MARCHE – La Rete di Trieste si presenta ufficialmente anche nelle Marche, grazie all’impegno dei referenti regionali Fabiola Caprari, assessore del Comune di Montemarciano, e Marco Tamburro, consigliere comunale di Grottammare, insieme ai coordinatori Alberto Di Capua e Ilaria Ramazzotti.
Il network, che raccoglie circa 1000 amministratori locali e operatori sociali di ispirazione cattolica, nasce con l’obiettivo di promuovere una politica “dal basso” e “dal di dentro” delle comunità. Un’iniziativa che risponde a una crescente domanda di partecipazione e coesione sociale, in un contesto segnato da fragilità diffuse e da un aumento delle tensioni e delle disuguaglianze.
Fondata sui valori della dottrina sociale della Chiesa, la Rete si propone come un laboratorio di rigenerazione politica e civile. Solidarietà, fraternità, attenzione agli ultimi e responsabilità condivisa sono i cardini di un progetto che mira a unire, più che a dividere.
“Siamo entusiasti di portare nelle Marche un messaggio di speranza e inclusione,” afferma Fabiola Caprari. “Crediamo in una politica che metta al centro la dignità della persona e la costruzione del bene comune.”
Anche Francesco Russo, portavoce nazionale della Rete, sottolinea l’urgenza di un cambio di passo: “Non vogliamo sostituirci ai partiti, ma incidere sullo stile e sull’agenda della politica. Riteniamo fondamentale riscoprire la forza dei legami comunitari e la capacità di collaborare, superando ideologie e paure che ci dividono.”
La piattaforma programmatica, appena presentata, si articola in cinque punti fondamentali:
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Democrazia partecipativa – Promuovere il coinvolgimento attivo dei cittadini nei processi decisionali.
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Politiche giovanili – Investire sulle nuove generazioni attraverso opportunità concrete e percorsi di inclusione.
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Welfare territoriale – Potenziare le reti di protezione sociale con un’attenzione particolare ai soggetti più vulnerabili.
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Transizione ecologica – Sostenere pratiche ambientali sostenibili e la cura del Creato.
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Sviluppo delle aree interne e delle periferie – Rilanciare territori marginalizzati come luoghi di innovazione e coesione.
Franco Veccia, direttore dell’Ufficio regionale della nuovo delegato regionale per la Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato, tra i sostenitori della Rete di Trieste, ha voluto esprimere il proprio appoggio alla nascita della rete anche nelle Marche, ricordando le sue esperienze dirette a livello nazionale.
“Esprimo il mio pieno sostegno a questa iniziativa, che trae origine dall’esperienza maturata a Trieste in occasione della Settimana Sociale dei Cattolici, lo scorso anno. Ho avuto il privilegio di partecipare anche all’incontro nazionale di Roma, dove si sono riuniti esponenti e rappresentanti pubblici da tutta Italia. In quell’occasione ho condiviso i cinque punti programmatici emersi come urgenze fondamentali per la politica italiana e per i territori, contribuendo attivamente ai lavori di gruppo.
Anche a Loreto, in occasione del Giubileo degli amministratori pubblici delle Marche del 21 giugno, abbiamo vissuto un’importante esperienza di confronto e condivisione, dialogando con i Vescovi marchigiani sulle necessità e le priorità della nostra Regione, con particolare attenzione al valore del lavoro comune.”
Un’esperienza che ha lasciato il segno, sottolinea Veccia, non solo per i contenuti, ma per il clima di confronto costruttivo.
“È stato molto significativo incontrare amministratori di diversa estrazione politica, ma accomunati da un’unica esperienza di fede. Questo elemento condiviso ci ha permesso di andare oltre le differenze ideologiche, favorendo il dialogo, la collaborazione e la volontà di offrire il proprio contributo per il bene comune.”
Un invito, il suo, rivolto anche agli amministratori locali marchigiani: “È un’esperienza da coltivare e far crescere. Invito tutti gli amministratori delle Marche a prendere parte attivamente a questa rete, che sta muovendo i primi passi anche nella nostra regione con uno spirito di fraternità, servizio e corresponsabilità.”
La Rete di Trieste dimostra che è possibile costruire ponti anche tra appartenenze politiche diverse, offrendo una visione condivisa e orientata alla giustizia sociale.
“La nostra presenza nelle Marche è un invito aperto a tutti gli amministratori e cittadini, a prescindere dall’appartenenza politica,” conclude Marco Tamburro. “Abbiamo bisogno di unire le forze per dare forma a un futuro più giusto, in cui nessuno venga lasciato indietro e la violenza sia contrastata dalla forza della fraternità.”

