DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Nel suo cammino verso Gerusalemme, Gesù trova ospitalità presso una famiglia di Betania.
Due sorelle, Marta e Maria e il loro fratello Lazzaro lo accolgono in casa offrendogli cibo e alloggio.
Il Vangelo ci dice che Maria «seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua Parola. Marta invece era distolta per i molti servizi».
C’è subito una cosa da notare! Marta assume nei confronti dell’ospite un ruolo tipicamente femminile; tutta affaccendata, cucina, prepara la tavola, il letto per far riposare Gesù. Maria, invece, si intrattiene con il Signore, assumendo un ruolo che la mentalità del tempo riservava agli uomini. Maria si siede ai piedi del Maestro e ascolta la Parola: è la figura tipica del discepolo e questa è una novità. I rabbini, infatti, non usavano accettare le donne al proprio seguito e divenire discepolo era solo affare di uomini. Maria compie un gesto coraggioso, audace, mostrando una forte soggettività: si fa discepola, sicura che il rabbi Gesù non la respingerà.
«Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”».
Come Maria così come fa Abramo: accoglie i tre uomini che arrivano alla sua tenda, si affretta a preparare cibo e bevande per dare loro ristoro ma poi si ferma «in piedi presso di loro sotto l’albero» mentre quelli mangiano.
Maria ed Abramo non si fanno scappare «la parte migliore», hanno iniziato, cioè, dalla parte giusta, dal tu per tu, dal faccia a faccia con il Signore.
E le parole con le quali Gesù stesso risponde a Marta non sono di brusco rimprovero, quasi a dirle “stai sbagliando tutto, non ha capito nulla”, ma vogliono ricordare a questa donna che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l’ascolto.
La tensione non è tra l’ascolto e il servizio ma tra l’ascolto e il servizio che distrae, tra l’ascolto e quell’agitazione che impedisce l’ascolto e l’accoglienza autentica dell’altro.
Occuparsi, non preoccuparsi; lavorare, non agitarsi; servire, non correre. L’ospitalità ha bisogno di compagnia, non soltanto di cose. E il troppo dare, anche se per amore, rischia di togliere spazio alla relazione.
Marta e Maria non si oppongono, i loro atteggiamenti sono complementari. Marta non può fare a meno di Maria, perché il nostro servizio ha una sorgente, l’unica che fa grande il cuore, che è la Parola del Signore. Maria non può fare a meno di Marta perché non c’è amore di Dio che non chiede di tradursi in gesti concreti.
Due poli di un unico comandamento: amerai il Signore tuo Dio e amerai il tuo prossimo; due poli di un’unica beatitudine: beati quelli che ascoltano la Parola di Dio, beati quelli che la mettono in pratica.