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Villa Rosa, festività dell’Assunta. Vescovo Palmieri: “Compito della Chiesa è partorire Cristo nel mondo, come fa Maria, senza paura dei poteri di questo mondo”

MARTINSICURO – Si è svolta ieri sera, 15 Agosto 2025, alle ore 21:00, presso il piazzale antistante la chiesa San Gabriele dell’Addolorata in Villa Rosa di Martinsicuro, una Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, mons. Gianpiero Palmieri, in occasione della festività dell’Assunzione.

La Santa Messa, svoltasi all’aperto per poter contenere la numerosa folla di fedeli accorsi, sia residenti locali che turisti, è stata concelebrata dal parroco don Alfonso Rosati e dal concittadino don Claudio Marchetti, rettore del Pontificio Seminario Marchigiano “Pio XI” .

Durante l’omelia il vescovo Palmieri ha spiegato come la figura di Maria sia importante per tutti noi, in quanto rappresenta un segno di speranza, la speranza di entrare a far parte del Regno di Dio: “È una  gioia ritrovarsi qui a contemplare Maria nel compimento della sua vita, quando il suo corpo ormai vive pienamente in Dio, in Paradiso. Questa festa dell’Assunzione di Maria in Cielo è particolarmente importante, perché nella liturgia, ma anche nel Vangelo, quello che si dice di Maria, lo si dice pure per noi, cioè quello che si dice di Maria, lo si dice per tutta la Chiesa. Questo significa quindi che anche noi siamo chiamati a entrare nel Regno di Dio dopo la nostra morte, con tutta la nostra realtà umana. Tutto quello che siamo, tutta la nostra realtà umana purificata dal peccato, eliminata la morte, entrerà a far parte del Regno di Dio. Questo mondo di quaggiù non può essere eterno! Pensate a questo mondo, fatto anche non solo di cose belle, ma anche di violenza, di guerra, di sopraffazioni, di sfruttamento, di ingiustizie. Ebbene, questo mondo di quaggiù – ci dice la Scrittura – non può essere eterno! Dio ha messo un limite: la morte. È soltanto attraverso il passaggio della morte, purificati dal male, che entriamo nell’eternità di Dio, nel Regno di Dio. Quel Regno che è eterno, quel Regno di amore, di giustizia, di pace, dove l’uomo, liberato da tutto ciò che è negativo, entra ormai a far parte, per sempre, della vita di Dio. Tutta, tutta la creazione – ci dice la Scrittura – entrerà nel Regno di Dio; ma tutto ciò che l’uomo ha prodotto di sbagliato, di male, di morte, tutto questo non vi entrerà. Cieli e terre nuove Dio sta preparando per l’uomo, per l’umanità intera che Egli ama! Maria è il segno di una creatura che non ha vissuto la realtà del peccato e che fa sperare, per noi e per l’umanità intera, di entrare a far parte del Regno di Dio”.

Mons. Palmieri ha poi spiegato le Letture del giorno, a partire dalla Prima Lettura, tratta dal Libro dell’Apocalisse: “In questo testo bellissimo, c’è un’immagine ancor più bella, che contiene molti simboli che vanno spiegati alla luce della Scrittura: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e con una corona di dodici stelle. Noi ci vediamo Maria, ma nei simboli dell’Apocalisse, questa donna, oltre a rappresentare Maria, rappresenta noi, la Chiesa. La Chiesa nel mondo ha un compito preciso: partorire Cristo. In ogni luogo, in ogni tempo, il compito della Chiesa è partorire Cristo nel cuore degli uomini. Il nostro compito nel mondo è partorire Cristo nel cuore dei nostri figli, dei nostri amici, dei nostri parenti; fare in modo che la fede nasca e cresca intorno a noi e dopo di noi. Questo è il nostro compito, come la donna dell’Apocalisse. E dobbiamo lottare contro il drago, contro il nemico, che vuole divorare Cristo e distruggerlo, che vuole distruggere la donna, quindi la Chiesa. Non è nel brano della Prima Lettura, ma, a servizio del drago, ci sono la bestia che viene dal mare e la bestia che viene dalla terra. Che significano queste due bestie? La bestia che viene dal mare, nel linguaggio dell’Apocalisse, è l’imperatore di Roma, Nerone, che ha il numero 666, spesso erroneamente attribuito al diavolo. La bestia che viene dalla terra, invece, è il potere religioso, i sacerdoti pagani in questo caso, che, asserviti all’imperatore, combattono i cristiani. Ma guardate che questi simboli valgono per tutti i tempi, per tutti i luoghi. Sempre la comunità cristiana, che cerca di partorire Cristo nel mondo, ha a che fare con il drago rosso, con i poteri politici e con i poteri religiosi, che vogliono distruggere il Vangelo. E lo diciamo con vergogna. Certe volte pure noi abbiamo fatto questa parte. I nemici del Vangelo, certe volte, siamo stati pure noi. Ed c’è da vergognarsi! Sebbene il drago cerchi di divorare il bambino e la donna, la donna si rifugia nel deserto, là dove nessuno può fermare Dio. Nessuno, infatti, può impedire al principe, al Signore, di diffondere la sua Parola ovunque. E questo avviene sempre nella storia. In Giappone, ad esempio, per due secoli non ci sono stati preti, ma la comunità cristiana è continuata lo stesso con un solo Sacramento: il Battesimo. I papà e le mamme battezzavano i loro figli. Non c’era l’Eucarestia, non c’era la Confessione: eppure per due secoli la Chiesa è durata lo stesso! Oppure pensate a quello che è avvenuto dall’altra parte di questo mare, in Albania: c’erano laici, preti, vescovi, ammazzati fino a trent’anni fa, fino a metà degli Anni Novanta; eppure nessuno ha fermato la corsa della Parola di Dio. Vedete, allora, che non dobbiamo aver paura dei poteri di questo mondo, bensì dobbiamo soltanto metterci al servizio del Signore! Nella Chiesa e in tutti gli uomini di buona volontà – di qualunque religione o popolo siano, anche se dicono di essere atei, ma cercano di fare il bene -, noi abbiamo il Signore, noi abbiamo degli alleati, gente che cerca la pace, la giustizia e la fraternità!”.

Il vescovo Gianpiero ha poi commentato il Vangelo del giorno, l’incontro tra Maria e Elisabetta:  “Maria e Elisabetta non sono due donne potenti, bensì due donne del popolo. Dio non ha scelto di nascere nella famiglia dell’imperatore o del re. È nata nella famiglia di due donne umili e povere, parenti tra di loro. E queste due donne, prese dalla gioia, hanno come un’illuminazione e cominciano un canto meraviglioso, il Magnificat. Si dicono: ‘Ma guarda un po’ Dio che cosa straordinaria fa nella storia! Lui cambia la storia! La storia dei libri, fatta dei potenti, dei signori, proprio quella storia Dio la ribalta! Rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, rimandi i ricchi a mani vuote. La misericordia di Dio si estende di generazione in generazione! Non dobbiamo aver paura – si dicono Maria ed Elisabetta –, perché l’arca della presenza di Dio è in mezzo a noi. Ed è Maria!’. L’arca dell’alleanza è Maria, lei che porta nel grebo il figlio di Dio. Il Magnificat non era, come i Salmi al tempo di Israele, solo cantato, ma era anche danzato. Noi, allora, dobbiamo immaginare questa scena con Maria e Elisabetta che cantano e danzano il Magnificat. Quando Giovanni Battista, nel grembo di Elisabetta sussulta, il verbo greco utilizzato significa ‘danzare’. Quindi anche il bambino nel grembo di Elisabetta danza. Tutti danzano! Maria un giorno entrerà nel Paradiso in corpo e d’anima, ma su questa terra già la danza del corpo di Maria anticipa il Paradiso! La danza degli umili, dei poveri, già vince il peccato e la morte e anticipa il Paradiso. È un anticipo dell’Assunta, la danza del Magnificat. Per questo oggi abbiamo letto questo Vangelo”.

Ricordano infine il vertice in Alaska in programma di lì a poche ore per decidere forse la pace del conflitto russo-ucraino, mons. Palmieri ha concluso: “La storia non la fanno i potenti. La storia la fa Dio. Ed è la storia dei popoli che hanno dignità, che lottano per la verità, la giustizia, la pace, la fraternità, che credono in un mondo diverso. Popoli di tutte le genti, che si mettono insieme per questo costruire un mondo diverso che si chiama Regno di Dio“.

Prima della benedizione finale, il parroco don Alfonso Rosati ha ringraziato il vescovo Palmieri per la sua presenza e ha espresso un augurio per tutta la comunità: “Il Vangelo di oggi ci ricorda che possiamo anche noi sussultare e danzare di gioia. Questo è l’auspicio che questa Celebrazione può offrire alla storia della nostra vita e che io voglio augurare a tutti voi. Che questa Messa sia l’occasione per ripristinare la gioia e lo stupore in mezzo a noi!“.