
“È solo attraverso un ritorno al cuore che può avvenire anche una vera e propria conversione ecologica”.
Ne è convinto il Papa, che incontrando, nel Centro Mariapoli a Castel Gandolfo, i partecipanti al Convegno “Raising Hope” nel decennale dell’enciclica Laudato si’, ha chiesto di “passare dal raccogliere dati al prendersi cura; da discorsi ambientalisti a una conversione ecologica che trasformi lo stile di vita personale e comunitario”. “Per chi crede – ha precisato Leone XIV – si tratta di una conversione non diversa da quella che ci orienta al Dio vivente, perché non si può amare il Dio che non si vede disprezzando le sue creature, e non ci si può dire discepoli di Gesù Cristo senza partecipare del suo sguardo sul creato e della sua cura per ciò che è fragile e ferito”.
“Che cosa occorre perché la cura della casa comune e l’attenzione al grido della terra e dei poveri non appaiano come una moda passeggera o, peggio ancora, siano visti e sentiti come temi divisivi?”, si è chiesto il Pontefice, ricordando che, dopo la Laudato si’, “non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare i sempre più evidenti segni del cambiamento climatico, di porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale e persino di incolpare i poveri di ciò che più degli altri essi subiscono”, come si legge nella Laudate Deum, pubblicata due anni fa. “Accanto all’impegno della diffusione del messaggio dell’enciclica – la tesi del Papa – oggi si rende più che mai necessario ritornare al cuore”, che nelle Scritture “non è solo il centro dei sentimenti e delle emozioni: è la sede della libertà. Sebbene includa la ragione, la trascende e la trasforma, integrando e influenzando tutti gli aspetti della persona e dei suoi legami fondamentali. Il cuore è il luogo su cui la realtà esterna ha più impatto, in cui si compie la ricerca più profonda, dove si scoprono i desideri più autentici, si trova la propria identità ultima e si mettono a fuoco le decisioni da prendere”.
- (Foto Vatican Media/SIR)
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