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Marche, verso una pastoralità della teologia sacramentaria in chiave di evangelizzazione?

Di Don Gian Luca Pelliccioni

MARCHE – Dal 1° al 3 settembre 2025 si è svolto ad Ancona il convegno nazionale di teologia sacramentaria, dal titolo “Dove va la teologia sacramentaria? Domande, prassi e prospettive”, secondo atto del percorso inaugurato nel 2023 con “Come sta la sacramentaria?”.

L’iniziativa, promossa dall’Istituto Teologico Marchigiano (ITM) e dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose delle Marche Redemptoris Mater (polo teologico aggregato alla Pontificia Università Lateranense), ha coinciso con il trentennale dell’avvio del ciclo di specializzazione in Teologia sacramentaria. Nella sede dell’ITM si sono riuniti docenti e studiosi provenienti da tutta Italia per un confronto sistematico sulle principali linee di ricerca e sulle prospettive future della disciplina. «In questi giorni molto costruttivi – ha dichiarato il prof. Giovanni Frausini – sono emerse da un lato la consapevolezza della complessità della situazione ecclesiale e della vita delle persone, dall’altro il desiderio di una rinnovata teologia dei sacramenti, una nuova mistagogia

L’apertura dei lavori

Martedì 2 settembre, dopo l’accoglienza inaugurale, i lavori si sono aperti con i saluti di mons. Nazzareno Marconi, presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, che ha sottolineato l’urgenza di linee guida pastorali per coniugare la celebrazione dei sacramenti con la missione ecclesiale. Sono seguiti gli interventi di saluto di don Massimo Regini, direttore dell’ITM, e di don Giovanni Varagona, direttore dell’ISSR Redemptoris Mater, che hanno curato anche l’organizzazione generale.

Il convegno si è articolato in quattro relazioni principali – seguite da laboratori di approfondimento – che hanno affrontato i nodi ermeneutici oggi centrali per la sacramentaria: antropologia, pastorale, liturgia ed ecclesiologia. ««La teologia sacramentaria negli ultimi trent’anni – ha osservato il Prof. Mario Florio nelle conclusioni – si è prevalentemente focalizzata sul rapporto tra liturgia e sacramentaria con un metodo sempre più interdisciplinare. Occorrerebbe riprendere in questa prospettiva anche l’attenzione alla categoria sacramentale intesa in senso più globale e analogico, compresa la tematica della “sacramentalità”».

Antropologia: il rito come mediazione di alterità

La prima relazione affidata al prof. Loris Della Pietra (Facoltà Teologica del Triveneto; Istituto di Liturgia Pastorale S. Giustina di Padova) ha proposto una riflessione sull’antropologia in dialogo con la sacramentaria. Secondo Della Pietra, «un ricorso genuino all’antropologia in materia liturgico-sacramentale risulta produttivo nella misura in cui riesce a mettere in luce le risorse e le opportunità del rito in quanto tale, prima di ogni chiarificazione teologica». Il rito, nella sua densità simbolica e nella sua dinamica di opacità/trasparenza, si rivela mediazione affidabile del mistero e luogo di alterità. La sacramentaria non può dunque prescindere dal corpo come luogo teologico, in cui il gesto di Dio si fa principio di salvezza. La vera posta in gioco – ha ribadito – resta l’efficacia dei sacramenti, cioè la capacità del Dono di incontrare l’uomo reale.

Pastorale: i sacramenti come “carità educativa”

Il prof. Paolo Asolan (Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis, Pontificia Università Lateranense) ha approfondito la conversione missionaria della pastorale, mettendo in evidenza la distanza che spesso si registra tra teoria e prassi. Le trasformazioni culturali e tecnologiche contemporanee – dall’intelligenza artificiale al post-umanesimo – hanno reso insufficiente un modello lineare di lettura della realtà. Per Asolan, la sacramentaria è oggi chiamata a svilupparsi in chiave interdisciplinare, assumendo la complessità come metodo. In questa prospettiva, i sacramenti rappresentano una risorsa di carità educativa: nella loro forma simbolico-rituale, diventano strumenti formativi che generano senso, resistenza critica e umanizzazione.

Liturgia: l’«opzione liturgica» come via privilegiata

La sessione pomeridiana è stata aperta dal prof. Paolo Tomatis (FTIS Torino), che ha richiamato l’urgenza di ripensare la sacramentaria a partire dalla liturgia, intesa come locus originarius e criterio ermeneutico fondamentale. Richiamando le svolte del Novecento – liturgica, misterica ed ecclesiale – Tomatis ha sottolineato come categorie quali forma, azione e officium permettano di interpretare i sacramenti in quanto ritus. Il futuro della disciplina, secondo il teologo, passa attraverso due piste: un rinnovato approccio mistagogico, che intrecci radicamento liturgico e orientamento spirituale, e una prospettiva estetica, che valorizzi percezioni, sensi e corporeità nell’esperienza sacramentale.

Ecclesiologia: la sacramentalità come chiave ermeneutica

La quarta relazione, affidata a suor Daniela Del Gaudio (Pontificio Ateneo Regina Apostolorum; Pontificia Università della Santa Croce), consultore del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha messo in luce la dimensione ecclesiologica della sacramentaria.Richiamando il Vaticano II, Del Gaudio ha presentato la Chiesa come sacramento storico della comunione tra Dio e l’uomo, realtà fragile e bisognosa di purificazione, ma anche luogo in cui la grazia si rende attuale nella liturgia e nella storia.

Al cuore di questa prospettiva sta il legame costitutivo con l’eucaristia e gli altri sacramenti. La relatrice ha provocatoriamente domandato: l’Eucaristia fa la Chiesa? E nelle nostre comunità la celebrazione dei sacramenti corrisponde a un serio cammino di formazione e di conformazione a Cristo nello Spirito?

Conclusioni: verso una sacramentaria in chiave evangelizzatrice

La mattina del 3 settembre è stata dedicata alla restituzione dei gruppi di lavoro coordinati dai moderatori i professori Giovanni Varagona, Gian Luca Pelliccioni, Mario Florio e Giovanni Frausini. Dai tavoli di confronto sono emersi due punti ricorrenti: la consapevolezza di una prassi spesso fallimentare nelle comunità e la necessità di nuove vie di evangelizzazione articolate con i sacramenti.

Nelle conclusioni, i professori. Frausini e Florio hanno rimarcato l’intento del convegno: interrogarsi sull’orientamento della teologia sacramentaria per il futuro. La prospettiva che si delinea è quella di una disciplina intrinsecamente interdisciplinare, in dialogo con le scienze umane, i mutamenti culturali e la prassi ecclesiale. La sacramentaria si conferma così non come settore specialistico confinato, ma come ambito teologico capace di offrire interpretazioni rinnovate del mistero cristiano e della sua mediazione ecclesiale.

Gli Atti del convegno saranno pubblicati nel N. 65 della rivista Sacramentaria & Scienze Religiose (primavera 2026).