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FOTO Riaperta al culto la chiesa Sant’Egidio Abate. Vescovo Palmieri: “Grande gioia!”

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Grande gioia per riapertura della chiesa Sant’Egidio Abate in Sant’Egidio alla Vibrata. Ieri, infatti, 23 Agosto 2025, alle ore 18:30, nell’antico edificio sacro, chiuso al culto a seguito del terremoto del 2016, mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, ha benedetto l’altare per sancire la riapertura ufficiale al culto e poi ha presieduto una Santa Messa, che è stata concelebrata dal parroco don Luigino Scarponi. Scarponi.
Alla Messa, la cui animazione è stata affidata ai cori parrocchiali, erano presenti anche il sindaco della città Annunzio Amatucci e il consigliere regionale Emiliano Di Matteo.

Durante l’omelia, prima di ogni altra cosa,  mons. Palmieri ha espresso la gioia per la riapertura della chiesa: “È una gioia riaprire questo luogo in cui i nostri nonni, i nostri padri hanno pregato! Queste colonne, queste mura, sono impregnate della preghiera di tante persone. Quindi ci sentiamo in continuità, una continuità completa con la preghiera di chi ci ha preceduto”.

Poi il vescovo Gianpiero ha proseguito, spiegando il significato dei gesti compiuti all’inizio della Celebrazione: “Oggi abbiamo benedetto l’altare. Un altare che non è mai stato usato o che è stato utilizzato per altri usi, viene consacrato. Questo, invece, è già stato consacrato, perciò oggi lo abbiamo soltanto benedetto, dopo tanti anni in cui non è stato usato per la Liturgia. Attenzione ai gesti che abbiamo fatto! Abbiamo benedetto con l’acqua del Battesimo l’altare e voi, poi abbiamo incensato l’altare e voi. Quindi c’è un legame tra l’altare e la comunità, tra l’altare e noi. All’inizio e alla fine della Liturgia, quando si entra in una chiesa, ci si rivolge verso l’Eucaristia contenuta nel tabernacolo e ci si inginocchia e si saluta la presenza di Gesù Risorto nell’Eucaristia. Ma, quando comincia una Liturgia, non ci si inginocchia più al tabernacolo, bensì ci si inchina all’altare, il luogo più importante della Liturgia. Perché l’altare è il simbolo della pietra angolare che è Gesù. Pochi giorni prima della sua passione, Gesù usa una parabola e dice, citando il Salmo 117, che la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo, cioè la pietra su cui si regge tutto l’edificio. Proprio quella che nessuno considerava, è diventata la più importante. San Paolo, San Pietro, nelle loro lettere, dicono che abbiamo una pietra angolare, una pietra fondamentale che è Gesù Risorto. E noi tutti siamo pietre unite a Lui, pietre di un edificio spirituale. L’edificio spirituale, che è la Chiesa, è fatta di pietre vive, che siamo noi. E siamo vive nella misura in cui ci stringiamo a Lui, a Gesù. L’altare quindi rappresenta Gesù. Per questo da una parte ricorda il sacrificio, che è la croce: Gesù offre se stesso sulla croce per amore. Ecco perché vicino all’altare si mette sempre una croce! Ed ecco anche il motivo per cui si incensano l’altare e poi la croce! Poi però sono stati portati all’altare anche i fiori, le candele, Dall’altra parte, però, l’altare ricorda anche il banchetto del Paradiso, quando tutti i popoli – come abbiamo ascoltato nell’accenno della Prima Lettura di Isaia e anche nel Vangelo – siederanno a mensa, insieme al Signore, nel Paradiso. Dunque sono tanti i significati dell’altare: la pietra angolare che è Gesù, poi la croce ed infine il banchetto del Paradiso in cui ci ritroveremo insieme agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi un giorno. Ecco perché ci si inchina sempre all’altare. Ed è bellissimo aver fatto insieme questo gesto perché Gesù è la pietra d’angolo e, ogni volta che celebreremo l’Eucaristia, ci ricorderemo che noi siamo chiamati a offrire la nostra vita per amore, insieme a Lui, e ci ricorderemo che abbiamo vicino tutte le persone che dimorano in Dio, quelle del presente, quelle del passato e anche quelle del futuro, di ogni tempo”.

Al termine della Celebrazione Eucaristica il santegidiese Gianni D’Auri, appassionato di storia, ha ripercorso le vicende della chiesa di Sant’Egidio Abate. A seguire, l’ing. Maurizio Di Monti, responsabile per l’edilizia del CDAE, ha dato la parola ai professionisti che hanno curato, a vario titolo, i lavori di ristrutturazione e restauro dell’edificio sacro: Valeriano Testardi, ingegnere e progettista strutturale; il titolare dell’impresa edile “Clementoni”, che ha eseguito i lavori; Davide Borzacchini, restauratore che si è occupato del restauro di due opere di grande pregio. La prima è un dipinto che incornicia l’altare dell’Addolorata, opera di don Luigi Sciocchetti risalente al 1925. La seconda è un affresco rinvenuto a seguito di un sondaggio eseguito durante i lavori. L’opera raffigura Sant’Egidio che celebra l’Eucarestia: alla sua destra un angelo adoratore e alla sua sinistra un angelo che con un cartiglio manifesta al santo il peccato nascosto del re del Carlo Martello. L’immagine rappresentata si riferisce al celebre episodio riguardante il re dei Franchi, il quale, diffusasi ormai la fama di santità dell’eremita, invitò a corte Egidio in cerca di redenzione per una colpa che non riusciva a confessare a nessuno. La Domenica successiva, mentre celebrava la Messa, al Santo apparve un angelo che depose sull’altare un biglietto sul quale era scritto il peccato segreto del sovrano, che così poté essere perdonato e poté riconciliarsi con Dio.

Grande l’emozione di tutti i fedeli presenti, a partire dal parroco don Luigino Scarponi, il quale dichiara:  “In questi giorni abbiamo dimostrato la capacità nascosta di resilienza da più punti di vista, dalla partecipazione della corale alla grandiosa pulizia in vista della riapertura della chiesa madre di Sant’Egidio. Nel momento del bisogno, si è realizzato il senso maturo di appartenenza a una ‘comunione di comunità’. Grazie a tutti e sempre meglio!”.

Foto di Dario De Santis