivata un po’ all’improvviso: sebbene stesse male da tempo, la situazione è precipitata inaspettatamente nelle ultime settimane. Eppure la morte lo ha trovato pronto. Anche se lo Sposo è arrivato all’improvviso, don Bernardo aveva la lampada della fede accesa ed è stato sempre pronto, fino all’ultimo, nell’atteggiamento del servizio che ha caratterizzato la sua vita. Il servizio è stato quello di chi custodisce la casa, dando ai fratelli il buon pane della Parola e vivendo lui di Parola di Dio. Don Bernardo sapeva che il servizio principale che edifica la comunità cristiana è il servizio della Parola. Nella Seconda Lettura, infatti, tratta dagli Atti degli Apostoli, durante il suo discorso agli anziani di Efeso, Paolo, prima di lasciarli, li affida alla Parola di Dio, alla Parola della Grazia. Così anche Bernardo, nella Liturgia dell’Unzione che abbiamo fatto Sabato sera, poco prima che la situazione precipitasse, ci ha affidati alla Parola della Grazia, ci ha affidati a Dio”.

Un servizio fedele, pieno, gratuito, vissuto fino in fondo

“Bernardo ha insegnato e vissuto il servizio fino in fondo – ha proseguito il vescovo Gianpiero -. È infatti diventato parroco più di 60 anni fa. Qui a Stella, ai parrocchiani, ai giovani della comunità, all’Azione Cattolica, ai suoi vicari parrocchiali, ha insegnato la bellezza di un servizio pieno, totale, gratuito alla Chiesa e al Regno di Dio. Ne sono testimonianza le numerose vocazioni che sono nate da questa parrocchia.
E l’ha vissuta anche lui, questa dinamica del condividere la vita del servizio. Questo è molto bello! In questa fedeltà del servizio lui ha sempre vissuto in maniera radicale. Da presidente del Bergalucci, ad esempio, ha fronteggiato le difficoltà, ha vissuto anche la fatica di affrontare con dignità tutte le situazioni, anche gli errori fatti, che ha sempre vissuto con molta dedizione e molta dignità. Sempre seguendo la logica del Vangelo ed impastando la sua vita con quella della gente di questa comunità, con la storia di questo territorio, con cui ha condiviso tutto. Proprio tutto. Un servizio che è diventato dono anche nell’eternità. Come testamento spirituale, infatti, Bernardo ci ha detto: “Io, dal Paradiso, continuerò a servirvi. Per quello che potrò, come potrò, così come Dio vorrà“.

La consegna lasciata ai preti e alla comunità

Ha poi concluso mons. Palmieri: “Un’altra delle consegne spirituali che Bernardo ci ha fatto è stata quella di volersi bene. Lui, ad esempio, tutti gli anni viveva il suo anniversario di ordinazione presbiterale con i suoi cinque compagni di ordinazione, con i quali aveva la tradizione di vivere un pranzo insieme, da tanti anni, in maniera fedelissima. Questa consegna del volersi bene tra preti, in parrocchia, ci dice qualcosa di importante, cioè che volersi bene non è un’emozione, è prima di tutto una consegna che Gesù fa alla sua comunità, qualcosa che ci impegna a guardarci gli uni gli altri, sottolineando la ricchezza che siamo gli uni per gli altri e il dono che ci fa il Signore mettendoci gli uni accanto agli altri. Avendo personalmente vissuto l’unzione dei malati e il viatico con don Armeno (n.d.r. Antonini) e don Bernardo, ho sperimentato la ricchezza spirituale di tutti e due. Come sarebbe bello davvero conoscere sempre, in vita e morte, la ricchezza spirituale di cui ognuno di noi è portatore e saperla apprezzare, valorizzare sempre! Questo comando del Signore, dell’essere uno, del volerci bene, ci trovi sempre disponibile ad accoglierci gli uni gli altri e a vivere questo mandato nella consapevolezza che viene dal Signore!”.

Il ricordo e la gratitudine delle persone care

Prima della benedizione, in tanti hanno voluto ricordare la figura di mons. Bernardo ed esprimere la loro gratitudine nei confronti del presbitero.

Il primo a parlare è stato il sindaco Massimo Narcisi, il quale ha affermato: “In questa chiesa oggi ci sono almeno quattro generazioni – nonni, genitori, figli e nipoti – che sono qui per portare il loro saluto ad un uomo, ad un sacerdote che ha segnato profondamente la storia della nostra comunità e di tutta la Chiesa diocesana. Siamo qui, perché lo abbiamo conosciuto nei modi e nelle circostanze più disparate e perché quell’incontro ha lasciato in noi un segno indelebile che ci portiamo nel cuore. Una storia di impegno, di fede e di passione che per la maggior parte del tempo si è svolta proprio qui, a Stella, dove dall’Agosto del 1966 ha servito ininterrottamente la nostra comunità parrocchiale, diventando inevitabilmente una delle figure di riferimento di questa realtà. Una presenza attiva, un prezioso servizio pastorale che ci ha accompagnato in questi quasi 60 anni e che – come ho avuto modo di ricordare esattamente cinque anni fa, il 4 Ottobre del 2020, quando si congedava da Parroco per raggiunti limiti di età – lo hanno reso parte viva e pietra angolare della nostra comunità. Non starò qui a fare l’elenco di quanto don Bernardo abbia fatto per la Chiesa diocesana, per il nostro territorio, per l’associazionismo locale e per tanti di noi. Ci vorrebbero giorni e non ne sarei nemmeno capace. Don Bernardo ci ha battezzato, ci ha supportato nell’adolescenza, ci ha guidato ed accompagnato in gioventù, ci ha spinto ad impegnarci nel volontariato e nell’associazionismo, ci ha insegnato ad accogliere, ci ha consolato nei momenti di sconforto e di dolore, ci ha confessato, ci ha sposato, ha benedetto i nostri defunti. In ognuno ha lasciato un segno e lo si capisce da questa partecipazione così numerosa e lo vediamo anche in queste ultime ore dalle tante testimonianze e dai racconti che ci parlano di don Bernardo e che ci dicono quanta bellezza abbia saputo generare e quante relazioni abbia saputo costruire nel tempo, in silenzio e con passione“.
Il primo cittadino ha poi aggiunto: “Rendici, caro Don Be’, costruttori di comunità come lo sei stato tu, con le porte sempre aperte, sia delle salette che dell’anima, e con il coraggio di metterci in gioco ogni qualvolta qualcuno abbia bisogno di noi. Ciao Don Be’, la comunità ti saluta e ti abbraccia quest’ultima volta. Vai in pace e vivi la tua eternità!”.

Poi è stata la volta di Emanuela Spurio, presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale, la quale ha ricordato le tre brevi frasi che mons. Domizi amava spesso indicare loro come fondamentali, incitandoli ad usarle: “Grazie!”, “Scusa!”, “Ti voglio bene”. Ha detto Spurio: “Oggi le rivolgiamo a te, non come un saluto, ma come un sigillo che custodisce un affetto profondo, un’amicizia fraterna e vera“.
In particolare, in merito ai grazie rivolti a don Be’ – come erano soliti chiamarlo gli associati – Spurio ha affermato: “Grazie per la fiducia che ci hai dimostrato in modo totale, dal momento in cui fin da giovanissimi ci hai lasciato le chiavi della parrocchia. Grazie perché la tua fiducia ci ha fatto crescere nella responsabilità, nel servizio, nella relazione a cuore aperto con la comunità parrocchiale. Grazie per la tua presenza discreta ed incoraggiante nella nostra vita e nella vita dell’associazione. Non ti sei mai tirato indietro, sei stato con noi ad ogni campo scuola, ad ogni passaggio importante. Ci hai guidati nella preghiera con semplicità e profondità. Ci hai donato il gusto di una vita sacramentale piena. Sei venuto a trovarci nei posti più lontani, portando sempre un pensiero e un gelato per noi. Grazie perché ci hai fatto sempre sentire a casa, accolti e trattati come persone pensanti e capaci. Non sono mancati confronti aperti, ma, anche dietro a un rimprovero, sei sempre stato pronto a spalancare un sorriso, a farci sentire liberi. Grazie per averci fatto sperimentare un amore che lega ma non ingabbia, che sostiene ma non pretende, che si dona nella totale gratuità. Grazie per averci insegnato che nulla si improvvisa, che la formazione non finisce mai e che stare dentro un cammino è più arricchente che muoversi come battitori liberi. Come diceva Papa Francesco, hai camminato con noi, a volte davanti, spesso in mezzo, qualche volta indietro. E saperti lì ci ha condotti verso orizzonti di bellezza senza paura e ricchi di fede. Anche in quest’ultimo periodo, nonostante le tue fatiche, ti abbiamo sentito vicino e il tuo pensiero ci è arrivato fino all’ultimo giorno. Ci hai regalato la testimonianza di una fede forte ma delicata, matura ma sempre tenera e gioiosa”.

A seguire è intervenuta Simonetta Sgariglia, presidente dell’associazione Kairos, che due mesi fa ha festeggiato i 10 anni della sua costituzione: “Carissimi tutti, ci troviamo oggi qui con il cuore appesantito ma con un’immensa gratitudine per salutare il nostro amato don Bernardo. La sua assenza è un vuoto incolmabile, ma il suo spirito e il suo esempio rimarranno vivi in ognuno di noi, una luce che non si spegne. Vorrei anzitutto rivolgere un pensiero e un ringraziamento sincero alla sua famiglia e in particolare alla sua cara sorella Carla, che è stato il suo porto sicuro, la sua roccia discreta, la prima telefonata del giorno, sempre attenta, pronta al supporto e alla delicatezza. La nostra gratitudine è fatte per averlo accompagnato in questo cammino con tanto amore e dedizione. Parlare di don Bernardo non è semplice perché la sua è stata una vita donata. È stato il vero pastore che ha portato avanti la nostra comunità, non solo guidandola ma arricchendola di numeri e di fronti che oggi possiamo toccare con mano. Il suo grande dono è stato quello di dare valore a ogni persona. Non guardava il ruolo o l’apparenza, ma vedeva il tesoro nascosto in ciascuno. Per lui chi si metteva a servizio in parrocchia non era solo un numero, ma una persona da accompagnare e far fiorire. Don Bernardo aveva l’incredibile capacità di vedere e di incoraggiare le persone a mettere a frutto i propri talenti, anche quando noi stessi non li conoscevamo. Ci ha preso per mano e ci ha guidato in tanti servizi essenziali: nella catechesi, innovando i metodi, focalizzandosi sull’amore; nel servizio di Ministro straordinario della Comunione, insegnandoci ad accogliere la sofferenza e facendoci innamorare di quegli sguardi che aspettano Gesù, chiamandoci affettuosamente ‘Bella di mamma’ o ‘Pezzo di cuore’; nel servizio della carità, donandoci l’intera parrocchia protesa verso il prossimo. La sua lungimiranza è stata immensa. Insieme a don Daniele (n.d.r. De Angelis), ci ha sostenuto a dare vita a Kairos, oggi un ente fondamentale del suo territorio che accompagna e sostiene tante famiglie a difficoltà. Era attento al bene della comunità, sempre informato e pronto a consigliare il modo migliore per sostenere tutti”.

Ultimi a parlare, per quanto riguarda le realtà associative, sono stati Giuseppe Brandimarti e Pina Laviani della Fondazione dell’Opera Pia “G. Bergalucci”.
Brandimarti ha ricordato come, fino all’ultimo momento, don Bernardo abbia passato loro il testimone con il sorriso sulle labbra, dicendo: “Ora tocca a voi!“.
Laviani, invece, ha ricordato la capacità di don Bernardo di essere innovativo, sia a livello pastorale sia a livello tecnologico: “Don Bernardo era una persona tenace, in gamba, che si è messa totalmente al servizio del Bergalucci. Non lo dimenticheremo mai e cercheremo umilmente di proseguire il cammino intrapreso con lui”.

A concludere i messaggi di gratitudine verso mons. Domizi è stato il nipote Paolo Pellei, il quale, visibilmente commosso ha tracciato un lungo ricordo dello zio, per poi concludere: “Avete detto in tantissimi che nostro zio è stato un bravo pastore. Per quanto riguarda la famiglia, posso solo dire ci ha voluto molto bene e credo che abbia ricevuto indietro tanto, tanto amore. Fino alla fine. Anche se in questo momento mi viene da piangere – come lui avrebbe voluto -, ci dobbiamo salutare con il sorriso”.

Cenni biografici di mons. Domizi

Mons. Domizi era nato in Offida (AP), da Pietro e Viola Veccia, il 10 Gennaio del 1939. Battezzato nella chiesa di San Venanzio nella sua città il 22 Gennaio successivo, era stato cresimato il 22 Agosto del 1948 nella cappella vescovile della Villa Vescovile in Colli del Tronto da Sua Ecc.za Rev.ma mons. Ambrogio Squintani.
Entrato in Seminario ad Ascoli Piceno all’inizio delle Scuole Medie nel 1950, aveva continuato l’itinerario di preparazione al Sacerdozio fino all’ordinazione nella cattedrale di Ascoli Piceno da Sua Ecc.za Mons. Marcello Morgante, prima diaconale il 22 Dicembre del 1962 e poi presbiterale l’anno successivo, in data 26 Febbraio 1963.
Accolto inizialmente nella parrocchia del Sacro Cuore in Ascoli Piceno, il 1° Marzo del 1964 era divenuto parroco della comunità di Santa Caterina in Capodirigo di Acquasanta Terme. Pochi mesi dopo, il 1° Luglio del 1965 era stato nominato parroco in San Giorgio a Fornisco di Valle Castellana e successivamente vicario cooperatore in Vallepezzata di Valle Castellana. Il 1° Agosto del 1966 era divenuto parroco nella nuova parrocchia di Maria Santissima Madre della Chiesa in Stella di Monsampolo, dove si era impegnato da subito a realizzare il nuovo complesso parrocchiale, comprendente la chiesa, la casa canonica e i locali pastorali.
Dal 22 Dicembre del 1995 fino al 31 Gennaio del 2018 era stato presidente dell’IDSC. Membro per diversi mandati del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori, mons. Domizi era stato anche docente di Religione in due Scuole Superiori del territorio: la Ragioneria e l’Istituto Industriale in Ascoli Piceno. Il 26 Maggio del 2006 aveva ricevuto l’incarico di dirigere l’Opera Pia “Bergalucci” in Offida. Divenuto cappellano del Santo Padre Benedetto XVI nel 2011, il 9 Settembre del 2018 era stato nominato anche amministratore parrocchiale della comunità Maria Santissima Assunta in Monsampolo del Tronto.