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FOTO La città di San Benedetto ha onorato San Francesco, Vescovo Palmieri: “Non rassegniamoci alla guerra, alla violenza e alla sopraffazione”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Le celebrazioni in onore di San Francesco d’Assisi sono proseguite sabato 4 ottobre (leggi l’articolo FOTO San Benedetto, Transito di San Francesco d’Assisi, Vescovo Palmieri: “Francesco si è consegnato al Padre e il suo corpo luminoso attraversa i secoli”) a San Benedetto del Tronto con un intenso momento di riflessione sull’identità del Santo, guidato da padre Massimo Fusarelli, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori.
La giornata è culminata nella solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e concelebrata da numerosi sacerdoti della diocesi, dai religiosi della famiglia francescana e dalle sorelle clarisse. Presenti anche le autorità civili e militari, tra cui il sindaco Antonio Spazzafumo.

Nel suo intervento introduttivo, padre Massimo ha invitato i fedeli a riscoprire la profondità spirituale di San Francesco, una dimensione che continua a parlare al cuore dell’uomo contemporaneo grazie alla testimonianza viva dei frati minori, suoi eredi nella fede e nella missione.
«La prima domanda che dobbiamo porci, quando parliamo del Santo di Assisi, è: chi è davvero Francesco?», ha esordito il Ministro generale.

Nel corso dei secoli, molti biografi — da Tommaso da Celano a San Bonaventura, fino a Romano Guardini — hanno cercato di rispondere, offrendo ritratti differenti: ora romantico, ora ribelle, ora austero. Ciascuno ha messo in luce un volto del Santo, un tratto della sua fede.
Padre Fusarelli, che ha da poco concluso una nuova biografia, propone un’immagine capace di abbracciare e superare le precedenti: quella di un uomo inquieto, costantemente in ricerca della verità.

Un’inquietudine, ha spiegato, che non nasce dal turbamento ma dal desiderio di autenticità. Francesco non si accontenta delle apparenze: cerca ciò che è vero. È inquieto quando lascia la bottega del padre per condividere la vita dei lebbrosi; lo è quando interroga la bontà delle regole del suo Ordine e la loro ispirazione divina; lo è ancora quando, acclamato dalle folle, sceglie il silenzio del ritiro per ritrovare la purezza della sua vocazione.
Tutto in lui scaturisce da una ricerca di coerenza tra fede e vita, tra parola e testimonianza.

Nel cammino di questa continua ricerca, Francesco scopre la propria identità nel volto dell’altro: abbandonando la sicurezza della casa paterna, trova nel servizio e nella fraternità la via verso Dio. Il suo desiderio di vivere il Vangelo nella verità diventa contagioso: dai pochi compagni dei primi tempi, nel 1221 la fraternità francescana conta già cinquemila frati, segno di una spiritualità capace di parlare a tutti.
«Francesco era un uomo libero — ha ricordato padre Massimo — e ci ha mostrato come vivere la nostra umanità nella libertà, fino in fondo, anche attraversando il dubbio. È stato un credente capace di libertà, e per questo un vero rivoluzionario».

Dopo la meditazione, la Santa Messa è stata concelebrata dal vescovo Palmieri insieme a padre Fusarelli e ai sacerdoti della diocesi e della famiglia francescana, accompagnata dai canti della corale “Domenico Stella”.
Nell’omelia, padre Massimo ha preso spunto dal Libro del Siracide, che esalta la sapienza di Israele e racconta l’impegno di un sacerdote nel procurare l’acqua per il Tempio.
Quel sacerdote, ha spiegato, rappresenta la cura di Dio che, in ogni generazione, dona al suo popolo persone capaci di guidarlo. San Francesco è stato una di queste figure: in un’epoca segnata da violenze, divisioni e povertà, seppe parlare di pace, fraternità, servizio e rispetto per il creato.
«Anche oggi — ha sottolineato — siamo chiamati a seguire il suo esempio, cercando la fraternità, la pace e la giustizia».

Al termine della celebrazione, il vescovo Gianpiero Palmieri ha rivolto un appello alla comunità per un rinnovato impegno nella costruzione della pace e della fratellanza tra i popoli, annunciando per sabato 11 ottobre una giornata di digiuno e preghiera.
«Chiediamo a Francesco – ha concluso il vescovo – di aiutarci a non rassegnarci alla guerra, alla violenza e alla sopraffazione, ma di donarci la gioia della fraternità e della pace».