SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si sono conclusi ieri, Lunedì 11 Agosto 2025, con la Celebrazione Eucaristica delle ore 21:15 presso il Monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto, i festeggiamenti in onore di Santa Chiara.
La Messa, presieduta dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, è stata concelebrata da numerosi sacerdoti provenienti dalle due Diocesi del Piceno, tra i quali don Gianni Capriotti e padre Massimo Massimi, che hanno affiancato il vescovo sull’altare preparato nel giardino del monastero.
Accanto a loro i diaconi Walter Gandolfi, Giovanni Maria Bettoni ed Emanuele Imbrescia.
Le Celebrazione è stata impreziosita dal canto del coro parrocchiale della comunità Madonna del Suffragio, accompagnato alla chitarra da Maurizio Angelini e all’organo da Lorenzo De Angelis, il quale ha anche diretto gli ottimi coristi.
Sedute in prima fila, le sorelle Clarisse: Suor Graziana, Suor Riccarda, Suor Patrizia, Suor Massimiliana e Suor Sara. Molti i fedeli accorsi per l’occasione.
Durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha approfondito quattro aspetti della spiritualità di Santa Chiara. Ha detto il prelato: “È un dono straordinario avere la possibilità di ritrovarci qui. Ed è un dono ancora più straordinario avere nelle nostre due Diocesi, unite in persona episcopi, una comunità di figlie di Santa Chiara, di Clarisse. Questo ci permette, insieme a tutta la famiglia francescana fatta di padri conventuali, di frati minori e di padri cappuccini, di poter respirare ampiamente la spiritualità di Francesco e di Chiara. Ma qual è questa spiritualità? Nient’altro che la spiritualità di vivere qui e oggi il Vangelo, nient’altro che questa. È la possibilità non teorica, non campata per aria, non ipotetica, non utopica, ma la possibilità concreta, reale, per me, per noi, oggi, di vivere qui il Vangelo. E uno potrebbe dire: ‘Beh, grazie tante! C’era bisogno di Francesco e di Chiara per saperlo?!’ Eh sì, forse c’era bisogno anche di Francesco e di Chiara, anche di Domenico, anche di Ignazio, anche di tutta la storia di tanta santità della Chiesa. Abbiamo bisogno di ciascuno di loro per sapere che oggi e qui è possibile vivere da discepoli del Signore. Chiara, come anche Francesco, ha messo al centro di tutto il suo vivere, il Vangelo. E ancora oggi il compito dei figli di Francesco e delle figlie di Chiara è quello di annunciare il Vangelo, un compito sentito come fondamentale, che doveva ed ancora oggi deve essere attualizzato e vissuto in profondità, messo in pratica davvero, sul serio!”
Palmieri ha poi proseguito: “Chiara lo ha fatto! Ha iniziato da quell’invito di Gesù che dice: ‘Se vuoi essere perfetto, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo. E seguimi’. Quando Chiara vende la sua eredità per darla ai poveri, ad Assisi se ne parla per tanto tempo. Pensate a tutti i suoi diritti ereditari di nobildonna di quel tempo! Tutti venduti per poter dare tanti beni ai poveri e diventare lei stessa poverissima. Vivere il Vangelo significa per lei vivere la vita dei poveri e farsi vicina ai poveri, vivere Madonna Povertà. E questo per prendere sul serio il Vangelo. Questo è il secondo aspetto della spiritualità di Santa Chiara. Che cosa può significare oggi questo per noi? Vivere sul serio il Vangelo e disfarci di tutto quello che ci impedisce di correre dietro al Signore. Da che cosa dobbiamo liberarci noi oggi? Che cosa ci impedisce di seguire il Signore? Voi ricordate che, quando Gesù guardò con amore questo giovane, dicendo ‘Lascia tutto e seguimi‘, questo se ne andò via triste, perché aveva molti beni. E allora Gesù disse ‘quanto è difficile per un ricco entrare nel Regno dei Cieli, è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel Regno dei Cieli’. E i discepoli dissero: ‘E chi si può salvare?’. E Gesù commentò: ‘Impossibile per gli uomini, ma per Dio tutto è possibile’. C’è un’onnipotenza di Dio che risplende, perché fa passare i cammelli per la cruna degli aghi! E da quando Dio è Dio, si diverte a far passare i cammelli per la cruna degli aghi! E da quando noi siamo al mondo, Dio si diverte a far passare quel cammello che siamo noi per la cruna dell’ago che dice Lui! Non so se avete notato che Dio, da quando sei al mondo, sta cercando di farti passare attraverso la cruna dell’ago che dice Lui e tu, come un cammello, ti dimeni, perché per quella cruna dell’ago non ci vuoi passare! Chissà da che cosa il Signore ti chiede di disfarti, cosa ti vuole dire di togliere, quale gobba ti chiede di mettere da parte! Ti chiede di farti piccolissimo. Chissà quale orgoglio, quale presunzione, quale presunta ricchezza ti chiede di abbandonare! Tu dirai: ‘Impossibile!’, ma il Signore ti guarda con amore e dice: ‘Questo lo dici tu! Forse è impossibile agli uomini, ma non a Dio!’. Chiara e Francesco ci guardano e ci dicono che erano cammelli, non solo perché avevano soldi, ma perché sono passati per la cruna dell’ago, hanno sperimentato la gioia di essere piccoli e agili dietro al Signore, hanno scoperto la leggerezza e due ali per volare dietro al Signore. Il Vangelo e Madonna povertà hanno permesso loro di volare dietro di Lui”.
Il terzo aspetto sottolineato dal vescovo è stata la grazia del lavoro, la concretezza della vita: “non soltanto il lavoro intellettuale – ha detto – ma anzi prima di tutto il lavoro manuale, per potersi mantenere e per aiutare i poveri. Solo quando il lavoro mancava, allora si ricorreva all’elemosina. Il lavoro, infatti, distoglie dall’ozio e dà una somiglianza al Signore Gesù, il figlio del Carpentiere, colui che ha lavorato per tanti anni della sua vita con le sue mani”.
Ecco infine l’ultima caratteristica della spiritualità di Chiara: “Uno dei segni più brutti di un certo clericalismo è fare una vita un po’ diversa da quella degli altri – ha detto Palmieri -; è un segno invece di sanità fare una vita che ci accomuni alla vita di tutti, dove si fa fatica a pagare le bollette, dove si fa fatica a fare la spesa, dove bisogna fare i conti. Ai tempi di Francesco e Chiara ci sono altri movimenti che abbracciano le armi e fanno guerra al Papa e ai Vescovi. Invece loro hanno come punto fondamentale l’amare la comunità cristiana così com’è, fatta di pesci buoni e pesci cattivi, di buon grano e di zizzania. Loro sanno che il Signore ha dato la sua vita per tutta l’umanità e per la Chiesa intera e che non ha mai pensato che, per cambiare l’umanità, fosse necessario buttarla all’aria. Il racconto del diluvio dice esattamente il contrario: è necessario il lavoro paziente e poi la conversione, che dice un invito costante che Dio fa a tutti perché ci convertiamo e perché decidiamo anche noi di entrare a far parte del popolo dei discepoli del Signore”.
Ha infine concluso il vescovo Gianpiero: “Ecco quattro allora pennellate molto importanti per dipingere la spiritualità di Chiara: vivere il Vangelo; vivere la Madonna Povertà, accettando di passare per la cruna dell’ago; vivere la grazia del lavoro; vivere nell’amore per la Chiesa. Si tratta di quattro punti che Chiara e Francesco sentono tantissimo, ma al cuore di tutto questo un’adesione profonda, totale, al Signore. Questo è il cuore di tutto e l’immagine della vite legata ai tralci ce lo dice con chiarezza: ‘Senza di me, non potete far nulla’. Questo è il segreto di Chiara e Francesco, che ha permesso loro di reggere di fronte a ogni difficoltà e che permette a noi di reggere di fronte a ogni difficoltà, di essere solidi sulla pietra che è Gesù”.
Prima della benedizione finale, l’abbadessa delle Sorelle Clarisse, Suor Sara Giorgi, ha effettuato alcuni ringraziamenti: “Un grazie a tutti i sacerdoti, a tutti i diaconi, a tutte le religiose e i religiosi presenti, soprattutto ai tanti fratelli del Primo Ordine con cui siamo veramente felici di condividere questa solennità. Grazie della vostra amicizia, del vostro camminare insieme con noi nella nostra unica chiesa diocesana e nella nostra unica famiglia francescana. Un grazie particolare a don Gianni, al nostro parroco: grazie per l’attenzione che ha nei confronti della nostra fraternità e grazie perché ci fa sentire sempre parte integrante della nostra comunità parrocchiale. Un grazie ai nostri fratelli e alle nostre sorelle della comunità parrocchiale. Grazie perché ogni giorno ci riscopriamo sempre più uniti. Un grazie a tutti voi che stasera siete qui, che condividete con noi, stasera come ogni giorno, la preghiera, la festa, lo spezzare la Parola, la vita e che ci aiutate a fare della nostra comunità la casa di tutti. Un grazie anche a tutti coloro che stasera non sono presenti, ma che ci sono spesso vicini”.
Suor Sara ha infine speso alcune parole per un ricordo speciale: “Permetteteci un ricordo particolare per Fabrizia, che oggi il Signore ha chiamato a sé e che sicuramente da lassù potrà accompagnare e scortare la nostra comunità di sorelle povere e la nostra comunità parrocchiale nel cammino della vita”.
La serata si è conclusa in un clima di cordialità, gioia e profonda spiritualità. Al termine della celebrazione, infatti, le Sorelle Clarisse hanno distribuito un piccolo dono ai presenti, segno della loro preghiera di affidamento a Santa Chiara di tutte le intenzioni che i fedeli di volta in volta raccomandano loro. Molto suggestivo anche il gesto finale richiesto ai convenuti: le Clarisse infatti hanno invitato i presenti a scrivere un bigliettino in cui affidare, nel segreto, una preghiera a Santa Chiara.






































