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FOTO Cursillos di Cristianità Diocesi del Piceno, “Chiamati ad essere evangelizzatori appassionati”

MONTEPRANDONE“Che il nostro ‘De Colores!’ non sia solo un canto gioioso, ma la testimonianza viva di un amore intelligente, fedele e fecondo!”: è con queste parole significative e colme di speranza che padre Luigi Arena, animatore spirituale nazionale del Movimento dei Cursillos di Cristianità, ha concluso la seconda edizione dell’appuntamento “Sulla Roccia della Preghiera”, il raduno annuale dei cursillisti del Territorio 5, coordinati da Marco Natali e provenienti da Abruzzo, Marche e Molise.

Il momento di condivisione e riflessione, dedicato al tema dei giovani e a come renderli protagonisti attraverso le strutture del Movimento, si è tenuto quest’anno nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, grazie alla disponibilità di padre Marco Buccolini, guardiano del Santuario San Giacomo della Marca in Monteprandone, che ha ospitato l’evento lo scorso Sabato 20 Settembre 2025.

Chiamati ad essere evangelizzatori appassionati 

Durante l’omelia della Messa da lui presieduta alle ore 16:00, a conclusione dell’intensa giornata vissuta insieme, padre Luigi Arena ha detto: “Il Vangelo appena ascoltato è un testo prezioso per una comunità come la nostra, che è chiamata ad amare sempre. In esso, infatti, viene lodato l’amministratore disonesto non certamente per la sua disonestà, ma per la sua furbizia. E perché mai? Perché l’amministratore sa che tutto sta per finire, ma non si chiude nella disperazione, bensì agisce, usa tutto ciò che ha per prepararsi al futuro.  Gesù ci invita ad imparare questa intelligenza operativa. Non basta amare con il cuore. Bisogna farlo anche con audacia, con intelligenza, con concretezza. Il bene vero è certamente generoso, ma va anche organizzato. Non basta fare il bene. Noi siamo chiamati a fare bene il bene. Perché, come ben sappiamo, non conta quanto abbiamo accumulato, bensì quanto abbiamo condiviso. Ecco, allora, che il Vangelo di oggi ci suscita delle domande.  Come amministriamo i doni che Dio ci ha donato? Siamo fedeli? La vocazione ad amare non è solo poesia, ma anche responsabilità. Chiediamo dunque al Signore un amore che non si fermi al sentimento, bensì contribuisca a costruire il regno di Dio hic et nunc“.

Rivolgendosi poi direttamente ai cursillisti, l’animatore spirituale nazionale, ha precisato: “Quello dei Cursillos è un incontro personale con Dio, che ci spinge a portarLo negli ambienti che viviamo ogni giorno. Papa Paolo VI amava ripetere che bisogna farlo con intelligenza evangelica, con una vera parola non parlata, ma parlante. Siamo cioè chiamati ad essere evangelizzatori appassionati con la vita, non solo con le parole. E questo vale tanto più in riferimento ai giovani, i quali cercano soprattutto la coerenza in noi adulti. Amare, per una comunità di cursillisti come la nostra, significa portare amicizia, testimonianza, vita concreta. In ogni momento devo chiedermi: ‘Sto portando Cristo nei miei ambienti?’, ‘Lo sto facendo con entusiasmo e creatività?’. Solo se la risposta sarà sì, allora saremo buoni testimoni dell’amore del Signore!”.

Chiamati a consegnare il Cursillo ai giovani

La mattinata si è aperta con la relazione  del coordinatore nazionale Carlo De Benedetti, che collegato da remoto via Zoom, ha illustrato l’acronimo che Suor Natalie Bechart usa per definire la generazione dei giovani di oggi, EPIC, che lascia intendere come rapportarsi con essa sia qualcosa di epico.
E = ESPERIENZIALE: amano apprendere attraverso l’esperienza;
P = PARTECIPATIVA: amano essere coinvolti nelle scelte che li riguardano;
I = IMMAGINIFICA: usano un linguaggio fatto di immagini, icone, video e musica;
C = CONNESSA: sono sempre connessi.

De Benedetti ha messo in guardia da tre errori che comunemente si fanno: il giovanilismo, ovvero lo scimmiottare i giovani nel modo di vestire, negli atteggiamenti, nel linguaggio; il disfattismo, che conduce a marginalizzare questa generazione che spesso viene apostrofata come pigra ed inconcludente (senza lavoro, senza voglia di famiglia, senza impegno, senza Dio); lo sfruttamento, ovvero una cultura che esalta i giovani ma non li conduce al loro autentico bene.

Ha concluso De Benedetti: “Dobbiamo essere coscienti che dietro questi errori tanto diffusi, molto spesso c’è la nostra cattiva coscienza. Siamo convinti di aver loro insegnato bene. Ma cosa abbiamo realmente testimoniato con il nostro comportamento, con le nostre scelte di vita? Quale fede abbiamo proposto loro? Come hanno visto incarnata nelle nostre azioni, nelle nostre idee, la fede proclamata e celebrata?
Nel nostro Movimento si deve aprire un periodo – lungo quanto serve – per approfondire questi temi e per studiare insieme modi e mezzi per raggiungere i giovani e – oserei dire – per consegnare il Cursillo nelle loro mani. Noi ci siamo e saremo Cursillisti per sempre, ma questo strumento di evangelizzazione straordinario, oggi più che mai attuale, deve essere affidato alla loro creatività, al loro entusiasmo, alla loro dedizione, perché lo conoscano a fondo, perché lo mettano in pratica in modo autentico e genuino, perché lo adattino, negli strumenti e nel linguaggio, al mondo in cui vivono. Così potranno portare, con la travolgente forza dei primi tempi, all’incontro col Signore le persone che ancora non lo sono, ma che sanno di avere fame e sete di qualcosa di vero”.

Chiamati a riscoprire la nostra vocazione più profonda

L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento di padre Luigi Arena, che ha onorato le nostre Diocesi del Piceno con la sua presenza, pur appartenendo al Territorio 4 che unisce i cursillisti di Campania e Lazio. L’animatore spirituale nazionale ha detto: “Il cuore di questa giornata è una chiamata a riscoprire la nostra vocazione più profonda. Quella di amare come ha fatto Gesù. Gesù ci invita a seguire la via dell’amore, un amore che accoglie, un amore che dà la vita (Gv 15,13). La nostra vocazione come discepoli è essere testimoni in questa chiamata, chiamati ad amare con il cuore di Dio, portando questa buona notizia a tutti coloro che incontriamo nel nostro quadrato mobile. L’amore che Dio ci rivolge non è solo un sentimento, ma una vocazione, una missione: essere strumenti di misericordia perdono e speranza (Mt 22, 37-39). Questa è la vera roccia, cari amici, su cui dobbiamo costruire la nostra vita e la nostra testimonianza. Oserei dire: l’esempio sia la nostra ‘imposizione’, perché l’esempio incide profondamente nella vita delle persone, soprattutto dei giovani.
La sfida che ci attende è grande, ma la promessa è ancora più grande. Il Signore ci chiama ad essere pieni di amore in un mondo assetato di verità e misericordia. La nostra risposta deve essere senza riserve, con coraggio e con fiducia, perché l’amore di Dio non manca mai“.

Da qui l’invito di padre Arena  a “riscoprire la nostra vocazione più profonda: essere amore in azione, testimoni di un amore che salva, che dà senso e pienezza alla vita di ogni giovane e di ogni uomo e donna di buona volontà. L’augurio che faccio a me stesso e a tutti, a ciascuno di voi, è che possiamo suscitare curiosità, col nostro modo di essere, non di apparire, perché l’essere è il miglior biglietto da visita che possiamo offrire”.

Chiamati a vivere un’amicizia che cambia il mondo

Ha concluso la mattinata l’animatore spirituale territoriale don Claudio Capoccia, della Diocesi di Fabriano, il quale ha impreziosito l’incontro con una meditazione sul tema “Vocazione all’amore”. Partendo dal concetto di Trinità di Sant’Agostino, ha spiegato come, “essendo fatti a immagine e somiglianza di Dio, noi non possiamo non amare e non essere amati, perché Dio è amore e noi siamo simili a Lui. Dunque, la vocazione all’amore non è estrinseca e riservata a certe categorie, ma intrinseca e propria non solo del cristiano, ma di ogni uomo“.

Dopo aver esaminato diversi riferimenti biblici estratti dal Nuovo Testamento sui brani che riportano la nostra vocazione alla carità, don Capoccia ha ripercorso le 3 domande che i giovani hanno posto a Papa Leone durante la Veglia a Tor Vergata nel Giubileo dei Giovani, lo scorso 2 Agosto 2025. In particolare, la prima domanda verteva proprio sull’amicizia che è lo strumento attraverso il quale il Movimento dei Cursillos porta la buona notizia nel mondo che Dio, in Cristo, ci ama.
Ha detto do Claudio: “Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona. Sant’Agostino ha colto il profondo desiderio del nostro cuore – è il desiderio di ogni cuore umano – anche senza conoscere lo sviluppo tecnologico di oggi, incontrando chi già lo stava cercando, incontrando Gesù Cristo. Come ha costruito il suo futuro? Seguendo Lui, suo amico da sempre. Ecco le sue parole: «Nessuna amicizia è fedele, se non in Cristo. È in Lui solo che essa può essere felice ed eterna». E  la vera amicizia è sempre in Gesù Cristo con fiducia, amore e rispetto: «Ama veramente il suo amico colui che nel suo amico ama Dio».
L’amicizia con Cristo è la nostra stella polare. Come scriveva San Pier Giorgio Frassati, «vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere una lotta per la Verità non è vivere, ma vivacchiare». Quando le nostre amicizie riflettono questo intenso legame con Gesù, diventano certamente sincere, generose e vere.
L’amicizia può veramente cambiare il mondo”.

Chiamati  a dare voce e gambe al proprio entusiasmo

Dopo il pranzo, in parte condiviso dai partecipanti ed in parte preparato dallo staff del Casolare Azzurro di Acquaviva con le primizie provenienti  dall’orto sociale della Caritas diocesana, il pomeriggio è stato dedicato ai lavori di gruppo, durante i quali i partecipanti si sono confrontati secondo lo stile sinodale che da sempre caratterizza il Movimento. Tre i i quesiti che si sono posti i cursillisti: Quale comunicazione per incontrare i giovani?; Quale impegno nel sociale per coinvolgerli?; Quali strutture nel Movimento per farli partecipare?.

La giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica presieduta da padre Luigi Arena e concelebrata da don Claudio Capoccia. Padre Arena ha ringraziato tutti i presenti, ricordando loro di portare l’annuncio nel mondo con gioia e coerenza: “Ricordiamoci che il nostro biglietto da visita è l’amicizia. Possa San Giacomo della Marca aiutarci ad essere dei buoni testimoni ovunque andiamo!“.

Al termine della Messa, Marco Natali ha salutato tutti i presenti, ringraziando per la bella esperienza vissuta e dando appuntamento al prossimo anno.

Chiamati ad aprire le porte ai giovani

Ilario Persiani, coordinatore diocesano dei cursillisti della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, dichiara: “Prima di qualsiasi altra cosa, mi preme ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questa giornata. Prima di tutto ringrazio padre Marco Buccolini, che ci ha aperto le porte del Santuario San Giacomo della Marca, permettendoci di ospitare tutti i convenuti in un ambiente ricco di spiritualità e bellezza. Poi ringrazio lo staff del Casolare Azzurro di Acquaviva, che ha preparato il nostro pranzo, e la Caritas diocesana, che ha offerto gratuitamente i prodotti dell’orto sociale con cui sono state realizzate le varie portate. Siamo abituati a pensare che la Caritas prenda senza dare nulla in cambio. Non è così: in questo caso è stata la Caritas a donare a noi. Questo scambio reciproco di cortesia è il frutto di una fraternità vissuta negli anni. Ringrazio infine tutti gli ospiti e gli uditori intervenuti, che hanno reso preziosa questa giornata”.

“L’obiettivo principale che ci siamo preposti – prosegue Persiani – è quello di avvicinare i giovani. Personalmente credo una buona prassi potrebbe essere quella di individuare, all’interno delle parrocchie, alcuni giovani ed adulti che possano dare un contributo al nostro Movimento e realizzare progetti di solidarietà condivisi. Siamo sicuri che con la nostra testimonianza di fede, amicizia e vicinanza, potremmo suscitare frutti fecondi in tutte le persone che incontreremo, in particolare tra i giovani, che sono i primi a chiedere armonia, comunione e coerenza”.

Mary Poli, coordinatrice diocesana dei cursillisti della Chiesa di Ascoli Piceno, conclude: “Sono riconoscente al Signore per questa iniziativa del nostro Coordinatore Nazionale. Torno a casa piena di gratitudine al Signore per il dono dei fratelli, per la semplicità e l’umiltà di cui ha arricchito il Movimento e che mi danno ogni volta il senso della Sua presenza in esso. Le nostre consultazioni, nel lavoro dei gruppi, saranno ora riportate al Nazionale. Probabilmente, avremo una restituzione di ciò che è emerso in questa giornata, già ai primi di Ottobre, quando ci rivedremo in occasione dell’Assemblea Nazionale del Movimento. Ma siamo coscienti che abbiamo attivato un processo e che sarà comunque necessario un ulteriore tempo, dialogo e confronto, affinché si arrivi ad una azione condivisa. Intanto andiamo avanti, camminando insieme e in amicizia, con coraggio e fiducia, come ci ha invitato a fare l’Animatore Spirituale Nazionale, certi che il Signore non ci farà mancare il Suo aiuto, purché restiamo piccoli e continuiamo a chiederGli il dono dello Spirito Santo per guidarci su questa strada dell’ascolto reciproco e della preghiera”.

Foto di Ilario Persiani