- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

Canada: la banalità dell’eutanasia

Foto Calvarese/SIR

Di Elena Molinari

Il giuramento d’Ippocrate – “primo, non nuocere” – non è stato abolito in Canada il 17 giugno 2016, quando somministrare un’iniezione letale a un paziente, atto che fino al giorno prima era contro la legge, è diventato legittimo quanto una tonsillectomia. E nemmeno nel 2021, quando il Canada ha esteso la Medical Assistance in Dying (“Assistenza medica a morire”, o Maid) a coloro che soffrono di “gravi condizioni mediche ma non sono in pericolo di vita”, ha eliminato il periodo di attesa di 10 giorni tra la richiesta e il decesso e ha annullato l’obbligo per i medici di informare i pazienti sui trattamenti per alleviare la sofferenza.
Da allora la pratica non ha fatto che estendersi, e associazioni mediche come quella dell’Ontario parlano di casi di suicidio legale di giovani adulti, o dovuti a disturbi alimentari, solitudine, ipertensione, frattura dell’anca e cancro con una probabilità di guarigione del 65%.

Nel 2023 sono stati eseguiti 60.300 suicidi legali, pari al 5% dei decessi in tutto il Canada per quell’anno e al 7% nella provincia del Quebec, il tasso più alto al mondo.

Un’impennata così rapida non è passata inosservata, tanto che il numero di settembre della rivista d’inchiesta americana The Atlantic ha dedicato 15 pagine e la copertina al programma canadese. “Il Canada si sta uccidendo” è il titolo, mentre la conclusione del periodico – laico – è che “una volta legalizzato, il suicidio medico diventa estremamente difficile da contenere” finché diventa impossibile non chiedersi: “c’è qualcuno che non dovrebbe essere aiutato a morire?”

Il Parlamento canadese infatti non si è fermato all’espansione del 2021. Dal 2027 l’eutanasia sarà accessibile anche a chi soffre esclusivamente di malattie mentali. Intanto una commissione parlamentare di Ottawa ha espresso la raccomandazione di concedere l’eutanasia ai minori e l’Ordine dei medici del Quebec ha proposto che i bambini di età inferiore a un anno con “gravi” disabilità siano considerati candidabili per la Maid.
Finora solo i Paesi Bassi consentono l’uccisione intenzionale di neonati, e The Atlantic ci ricorda che è la prima nazione a farlo dai tempi della Germania nazista.

La corsa a inserire sempre più categorie di canadesi nel grande abbraccio della morte per Maid ha sollevato pesanti obiezioni da parte di pensatori laici e attivisti per i diritti dei disabili, preoccupati dall’affermarsi della logica che alcune vite non siano degne di essere vissute.
Non i sondaggi, che rivelano che circa la metà dei canadesi che richiedono il suicidio lo fanno per “liberare familiari e amici del loro peso”. Né il fatto che i distretti economicamente poveri siano i più contrari alla Maid, suggerendo che il vero problema sia il sistema socio-sanitario del Paese.

Un rapporto del gennaio scorso sull’applicazione della legge in Ontario, la provincia più popolosa del Canada, ha confermato infatti che la povertà è un fattore determinante nei casi di suicidio assistito di malati non terminali, rivelando che un terzo delle persone sottoposte a eutanasia senza essere in fin di vita viveva in aree molto svantaggiate. I pazienti che hanno fatto ricorso all’assistenza medica a morire avevano “più probabilità di vivere in quartieri dove ci sono livelli elevati di instabilità residenziale, privazione materiale e dipendenza dal sostegno del governo”, ha concluso il massimo pubblico ufficiale che indaga sui casi di morte sospetta in Ontario, Dirk Huyer. Lo stesso Huyer ha segnalato 480 suicidi assistiti in cui le norme sono state violate.

Un uomo identificato come Mr A era un disoccupato sulla quarantina con disturbi intestinali e malattie mentali. È stato descritto come “socialmente vulnerabile e isolato”. Un altro caso riguarda la signora B, donna sulla cinquantina affetta da sindrome da sensibilità chimica multipla che aveva un trascorso di malattie mentali tra cui lo stress post-traumatico. Secondo il rapporto, ha chiesto di morire soprattutto perché non poteva ottenere un alloggio adeguato.

“Quello che stiamo facendo in molti casi è l’opposto della prevenzione del suicidio”, dice Sonu Gaind, docente di medicina all’Università di Toronto.

“Siamo rimasti scioccati quando abbiamo notato quante persone ricevessero la Maid perché povere, disabili o socialmente isolate”, aggiunge Ramona Coelho, medico del comitato di esperti dell’Ontario.

Sono molti gli operatori sanitari del Canada che hanno denunciato di ricevere sempre più richieste di persone il cui dolore potrebbe essere alleviato con risorse economiche, come cure domiciliari, un alloggio adeguato o connessioni sociali.

Un paziente di 74 anni che soffriva di pressione alta e cecità ed era sempre più dipendente dalla moglie ha espresso interesse per il programma Maid “in base alla preferenza del coniuge”. I funzionari si sono chiesti – ma solo in seguito – se “la sua morte sia stata veramente volontaria e priva di coercizione” o se costituisca una violazione del Codice penale.

The Atlantic ha intervistato un medico di Montreal che ha assistito a circa 600 suicidi, mentre un altro a Vancouver ne ha contati 430. Entrambi hanno ammesso che la semplice quantità di richieste sta portando a scorciatoie e abusi.

Alla luce di questi e altri dati, il gruppo per le libertà civili che ha guidato la depenalizzazione del suicidio medicalmente assistito in Canada ha denunciato che è diventato troppo facile ottenerlo. La Civil Liberties Association della Columbia Britannica, che aveva presentato la questione costituzionale che ha portato all’attuale legislazione, si è detto “a conoscenza di segnalazioni di persone a cui è stato offerta Maid in circostanze che potrebbero non essere legalmente qualificate, nonché di persone che accedono a Maid a causa di situazioni sociali intollerabili”. L’associazione ha chiesto dunque al governo di “mettere in atto, rivedere attivamente e applicare tutele adeguate per garantire che le persone prendano questa decisione liberamente”.