- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

FOTO Piane di Morro di Folignano, Vescovo Coccia: “Maria è stata donna di umiltà e misericordia, che ha vissuto il suo dolore nel mistero di Cristo”

FOLIGNANO – “Questa Celebrazione di Lode conclude un triduo intenso di preghiera e i festeggiamenti organizzati in onore della Madonna Addolorata, che rappresenta per ogni cristiano l’occasione per pregare, meditare sulla nostra vita, condividere il dolore di Maria, nostra madre, e di ogni essere umano e per avvicinarsi al mistero di Cristo, attraverso il dolore della croce”.

È con queste parole che don Joseph Katembwe, parroco della comunità Santa Lucia in Piane di Morro, ha aperto la Celebrazione Eucaristica che si è svolta ieri, Domenica 31 Agosto 2025, alle ore 19:00, presso la chiesa Santa Lucia, nella popolosa frazione di Folignano, a conclusione della festa in onore della Madonna Addolorata.

La Santa Messa, animata dal coro parrocchiale, è stata presieduta da mons. Piero Coccia, vescovo emerito della Diocesi di Pesaro, e concelebrata dal parroco don Joseph Katembwe e dal vicario parrocchiale don Jean De Dieu Tathy. Presenti, inoltre, anche il diacono Rinaldo De Angelis, e il ministro dell’Eucaristia Giovanni Bollettini.

Tra la numerosa folla di fedeli, erano presenti anche alcuni rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Folignano: il vicesindaco Angelo Flaiani, il consigliere Massimo Agostini e la consigliera Eleonora Ritrecina.

Dopo la lettura del Vangelo da parte del diacono De Angelis, mons. Coccia prima di tutto ha portato “il saluto affettuoso del vescovo Gianpiero Palmieri, che non ha potuto partecipare alla Celebrazione” e poi, commentando la Parola di Dio appena ascoltata, ha detto: “Noi cristiani abbiamo un grande dono: celebrare la Messa. A volte, infatti, la vita ci mette a dura prova e la Parola del Signore ci aiuta a camminare nel quotidiano. Anche oggi la Parola diventa luce per noi, perché ci indica la necessità di essere persone umili. La parola ‘umiltà’ – deriva dal termine ‘humus’, che significa ‘terra’, quindi non qualcosa di elevato o di alto, ma una persona che sa stare con i piedi per terra, che non si dà arie, che non si gonfia. Perché è importante essere umile? Ce lo dicono le Letture di oggi.
Nella Prima Lettura, infatti, tratta dal Libro del Siracide, l’autore ci ricorda che il Signore si rivela agli umili. Perciò, se non siamo umili, non incontriamo il mistero di Cristo. La persona piena di sé, che basta a se stessa, che pensa di risolvere tutto da sola, con le proprie risorse, non ricorre al Signore, perché non ne vede la necessità. E, così facendo, non incontrerà mai il Signore. Ma questa è una grande illusione, perché prima o poi nella vita arriva anche l’esperienza del dolore, della morte, della sofferenza, della sconfitta, dell’amarezza.
Poi nella Seconda Lettura, la Lettera agli Ebrei, ci viene ricordato il fine ultimo per cui siamo chiamati ad essere umili, ovvero perché dobbiamo essere come il Signore, che è stato così umile da arrivare al punto di farsi uomo. Egli ha assunto la condizione umana, che è fatta di incertezza, di precarietà, di limite, pur trasformandola poi con la sua redenzione.
Nel Vangelo, infine, Gesù ci racconta la parabola dell’invito a nozze e ci consiglia di metterci all’ultimo posto. Tutti amiamo i primi posti, no?! Gesù, invece, ci consiglia il contrario, ci consiglia un atto di umiltà, così da non essere in difetto in mezzo agli altri“.

“Ecco, allora, come la Parola ci illumina e dà risposta alle nostre domande – ha proseguito il vescovo Piero –! Attraverso la Parola, stasera ci chiediamo: perché un credente deve fare costantemente l’esperienza dell’umiltà?
Prima di tutto perché, senza l’umiltà, non facciamo l’esperienza delle fede. Se vogliamo incontrare Dio, dobbiamo per forza essere umili. E questo rende la nostra vita più profonda, più rilevante, perché solo con Dio riusciamo a darle senso e significato. L’umile, quindi, non è il debole, colui che va a perdere, bensì colui che sa che, attraverso l’umiltà e quindi l’incontro con Dio, può vivere la vita da una prospettiva diversa, più piena e più completa.
In secondo luogo, inoltre, noi viviamo nelle relazioni: stasera, ad esempio, stiamo vivendo insieme alla comunità un momento di festa, domani mattina torneremo al lavoro insieme ai colleghi e potremmo citare tante altre situazioni in cui siamo a contatto con gli altri. Se non siamo umili nelle relazioni, se non le viviamo in Cristo, facciamo dei veri disastri. Una ricerca del Censis ha evidenziato che l’Italia, negli ultimi anni, è ammalata delle tre D: disagio, depressione e disperazione. Come si risolve allora questa situazione diffusa di difficoltà? Attraverso l’esperienza dell’umiltà, della fede e della misericordia, che rende le nostre relazioni costruttive. Altrimenti le nostre relazioni diventano abrasive, aggressive, distruttive ed uccidiamo con le azioni, i comportamenti e anche le parole”.

Ha quindi concluso mons. Coccia: “In questa prospettiva, Maria, che voi venerate con tanta partecipazione, ha molto da dirci. Ella ha vissuto tantissimo l’umiltà, è stata donna di misericordia, che non si è lasciata sopraffare dal dolore, bensì lo ha vissuto attraverso suo Figlio Gesù. Maria è una donna serena, che ha vissuto il suo dolore nel mistero di Cristo. E il dolore, vissuto così, è il preludio della salvezza, della Resurrezione“.

Al termine delle Messa, il parroco don Joseph ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questi giorni di festa.

La serata si è conclusa con un momento di fraterna convivialità nell’ampio piazzale antistante la chiesa Santa Lucia, allietato dalle note e dal canto del gruppo “Lo strano percorso”, una Tribute Band degli 883, ed impreziosito da un suggestivo spettacolo pirotecnico nel cielo terso delle prime ore notturne.