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Pontificia Accademia Mariana Internationalis: “Per una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

 

Suor Daniela Del Gaudio

Il 26° Congresso mariologico mariano internazionale della Pontificia Accademia Mariana Internationalis si è svolto a Roma, dal 3 al 6 settembre, presso l’Auditorium Antonianum. L’importante assise ha visto la partecipazione di oltre 600 mariologi, docenti, esperti e cultori della materia, provenienti da tutto il mondo. Il tema scelto: “Giubileo e sinodalità: una Chiesa dal volto e dalla prassi mariana” ha permesso di riflettere sul futuro della mariologia in maniera dinamica e vivace, partendo dall’ascolto di conferenze, tenute da esperti, come il delegato del Papa, cardinale Rolandas Makrickas, i relatori: card. Mario Grech, p. Stefano Cecchin, presidente della Pami; don Antonio Escudero, sr. Valerija Nedjeljka Kovač, Gloria Falcão Dodd, Lúcia Pedrosa de Pádua, mons. Antonio Staglianò, sr. Daniela Del Gaudio, ma anche di testimonianze, condivisioni, che sono diventate occasione di dibattito nelle sessioni pomeridiane, divise per lingua e tematiche.
La scelta metodologica di riflettere su Giubileo e sinodalità nella prospettiva mariana ha ottenuto diversi guadagni, dal punto di vista teologico e pratico. In primo luogo,

si è potuto ribadire il valore della mariologia, all’interno degli studi teologici e della vita stessa della Chiesa, come ha detto anche Leone XIV nel discorso di chiusura del congresso: “In questo 26° Congresso vi siete domandati se una Chiesa dal volto mariano sia un residuo del passato oppure una profezia di futuro, capace di scuotere le menti e i cuori dall’abitudine e dal rimpianto di una “società cristiana” che non esiste più”.

I lavori del congresso hanno dimostrato che, sulla scia del Concilio Vaticano II,

l’approccio alla mariologia è interdisciplinare,

in quanto il mistero di Maria viene studiato all’interno del mistero di Cristo e della Chiesa. In quest’ottica la mariologia ha un valore di disciplina di sintesi e di raccordo, contro i tentativi di relegarla a disciplina di periferia, riservata ai devoti, o all’ambito della spiritualità, in quanto, mediante la conoscenza della persona e il ruolo della Vergine Maria nel progetto salvifico divino, si riesce a comprendere, in maniera più interessante e appropriata, non solo i dogmi, ma anche la prassi ecclesiale, offrendo prospettive nuove, che proprio l’esperienza della Vergine Madre di Dio sono capaci di proporre.
La Theotokos indica la via, indica il centro, l’essenziale della Chiesa, ossia Cristo Gesù, Signore, maestro e capo della Chiesa, come possiamo contemplare nella pericope biblica della Pentecoste, non a caso icona scelta da questo congresso. La presenza di Maria nel cenacolo mostra la fede della Chiesa in Maria, in quanto la prima comunità si trova riunita con Lei, come affermano gli Atti, perché incarna la fede del popolo di Dio, per il suo fiat, che non è un atto individuale ma pronunciato a nome della Chiesa, come afferma H. U. Von Balthasar, per cui la Chiesa nasce nel momento stesso dell’Incarnazione, quando Maria concepisce il Christus totus, secondo il pensiero di Sant’Agostino, ossia Cristo come uomo e Cristo come corpo mistico. Uniti a Lui allora siamo uniti anche a Maria, Madre di Dio e madre nostra, come insegna San Paolo nella Lettera ai Galati 4, 4-7: Gesù è nato da donna perché potessimo diventare figli di Dio per mezzo di questa donna e dello Spirito Santo.
“Ecco perché la Chiesa ha bisogno della mariologia – ha affermato Leone XIV – ha bisogno che venga pensata e proposta nei centri accademici, nei santuari e nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti, negli istituti di vita consacrata; come pure nei luoghi dove si forgiano le culture contemporanee, valorizzando le innumerevoli suggestioni offerte dall’arte, dalla musica, dalla letteratura”.
E ribadendo l’importanza del tema scelto dal congresso, ha spiegato che nel Giubileo e nella sinodalità la Pami ha individuato due categorie bibliche e teologiche per dire in maniera efficace la vocazione e la missione della Madre del Signore: “Come donna ‘giubilare’, Maria ci appare capace sempre di ricominciare a partire dall’ascolto della Parola, secondo l’atteggiamento così descritto da Sant’Agostino: ‘Ognuno ti consulta su ciò che vuole, ma non sempre ode la risposta che vuole. Servo tuo più fedele è quello che non mira a udire da te ciò che vuole, ma a volere piuttosto ciò che da te ode’ (Confessioni, X, 26). Come donna ‘sinodale’, ella è pienamente e maternamente coinvolta nell’azione dello Spirito Santo, che chiama a camminare insieme, come fratelli e sorelle, coloro che prima ritenevano di avere ragioni per rimanere separati nella loro reciproca diffidenza e persino inimicizia (cfr Mt 5,43-48). Una Chiesa dal cuore mariano custodisce e comprende sempre meglio la gerarchia delle verità di fede, integrando ragione e affetto, corpo e anima, universale e locale, persona e comunità, umanità e cosmo. È una Chiesa che non rinuncia a porre a sé stessa, agli altri e a Dio domande scomode – ‘come avverrà questo?’ (Lc 1,34) – e a percorrere le vie esigenti della fede e dell’amore – ‘ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola’ (Lc 1,38) –. Una pietas e una prassi mariane orientate al servizio della speranza e della consolazione liberano dal fatalismo, dalla superficialità e dal fondamentalismo; esse prendono sul serio tutte le realtà umane, a partire dagli ultimi e dagli scartati; esse concorrono a dare voce e dignità a quanti vengono sacrificati sugli altari degli idoli antichi e nuovi. Poiché poi nella vocazione della Madre del Signore è possibile leggere la vocazione della Chiesa, la teologia mariana ha il compito di coltivare in tutto il popolo di Dio in primo luogo la disponibilità a ‘ricominciare’ a partire da Dio, dalla sua Parola e dalle necessità del prossimo, con umiltà e coraggio (cfr Lc 1,38-39); e inoltre il desiderio di camminare verso l’unità che sgorga dalla Trinità, per testimoniare al mondo la bellezza della fede, la fecondità dell’amore e la profezia della speranza che non delude. Contemplare il mistero di Dio e della storia con lo sguardo interiore di Maria ci mette al riparo dalle mistificazioni della propaganda, dell’ideologia e dell’informazione malata, che mai sapranno portare una parola disarmata e disarmante, e ci apre alla gratuità divina, che sola rende possibile il camminare insieme delle persone, dei popoli e delle culture nella pace (cfr Lc 24,36.46-48). Ecco perché la Chiesa ha bisogno della mariologia; ha bisogno che venga pensata e proposta nei centri accademici, nei santuari e nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni e nei movimenti, negli istituti di vita consacrata; come pure nei luoghi dove si forgiano le culture contemporanee, valorizzando le innumerevoli suggestioni offerte dall’arte, dalla musica, dalla letteratura”.

Il congresso si è concluso con un momento di festa, mostrando la dimensione mariana della prassi ecclesiale, con la testimonianza di esperienze, buone pratiche e attività che, da anni, l’Accademia Mariana promuove nel mondo per proporre l’immagine e il messaggio della Madre di Gesù come via di incontro e di dialogo tra le culture. Quest’anno, per la prima volta, è stato istituito anche il “Premio mariano internazionale Maria via di pace tra le culture”, destinato ad artisti visivi (pittori, scultori, fotografi e altri creatori visivi che esplorino, attraverso le loro opere, la bellezza e la profondità del messaggio mariano) e musicisti (compositori e interpreti che, con composizioni o performance, esprimano la devozione mariana combinando tradizione e innovazione).

Nei prossimi anni la Pami è chiamata, quindi, ad approfondire una mariologia non solo a livello sistematico, intellettuale, ma anche spirituale e pratico, per trovare nell’esperienza di fede di Maria di Nazareth i motivi per una prassi ecclesiale che superi ogni forma di spiritualismo o intimismo, ma sia orientata alla pienezza della vita cristiana, e sul piano culturale, antropologico, per scoprire, attraverso la sua persona, gli elementi imperituri dell’antropologia cristiana, in un mondo che ha perso ogni riferimento culturale con tematiche come la vita, la morte, l’identità sessuale, la relazione fra uomo e donna, la vocazione cristiana, perché, come afferma il presidente, p. Stefano Cecchin: “Noi partiamo sempre dalla fede cattolica che ci dice che Maria è la madre di Dio, prima di tutto. Lei che ha concepito il figlio di Dio che è entrato in una relazione fondamentale con la Trinità. Questo per noi è il principio fondamentale che rende Maria una donna che ha aperto la strada a Dio e che è entrata in una relazione fondamentale con lui”. Quella che viene proposta è una visione che parte dai principi dogmatici della fede ma capace di “ripresentare però anche la vera umanità di Maria. È la gloriosa madre di Dio, esaltata Regina del cielo e della terra. Ma per arrivare a quella realtà è stata una vera donna e quindi un modello per l’umanità”, precisa il religioso francescano. Un’umanità di Maria con la quale ognuno può dialogare: trovare in lei, così, risposte a domande, interrogativi. E a tal proposito, Cecchin aggiunge:

“Dobbiamo riscoprire una Maria amica, una Maria compagna, una Maria che ha vissuto veramente, pienamente, la sua vita umana, una Maria amica che cammina con te perché desidera — alle nozze di Cana abbiamo l’esempio favoloso — che tu abbia il buon vino, immagine dell’amore, immagine della realizzazione della tua vita”.